Emerge un ulteriore, importantissimo elemento nel caso di Gianmarco Pozzi, un giallo in cui il cerchio inizia sempre più a stringersi
Continuano a venir fuori elementi importantissimi nel caso di Gianmarco Pozzi, il giovane pugile 28enne trovato senza vita sull’Isola di Ponza nell’agosto del 2020.
Abbiamo reso noto, negli ultimi articoli, degli elementi che sono emersi recentemente e degli aggiornamenti importantissimi sul caso.
Dalla denuncia da parte della sorella di Gianmarco nei confronti della Dottoressa incaricata dal tribunale che non eseguì l’autopsia, fino all’interrogazione parlamentare sul caso passando per la manomissione del telefono che, ad oggi, avrebbe potuto fornire prove tangibili sul caso.
L’ultimo aggiornamento riguarda una lettera anonima pervenuta presso l’abitazione della famiglia di Gianmarco Pozzi, nella quale si allude a una relazione fra uno degli inquirenti che si occupò del caso e il medico legale, oggi oggetto di provvedimento disciplinare, che non eseguì l’autopsia, lettera da cui la famiglia e Periodico Italiano prendono le distanze non avendo contezza della veridicità del contenuto.
Allusioni molto pesanti, che se fossero vere “sarebbero gravissime”, come ha dichiarato a Storie Italiane l’avvocato della famiglia Fabrizio Gallo, che abbiamo intervistato in merito al mistero del cellulare e riguardo la lettera anonima.
Periodico Italiano, che segue il caso da tempo, ha contattato la famiglia Pozzi in merito all’ultima novità resa nota a Storie Italiane su Rai1.
Si tratta di una lettera anonima pervenuta a casa della famiglia Pozzi, il cui mittente è sconosciuto, spedita il 4 aprile e pervenuta all’incirca una settimana fa.
Nella lettera, indirizzata sia alla Procura di Cassino, che a Le Iene che a Paolo Pozzi, il padre di Gianmarco, si fa riferimento ad alcuni fatti che, qualora fossero verificati, sarebbero gravissimi.
Nella lettera, oggi nelle mani del nuovo pm incaricato Flavio Ricci, si fa riferimento a una presunta relazione fra la dottoressa che non eseguì l’autopsia sul corpo di Gianmarco e uno degli esponenti delle forze dell’ordine che ha eseguito il sopralluogo al momento del ritrovamento del corpo.
A destare scalpore è il fatto che nella lettera si allude al fatto che l’autopsia non venne eseguita in quanto la dottoressa ha “coperto” il fatto che ci siano state delle inadempienze nel sopralluogo al momento del ritrovamento del corpo, che con l’autopsia sarebbero, di fatto, venute fuori, come riportato dall’Avvocato Gallo a Storie Italiane.
Omissioni, coperture e insabbiamenti si alludono nella lettera dal mittente anonimo. Circostanze, queste, a dir poco gravi qualora venissero confermate, e rispetto alle quali la famiglia, rappresentata dall’Avv. Gallo, vuole vederci chiaro ma prende le distanze fino a quando il pm non verificherà l’attendibilità del contenuto.
Ma non solo. La sorella di Gianmarco, Martina Pozzi, aveva già a ridosso del mese di febbraio ricevuto delle chiamate, sempre anonime, nelle quali un uomo le ha riferito che ci sono stati, nel giallo del fratello, depistaggi e insabbiamenti derivanti dalla relazione fra la dottoressa e il rappresentante delle forze dell’ordine che intervenne sulla scena dove sono stati commessi dei gravissimi errori procedurali.
Quest’ultimo, dunque, sarebbe stato coperto dal medico legale che, deliberatamente, avrebbe deciso di eseguire solo un esame superficiale del corpo.
La lettera sembra essere spedita da Roma, visto il francobollo celebrativo riconducibile alla capitale e, come si diceva, è stata inviata il 4 aprile.
Per tale ragione la famiglia vuole vederci chiaro, e ha richiesto al pm di verificare le celle telefoniche per appurare che si siano stati, effettivamente, scambi telefonici di messaggi e chiamate fra la dottoressa e il militare che avrebbe dovuto, una volta vista la scena, per lo meno recintarla per preservare tutte le possibili prove presenti su di essa.
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