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Yara Gambirasio, per la Procura nessun depistaggio ma Bossetti non ci sta: ecco cosa farà

La Procura di Venezia ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per la presunta manomissione delle tracce di DNA che hanno inchiodato Massimo Bossetti nel processo per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio. 

Secondo la Procura, infatti, non sarebbe emersa alcuna prova di un tentativo di depistaggio delle indagini sull’assassinio della 13enne, scomparsa il 26 novembre 2010 da Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, e ritrovata senza vita in un campo tre mesi più tardi.

Il muratore bergamasco, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara, aveva presentato denuncia asserendo che il DNA di ‘Ignoto1’ sarebbe stato fatto deperire di proposito, impedendo così qualsiasi comparazione con il suo.

Sul fatto – che aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati del presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e della funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis (entrambi per frode in processo e depistaggio) – si era già espressa la Cassazione nel 2018, affermando l’illogicità della teoria del complotto e ribadendo che il DNA trovato sugli indumenti di Yara era ‘senza dubbio’ quello di Bossetti. 

“Nessuna prova di manomissione”: ma Bossetti non molla

Tuttavia, lo scorso anno la Cassazione aveva accolto la difesa dell’imputato, che chiedeva di avere accesso ai campioni genetici.

Ma le verifiche svolte non hanno fatto comparire alcuna prova di manomissione del DNA, così come non è emerso nulla in tal senso dai testimoni ascoltati. Sugli abiti di Yara Gambirasio, ritrovata morta nel campo di Chignolo d’Isola, erano stati ritrovati 54 campioni di materiale organico, che hanno poi permesso di arrivare all’identificazione di Massimo Bossetti.

Nonostante ciò, il muratore di Mapello non si è mai arreso e ha continuato a chiedere di poter esaminare i reperti, con l’obiettivo di ottenere la revisione del processo. Dopo un rimpallo durato circa due anni tra Cassazione e Appello, lo scorso 7 aprile la questione è tornata ancora una volta a Bergamo, con l’ammissione dei due ricorsi presentati dai legali di Bossetti.

Per farla breve, i difensori del muratore bergamasco chiedono di prendere visione delle prove e di conoscerne lo stato di conservazione, temendo che la cattiva conservazione della traccia genetica abbia di fatto distrutto la possibilità di dimostrare l’innocenza di Massimo Bossetti.

Per i legali di Bossetti il depistaggio è “evidente”

Per questo motivo, la difesa di Bossetti ha già fatto sapere di volersi opporre davanti al gip di Venezia alla richiesta di archiviazione.

L’avvocato Claudio Salvagni, che difende Bossetti assieme al collega Paolo Camporini, sostiene che il depistaggio sia evidente.

“Acquisiremo gli atti del fascicolo, li studieremo e faremo opposizione all’archiviazione perché per noi il depistaggio è evidente”, le parole del legale.

Il procedimento giudiziario relativo al caso di Yara Gambirasio, che ebbe una notevole risonanza mediatica, si è concluso il 12 ottobre 2018 con la definitiva condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti, riconosciuto come unico colpevole.

Secondo i giudici, il movente è da ricercare ‘in un contesto di avances a sfondo sessuale‘: per quanto riguarda la dinamica dell’omicidio, è rimasta ancora poco chiara la modalità di aggancio della vittima. Ancora oggi, infatti, non si sa se Yara sia salita sul furgone di Bossetti di sua volontà o se sia stata costretta dal muratore.

Roberto Naccarella

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