La possibilità che il governo vari una manovra per l’aumento delle spese militari ha diviso maggioranza e opinione pubblica, dando vita a una polemica aggravata ulteriormente dai tagli alla scuola. E a dire la sua in merito c’è anche il conduttore Flavio Insinna…
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha generato in tutta Europa un effetto domino non indifferente, comportando uno stanziamento di bilancio destinato ad accoglienza e le tanto discusse spese militari.
Va specificato, però, che il 2% di stanziamento previsto da Draghi non ha propriamente un legame diretto con quanto sta accadendo agli ucraini, ma un accordo stretto con la NATO nel 2006 e sottoscritto nel 2014 a cui l’Italia non ha, di fatto, dato seguito.
Ma facciamo chiarezza su quelle che sono le dinamiche riguardanti il possibile aumento della spesa militare.
La corsa al riarmo, che suona decisamente novecentesca, da finalizzarsi, come chiarito dal governo, entro il 2024, vedrà un impegno economico decisamente importante, con un ammontare di spesa di 13 miliardi in circa due anni.
Una possibilità che ha visto la repentina opposizione del Movimento Cinque Stelle, che ha avanzato a Draghi la controproposta di un aumento graduale delle spese per dar seguito al patto sottoscritto con la NATO.
Dopo vari tira e molla, l’accordo sembra essere raggiunto. A certificarlo, come riporta la rivista Micromega, è il ministro della Difesa Guarini, che nel suo intervento fa riferimento alla garanzia che si tratterà di “graduali aumenti delle spese militari” con un obiettivo del 2% “da raggiungere entro il 2028”.
Un destino definito sempre dalla stessa rivista come “non obbligato”, ma, anzi, una scelta politica ben precisa. Va infatti specificato che quanto sottoscritto in sede di accordi NATO non è, di fatto, totalmente obbligatorio per lo stato italiano.
Le dichiarazioni di intenti espresse in quel consesso, infatti, non sono state sottoposte ad approvazione da parte del Parlamento italiano, rendendo di fatto la sottoscrizione non pienamente vincolante per gli interessati.
Venendo meno un obbligo giuridico, rimane la politica. Come di politica si trattò quando, nel 2014, Renzi volle fare a Trump la promessa di raddoppiare le spese militari.
Ed eccoci giunti a oggi, con un conflitto alle porte dell’Europa e l’ipotesi di riarmo espressa da Mario Draghi.
Le parti politiche sono, ovviamente, divise, come divisi sono gli animi dell’opinione pubblica.
Furono i paesi NATO a menzionare le necessità di destinare il 2% del PIL di ciascuno all’aumento per le spese militari in occasione del vertice del 2006 che si tenne in Lettonia.
Discussione che, come si diceva, divenne maggiormente concreta nel 2014, quando i paesi membri, in occasione del summit nel Galles, sottoscrissero l’impegno di destinare quel fatidico 2% per sostenere le spese militari.
Quella decisione, come chiarisce il Post, fu di fatto arbitraria, e non legata, dunque a specifici obiettivi, ma quanto a ribadire l’intenzione politica dei singoli stati di partecipare attivamente alla “difesa comune”.
Un criterio tuttavia, come chiarisce sempre il sito, alquanto volatile, e soggetto a possibili interpretazioni e cambiamenti, oltre che di oramai conclamate polemiche.
E ad aggravare ulteriormente, come di diceva, la polemica in corso è il taglio di stanziamenti economici per la scuola.
Una scelta che ha visto la piena contrarietà del responsabile Scuola e Università di Sinistra Italiana, Giuseppe Buondonno.
Quest’ultimo su Facebook ha riservato, senza mezzi termini, durissime parole nei confronti di questa ipotesi:
“Dove trova, Draghi, i soldi per aumentare la spesa militare? Semplice: per esempio, taglia dello 0,5%(del PIL) la spesa per la scuola; che è già una delle più basse d’Europa”.
E ancora: “Esattamente, nella bozza del DEF, propone di portarla dal 4 al 3,5%. Sembra poco? Sbagliato! È il 12,5% della spesa complessiva per la scuola. E la motivazione addotta è ancora più grave: calano gli studenti. Cioè, invece di diminuire gli alunni per classe, di assumere più docenti stabilmente, di retribuirli più decentemente; invece di fare una politica di tutela della genitorialità, perché possa aumentare la natalità, in un Paese sempre più vecchio, il governo taglia i soldi alla scuola e aumenta quelli per le armi”.
Nella bozza del testo DEF il governo Draghi ha previsto, fra il 2022 e il 2025, una riduzione di spesa di 1/2 punto di Pil.
Gli investimenti promessi nell’ambito della formazione stanno dunque, man mano, venendo meno. Una decisione, questa, giustificata dal governo Draghi come diretta conseguenza del calo demografico e della progressiva diminuzione, negli anni futuri, della popolazione scolastica.
Tale previsione è legata a doppio filo con le proiezioni dell’aumento di spesa per sostenere i costi dei sistemi pensionistici e di assistenza sanitaria.
Persino il mondo dello spettacolo si mostra restio alla possibilità di aumentare le spese militari.
Fra questi il conduttore Flavio Insinna, che in diretta televisiva ha voluto esprimere, senza mezzi termini, il suo parere in merito.
A finire nel calderone delle polemiche c’è anche ‘L’Eredità’, condotta sulla Rai da Flavio Insinna. Nella puntata del 25 marzo il conduttore ha colto l’occasione per esprimere le sue forti riserve rispetto all’aumento delle spese militari del 2%.
A far scatenare la questione è stata la soluzione al gioco finale del programma, la famosa ‘ghigliottina’.
La parola finale era nientemeno che ‘risparmio’. E qui Flavio Insinna si è lanciato con tutto sé stesso in un commento: “Risparmio sulle spese: non vi arrabbiate” – ha esordito – “per me il risparmio andrebbe fatto sulla spesa militare”, ha poi concluso.
Insinna ha poi espresso le sue considerazioni su come questi fondi dovessero essere utilizzati: “Con quei soldi andrebbero costruiti ospedali, scuole e case. Mi taccio, tanto lo sapete che ho ragione io”.
Le dichiarazioni del conduttore de “L’Eredità” hanno ovviamente fatto rumore, soprattutto perché sono andate in onda all’indomani dei summit internazionali.
Infine il conduttore ha lanciato nuovamente il suo monito prima di dare linea al telegiornale: “La parola di stasera è risparmio. In quel caso ho ragione io, il risparmio va fatto sulle armi”.
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