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La crisi non risparmia nemmeno il latte: rincari alle stelle – si rischia il collasso

Il periodo di forti rincari sembra non toccare solo luce e gas, ma anche vari generi alimentari. 

Un settore particolarmente in sofferenza è quello del latte, che potrebbe arrivare addirittura a mancare nelle case italiane: una situazione che finora non poteva nemmeno essere immaginata.

Non è un caso se negli ultimi tempi diverse autobotti sono partite dall’Italia per andare a rifornire Francia e Germania (prima avveniva l’esatto contrario). Già da un annetto a questa parte nei due Paesi europei si è verificata la chiusura di molte stalle, spingendo le aziende casearie ad acquistare la materia prima in Italia.

Qui da noi l’impatto sembra essere meno violento, anche perché le aziende familiari fanno di tutto per provare a salvare la propria attività. Ma resistere, alla lunga, diventerà sempre più difficile, specialmente dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina che ha mandato alle stelle i prezzi del granturco.

Il costo per produrre un litro di latte è ormai sopra i 50 centesimi

Nell’ultima settimana alcuni ribassi hanno fatto leggermente respirare gli allevatori – come ad esempio il -2,6% del mais – ma se si fanno i conti in base agli aumenti degli ultimi 12 mesi viene fuori uno scenario davvero preoccupante.

Basti pensare che il solo mais destinato agli animali è aumentato del 55%, mentre il frumento tenero addirittura del 67%: il tutto senza dimenticare un +212% dell’energia elettrica e un +72% del gasolio agricolo.

Tanto per essere chiari, un rapido conteggio fa emergere che oggi, per produrre un litro di latte, il costo oscilla tra i 50 e i 55 centesimi al litro.

La redditività sul singolo litro per gli allevatori è scesa dai 12,36 centesimi di fine anni ’90 ai 4,17 centesimi di inizio 2022, come ha tenuto a sottolineare anche Franco Verrascina, presidente di Copagri.

Proprio rendendosi conto di come la situazione stia rapidamente precipitando, le aziende di trasformazione hanno scelto di venire incontro ai produttori agricoli, riconoscendo un prezzo più alto rispetto ai 41 centesimi al litro concordati lo scorso mese di novembre al Ministero dell’Agricoltura. Una cifra che oggi risulta a dir poco insufficiente.

Per questo aziende come Granarolo hanno voluto riconoscere un prezzo minimo di 48 centesimi, ma sono diversi i marchi che stanno seguendo questa strada per cercare di venire incontro agli allevatori.

La filiera cresce, ma i prezzi stellari fanno rischiare il collasso

D’altronde, come ha giustamente ricordato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti al Messaggero, gli allevatori rappresentano un comparto “che vale oltre 16 miliardi di euro e occupa più di 100mila persone”.

Il settore sta vivendo una sorta di paradosso, con una filiera che potrebbe ulteriormente crescere (nel 2021 la mozzarella di bufala campana ha superato la produzione precedente al Covid) ma con i listini dei prezzi caratterizzati da cifre fuori portata: il rischio non può che essere il collasso, se non vengono subito predisposti interventi mirati e risolutivi.

Stando alle ultime stime fornite da Assolatte, i sovraccosti a carico del settore caseario italiano in questo 2022 andranno dagli 1,5 agli 1,8 miliardi di euro, all’incirca il 10/12% del fatturato complessivo di tutto il settore.

Roberto Naccarella

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