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Ahmed Jouidier, il doppio suicidio e la pista di cyberbullismo: qualcuno istiga i giovani a suicidarsi?

Il susseguirsi di suicidi, quasi identici, dei due giovanissimi fa sorgere spontaneamente una domanda: c’è qualcuno che sta spingendo i ragazzi a togliersi la vita? La pista del cyberbullismo ma anche di quello “classico”

Entrambi padovani, entrambi giovanissimi e, purtroppo, entrambi accomunati da un evento terribile: il suicidio.

Ed entrambi accomunati, ancora, da un messaggio di addio alle persone più care prima dell’ultimo estremo gesto.

Ma, soprattutto, ciò che desta maggiore clamore e che fa letteralmente raggelare il sangue il fatto che i due adolescenti in questione si siano tolti la vita nello stesso modo e nello stesso punto: il fiume Brenta.

Quello che sta accadendo nella zona di Mortise, un quartiere padovano, sta sconvolgendo tutte le famiglie, generando una serie di domande terribili che devono, oggi, trovare risposta quanto prima.

Il primo caso avviene a settembre quando il 18enne Henry Amadasun si lancia nelle acque nel Brenta per togliersi la vita. Il secondo qualche giorno fa, quando viene ritrovato senza vita il corpo di Ahmed Jouidier, 15 anni, sempre nelle acque del fiume. Stesso posto, stessa modalità: un volo di 4 metri dal ponte verso l’acqua.

La procura per lui ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. La pista principale che seguono gli inquirenti riguarda proprio il fatto che qualcuno abbia spinto il giovane adolescente a togliersi la vita.

La famiglia è sconvolta, ma vuole vederci chiaro, come chiaro vuole vederci la comunità di Mortise, terrorizzata che qualcuno stia spingendo giovani ragazzini a uccidersi e la famiglia di Henry, accomunata dallo stesso dolore e dalla voglia di sapere cosa sia accaduto a loro figlio.

Due suicidi di due giovanissimi, identiche modalità: cosa sta accadendo nel padovano?

“Ciao ragazzi, non me ne vogliate. Non so se mi rivedrete ancora, vi voglio bene per sempre”, scrisse a settembre Henry Amadasun poco prima di essere ritrovato senza vita nello stesso identico punto in cui è stato trovato Ahmed Jouidier.

Anche lui, quel tragico giorno della scomparsa, era uscito in bicicletta dicendo alla famiglia di andare a incontrare alcuni amici.

Elementi in comune con il caso di Ahmed, e che fanno pensare che sia impossibile che si tratti di un caso e di banali coincidenze.

Un parere espresso dal sindaco di Cadoneghe, Marco Schiesaro, che ha espresso quello che è il parere di tutta la comunità: questi suicidi sono legati fra loro.

Per tale ragione gli inquirenti stanno percorrendo quella che sembra la pista più probabile: quella del bullismo, ma resta capire di che tipologia e se tali riflessioni siano plausibili.

C’è qualcuno di reale che intimorisce i più giovani al punto da spingerli a togliersi la vita? Qualcuno che i ragazzi hanno incontrato di persona o qualcuno incontrato sul web e, dunque, è cyberbullismo?

Quest’ultimo, soprattutto, lo si sta tenendo in considerazione per la morte di Ahmed da parte della Procura che, come si diceva, ha aperto un fascicolo proprio per istigazione al suicidio.

Nel frattempo la Squadra mobile sta ascoltando famiglia e amici della vittima, con l’obiettivo di far emergere un quadro più chiaro di quello che stava accadendo ad Ahmed prima della scomparsa e la ragione di quel messaggio inviato alla ex fidanzata nel quale annuncia che sarebbe morto o sarebbe rimasto gravemente ferito.

Sequestrati, nel frattempo, anche telefono e computer, che saranno analizzati nella speranza di trovare elementi che possano definire una pista investigativa più chiara.

La madre del 15enne, in preda al dolore, è comunque lucida nell’affermare la sua convinzione sul fatto che i suoi amici sappiano qualcosa.

La donna, ma anche i professori e i conoscenti del ragazzo, sono tutti concordi nel non credere che Ahmed possa essere finito in brutti giri come quelli della droga, e che, anzi, non beveva e a scuola andava molto bene.

Un ragazzo normale, come tanti, lontano, dicono, dagli ambienti della criminalità.

Gli amici, però, hanno fatto emergere degli elementi importanti. Affermano che nell’ultimo periodo il compagno di scuola era diverso dal solito, più scostante, al punto da cambiare strada per non incontrarli.

“Magari aveva incontrato qualcuno e si era messo nei guai. Magari un debito non saldato, oppure qualcos’ altro che non aveva pagato”, ha dichiarato un giovane che frequenta lo stesso istituto, il Bernardi di Padova.

Ma quali debiti? E per cosa?

Molti ragazzi hanno fatto riferimento a un gruppo di bulli appartenente al quartiere di Mejaniga nel Comune di Cadoneghe, come riporta il Messaggero.

Questa “banda” sarebbe stata responsabile di atti di bullismo: “Rubano le biciclette ai più piccoli e poi si fanno dare i soldi per restituirle. Oppure gli fanno paura. Qualcuno è stato anche preso a botte”, racconta un coetaneo di Ahmed.

Aperta, anche, la pista del cyberbullismo. Possibile che i ragazzi, sia Ahmed che Henry, siano incappati in qualcuno sul web che abbia spinto i giovani a togliersi la vita? 

Minacce, estorsioni, o qualsiasi manipolazione magari avvenuta dopo il lockdown, quando tutti erano in casa al computer?

Saranno le analisi informatico-forensi a fornire maggiori indicazioni in merito.

Martina De Marco

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