La storia di Štivor, un pezzo di Italia in Bosnia: i dettagli di una vicenda incredibile

Il villaggio è popolato da pochissimi abitanti, ma tutti per lo più italiani. La storia di Štivor, una piccola Italia nel cuore nella Bosnia

Nel cuore della Bosnia, nei Balcani, è situato un piccolo villaggio con una peculiarità che lo rende, di fatto, unico.

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Stiamo parlando di Štivor, un piccolo paesino di soli 300 abitanti, tutti del Trentino. 

Ma cosa ci fanno, e perdonerete lo scioglilingua, trecento trentini in Bosnia? La ragione di questo fenomeno va rintracciata nella più recente storia delle migrazioni, sebbene sia complesso ricostruirla con un’assoluta certezza.

La storia di Štivor, una piccola Italia nella Bosnia

La storia di Štivor e dei suoi abitanti inizia nel 1882 con l’alluvione del Brenta. Gran parte della Valsugana venne distrutta, aggravando una situazione già di per sé drammatica.

In quegli anni, infatti, il Trentino gravava già in una situazione di grave povertà causata principalmente da una crisi agricola, ma anche dai mutamenti geopolitici che stava vivendo.

Annessa all’Austria nel 1867, la regione, come riporta ildolomiti.it, perse lo sbocco commerciale del Lombardo-Veneto.

Fu lì che il fenomeno migratorio si sviluppò in modo sempre più intensivo da far sì che il governo di Vienna sfruttasse l’occasione per ricollocare quella manodopera in modo efficace.

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Dopo il trattato di Berlino del 1878, la Bosnia Erzegovina divenne un protettorato austro-ungarico. Un territorio strategicamente importante per l’Austria, ma che a sua volta versava in condizioni economiche non floride a seguito della dominazione ottomana.

Il governo decise allora di creare colonie contadine composte da sudditi che avessero manifestato senza dubbi fede nei confronti dell’impero.

Fu lì che entrarono sulla scena i trentini, che diedero vita a una migrazione ordinata che, tuttavia, non partì con il piede giusto.

La prima ondata, quella del 1883, ebbe un esito totalmente disastroso. Il progetto di colonizzazione dei 300 trentini partiti da Nave San Rocco arrivarono in Bosnia ad autunno inoltrato, finendo per patire gli stenti di freddo e fame.

Dormivano, infatti, nelle grotte, non essendoci né case né terreni produttivi. Furono costretti, loro malgrado, a ritornare in patria dove, oramai, non avevano più nulla.

Diverso il destino delle famiglie di Aldeno, 90, per la precisione, che raggiunsero Maglaj dove vi si insediarono nonostante la popolazione locale si oppose.

Esportarono, tuttavia, la coltivazione della vite, dando vita a un commercio nella zona fino a quel momento sconosciuto.

Nel 1918, non più da sudditi austro-ungarici ma da cittadini italiani, venne concesso loro di tornare. Dopo l’esodo, però, qualcuno decise di rimanere.

Si trattava degli abitanti che avevano fondato Štivor, la colonia che riuscì a resistere a guerre mondiali, totalitarismi e persecuzioni.

Una scoperta incredibile, quella di Štivor, che avvenne negli anni ’70 quando Sandra Frizzera prima e l’Associazione di trentini in tutto il mondo poi tirarono le file di questo racconto.

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