Non è raro che l’accusa o lo scagionamento di un indiziato passino attraverso l’utilizzo degli strumenti tecnologici più avanzati.
Stavolta in soccorso delle indagini eseguite dalle forze dell’ordine è intervenuta la famosissima app Google Maps, che avrebbe accertato come uno dei due sospettati di violenza sessuale sul treno Milano-Varese si trovasse in realtà da un’altra parte.
Come noto, la sera del 3 dicembre scorso due ragazze di 22 anni sono state violentate e aggredite proprio sul convoglio partito dal capoluogo lombardo e diretto a Varese. Una delle due giovani vittime si trovava da sola su una carrozza del treno, mentre l’altra era alla stazione di Venegono Inferiore.
Le forze dell’ordine individuarono e arrestarono due 22enni, Hamza Elayar e Gregory Anthony Fusi Mantegazza. Tuttavia, le successive indagini hanno permesso di scoprire che Mantegazza non si trovava sul treno al momento delle violenze, bensì in un locale di Tradate (Varese), il Mama Cafè.
Accertamento, come riferito dai suoi avvocati difensori Eugenio Losco, Mauro Straini e Monica Andreetti, che è stato possibile eseguire grazie alla cronologia degli spostamenti dell’account Google del giovane.
Ma non è tutto, perché i legali di Mantegazza evidenziano come anche gli indumenti indossati quel giorno dal loro assistito fossero decisamente diversi rispetto a quelli dei due individui che compaiono nelle registrazioni delle telecamere di videosorveglianza, che sono stati poi riconosciuti come gli autori delle violenze.
Gli avvocati di Gregory Anthony Fusi Mantegazza hanno chiesto e ottenuto dal pm la restituzione del cellulare del loro cliente. Dopo aver nominato un consulente, hanno chiesto allo stesso di risalire ai dati relativi agli spostamenti del giovane nel giorno in cui sono state messe a segno le violenze. La versione che è venuta fuori dai dati non combacia minimamente con le ricostruzioni della Procura.
I due soggetti sono infatti saliti sul treno n.12085 alle 21:49 del 3 dicembre 2021 alla stazione di Tradate, mentre il 22enne si trovava da tutt’altra parte. Gregory Anthony Fusi Mantegazza stava infatti recandosi a piedi presso il Mama Cafè della cittadina lombarda, dove è arrivato alle 22, rimanendovi per oltre un quarto d’ora.
Una volta uscito dal Mama Cafè, il 22enne si è poi diretto verso il McDonald’s di Tradate, dove è giunto alle 22:24. In seguito, intorno alle ore 23, Mantegazza ha preso la sua bici ed è tornato a casa.
Come ultimo dato sottoposto all’attenzione dei giudici, il pool di avvocati fa notare che le immagini delle telecamere di sorveglianza della stazione di Tradate hanno permesso di accertare che Mantegazza era sceso dal treno alle 17:40, ben quattro ore prima dell’orario in cui sono avvenute le violenze.
Il giovane, in quel giorno, indossava una giacca a vento rossa e un paio di scarpe da ginnastica nere. Si tratta di un abbigliamento decisamente diverso da quello dei due soggetti ripresi dalle telecamere di videosorveglianza e ritenuti responsabili delle aggressioni e delle violenze sessuali.
Ora toccherà al Gip analizzare le prove presentate dagli avvocati difensori.
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