Il campione di calcio ha confermato le voci sul proprio futuro agonistico lasciando il gruppo WhatsApp della sua attuale squadra.
La pandemia ha acuito la crisi economica anche alle principali squadre di calcio, ormai incapaci – nella maggior parte dei casi – di sobbarcarsi acquisti faranoici conditi da contratti pluriennali multimilionari. I primi a comprendere che con questa situazione si doveva cambiare approccio sono stati i calciatori, ormai sempre più propensi a rifiutare i rinnovi contrattuali per andare in scadenza e vendersi al miglior offerente senza che la società che gli ha permesso di diventare grandi, o in cui si sono consacrati, possa trarne beneficio economico.
All’estero ci sono fuoriclasse del calibro di Kylian Mbappé, Angel Di Maria, Antonio Rudiger, Isco, Ousmane Dembelé e Paul Pogba. A questi va aggiunto, anche se in teoria ha ancora un anno di contratto, anche Robert Lewandowki, il quale avrebbe già comunicato alla società l’intenzione di non rinnovare il contratto e chiesto di essere ceduto questa estate. Anche lui, insomma, non ha intenzione di trattare e se il Bayern non cedesse alle sue richieste si troverebbe a dover fare un ultimo anno prima di decidere a chi offrirsi.
Con tanti calciatori in scadenza di contratto, il prossimo mercato estivo si preannuncia incandescente. Alcune squadre potrebbero infatti accaparrarsi uno o più campioni ancora in grado di fare la differenza senza dover sborsare decine se non centinaia di milioni di euro per acquistarlo. Da ormai un anno si parla del malcontento di Paul Pogba, ad esempio, un malcontento che il campione francese ha palesato anche durante l’ultima convocazione in Nazionale.
In conferenza stampa il centrocampista del Manchester United ha spiegato in questo modo la differenza di prestazioni offerte in Nazionale e quelle offerte con il club: “E’ semplice giocare con la Francia. Io gioco nella mia posizione e sento la fiducia del coach e dei compagni di squadra. E’ normale sentire la differenza al Manchester United perché cambio sempre ruolo e compagni di reparto o schema di gioco, ho davvero un ruolo lì? Ho fatto la domanda ma non ho ricevuto una risposta”.
Dopo queste parole è apparso evidente che Paul non ha alcuna intenzione di rinnovare con il club britannico e visto che il contratto scade a giugno ci sono poche possibilità di fargli cambiare idea. La conferma che il campione francese non rinnoverà è giunta, stando a quanto riferito dal ‘Sun‘, in queste ore. Pare infatti che il calciatore abbia deciso di abbandonare il gruppo WhatsApp della squadra dopo la pesante sconfitta contro il Liverpool (scontro diretto finito 4-0 per la squadra di Klopp).
Si tratta di un’indiscrezione, dunque non sappiamo quanto ci sia di vero, ma se fosse così si tratterebbe della conferma che Pogba a fine stagione andrà lontano da Manchester. Su di lui ci sono due forti pretendenti: il PSG ed il Real Madrid. Qualora i madrileni riuscissero a portare Mbappé da quelle parti, è probabile che Paul decida di unirsi ai compagni di nazionale nella capitale spagnola.
Questo nuovo corso del calciomercato odierno prende libero spunto dal mercato Boyout dell’NBA. Nel campionato di basket americano, infatti, i giocatori possono decidere di rescindere l’ultimo anno di contratto o non rispettare una clausola di rinnovo trovando un accordo con la società d’appartenenza con la restituzione di una parte del compenso pattuito al momento della stipula del contratto. In questo modo il giocatore sarà libero di trovare la sistemazione che più gli aggrada, senza costringere la nuova società a dare in cambio un altro giocatore o future scelte al draft.
Nel caso del calcio, invece, i calciatori si limitano a fare scadere il contratto, dunque il paragone si addice più ad una scelta come quella di Lewandowski (o a quella di Mbappé che chiede di essere ceduto da un paio d’anni). Sarebbe forse più opportuno, a questo punto, regolamentare l’uscita di un giocatore scontento, così da permettere a questo in qualsiasi momento di decidere il suo futuro professionale (come appunto accade in NBA). Facendo in questo modo si eviterebbero bracci di ferro che finiscono per danneggiare soprattutto le società che perdono anche quel minimo guadagno che avrebbero ottenuto con la cessione.
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