Un evento che ha fatto commuovere tutti ha avuto luogo all’ospedale di Niguarda a Miliano, dove una coppia ha finalmente coronato il loro ultimo sogno.
A raccontare l’incredibile e commovente storia è stato lo stesso staff dell’ospedale Niguarda di Milano, pubblicando un post sulla loro pagina Facebook. È successo lo scorso 13 Aprile, poco prima delle festività pasquali. Laura Gedressi era ricoverata in ospedale quando, insieme all’uomo della sua vita, ha deciso di fare il grande passo.
Laura era malata terminale, ricoverata da settimane, ma niente è riuscita a fermarla dall’indossare l’abito bianco e sposare Andrea Scutellà, romano e giornalista professionista alla ‘Sentinella’ a Ivrea, trisettimanale del gruppo editoriale Gedi. La cerimonia è stata svolta nell’hospice della struttura.
Lei in abito bianco, sul letto d’ospedale, circondata da amici e familiari e in sottofondo la canzone ‘Stella di mare’ di Lucio Dalla. Su Facebook il post dell’ospedale riportava: “Ancora una volta la cura prestata alle persone – pazienti e familiari – affidate al nostro Hospice ‘Il Tulipano’, ci ha portato a celebrare l’amore, in questo caso quello tra Laura ed Andrea che hanno scelto di unirsi in matrimonio“.
Lo sposo ha raccontato alcuni attimi intimi della cerimonia: “Abbiamo portato il letto fuori dalla sua stanza e ad accompagnarla c’era suo padre Mario. Laura aveva una corona di fiori tra i capelli, il regalo di un’amica che le ha fatto da testimone insieme alla sorella. Ma soprattutto sotto al vestito chiaro aveva ‘le sue sneaker da matrimonio’. Scarpe sportive, coloratissime. Ecco, quella era lei: esuberante, fantasiosa, piena di vita”
Il loro idillio è durato poco ma tanto è bastato al marito Andrea, che Domenica ha dovuto salutare la sua amata Laura con un lungo post sui suoi social: “Ciao Lola Gin, Ditina, Laura. Te ne sei andata nei minuti di recupero di Napoli-Roma, il giorno in cui Mourinho ha reso omaggio a Maradona”.
Tredici anni d’amore finalmente coronati in abito bianco: il messaggio del marito commuove il web
“Sei stata mia moglie per 13 anni, 5 giorni per la questura. Al matrimonio tu eri raggiante e piena di vita, io cicciottello e un po’ impacciato, fuori forma come Adriano alla Roma. Ci siamo sposati – sempre per la questura – a Milano, accolti come due fuggitivi nell’hospice Il Tulipano, immerso in un parco che pare un melting pot come noi tra chiese copte e orti sociali. Il matrimonio era come lo sognavo io, avrei solo invitato un migliaio di persone in piú, piazzato un barbecue nel giardino e una spillatrice per la birra”.
“È stata la nostra festa in quel gazebo, la festa della vita che si capisce solo a due passi dalla morte. Io ho letto un discorso pieno di parole come questa cosa che sto scrivendo. Tu ne hai scritte poche, ma tutte essenziali. Hai sempre saputo cosa volevi dire prima di scriverlo, il mio problema è che lo capisco dopo, ci arrivo sempre eh, ma sono un passo indietro”.
Ha terminato così il suo commovente messaggio: “Qualcuno dice che la sofferenza santifica, a te invece ha dato un super potere: la sensibilità. La capacità di capire le cose, le persone, di coglierle nella loro semplicità e verità. Ci siamo arrivati per vie traverse, ma alla fine abbiamo detto la stessa cosa: ci apparteniamo da sempre e ci apparterremo per sempre. Neanche la morte ci potrà togliere questo. Alla fine sei riuscita a farmi scrivere su Facebook. Resterà una felice eccezione. Non smetterò mai di cercarti, ovunque tu sia”.
Prima di abbandonare questa vita, la stessa Laura aveva scritto un piccolo messaggio, in ricordo del giorno più bello: “La mia vita è sempre stata un’altalena. Con te, Andrea, ho scoperto il senso di appartenenza e non ho mai desiderato altro. Ma è una di quelle cose che rimandi pensando di avere tutto il tempo”.