La fotografa, legatissima alla sua Sicilia, ha raccontato la Mafia attraverso l’obiettivo della sua macchinetta
Ci ha lasciati Letizia Battaglia, fotografa italiana narratrice di eventi che hanno segnato la storia del nostro paese.
A portarla via a 87 anni un male con cui combatteva da tempo, ma rispetto al quale nessuno credeva avesse indietreggiato.
Originaria di Palermo, è lì che Letizia Battaglia ha sviluppato l’esigenza di raccontare, e di farlo in quel modo unico che l’ha sempre contraddistinta.
Tagliente, pungente, tanto iconica quanto ironica, Letizia Battaglia si è fatta notare come professionista soprattutto per i suoi lavori legati alla mafia, ma gli scatti quotidiani hanno, più di tutti, raccontato realmente i mutamenti e le sofferenze dell’Italia di quegli anni.
La sua carriera iniziò nel 1969 nel giornale palermitano l’Ora. Fu poi a Milano che diede vita, con il fotografo Franco Zecchin, un’agenzia di informazione fotografica che si pose come obiettivo quello di raccontare, attraverso la fotocamera, i grandi eventi del periodo.
Fra gli scatti iconici quello del presidente Sergio Mattarella accanto al corpo del fratello Piersanti, che rimase vittima di un attentato da parte della mafia nel 1980
Nei suoi scatti vennero immortalati non solo le vittime, ma anche i boss ai maxiprocessi, come Falcone mentre raccoglieva le dichiarazioni di Buscetta.
Ma la mafia e le stragi non furono i suoi unici soggetti. Al di fuori della tragedia che colpiva l’Italia e, soprattutto, la sua Sicilia, Letizia Battaglia troverà nelle donne, e nelle bambine, il soggetto preferito. “Le donne sanno essere consapevoli”, disse in un’intervista nella quale spiegò la ragione di tale scelta.
Celebre la fotografia della bambina con il pallone che, in realtà, rincontrerà fra le lacrime 40 anni dopo.
Venne insignita del prestigioso premio Eugene Smith a New York nel 1985, divenendo la prima donna europea ad ottenere questo riconoscimento.
Sempre attiva nell’impegno civile, viene eletta deputata con i Verdi per poi essere nominata assessore al decoro urbano in una delle giunte di Leoluca Orlando.
Quest’ultimo ha voluto ricordarla così: “Palermo perde una donna straordinaria, un punto di riferimento, un simbolo internazionalmente riconosciuto nel mondo dell’arte e una bandiera nel cammino di liberazione di Palermo dal governo della mafia”.
Un impegno politico, il suo, che prese vita anche nella fondazione di riviste come Mezzocielo, realizzata interamente da donne.
Si sposò da giovanissima, matrimonio da cui ebbe tre figlie. Una di loro, Shobba, ha voluto seguire le orme della madre.
Nonostante nell’ultimo periodo la malattia l’avesse costretta sulla sedia a rotelle, la Battaglia ha continuato a fotografare, fino all’ultimo dei suoi giorni:
“Sono a Palermo. E Palermo ho raccontato e racconto. Oggi in un modo diverso, perché avendo le gambe non più forti non posso andare in giro, ma mi dispero perché non posso, perché vedo cose bellissime che nessuno racconta più”.
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