La situazione climatica sulla Terra non è delle migliori: se le emissioni di gas serra non diminuiranno più velocemente di quanto concordato tra gli stati, la temperatura globale supererà un pericoloso punto di non ritorno. Ad avvertire la popolazione sono stati i migliori scienziati esperti sui cambiamenti climatici.
Stando alle parole del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il report del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico è “una litania di promesse vane” di nazioni e industrie. Guterres li ha accusati di alimentare il surriscaldamento globale aggrappandosi disperatamente ai dannosi combustibili fossili. “È un file di pura vergogna, cataloga le promesse vane che ci stanno indirizzando verso un mondo invivibile“.
Stando al resoconto proposto da ‘Apnews’, nel 2015 i governi mondiali si erano riuniti a Parigi, patteggiando sul mantenere l’innalzamento delle temperature entro i 2 gradi, idealmente non più di 1,5 gradi. Questo entro un arco temporale di un secolo. Sono passati solo 7 anni da quell’accordo e la temperatura si è già alzata di 1,1 gradi, causando non pochi disastri ambientali come siccità, alluvioni, anomali incendi e violenti uragani, mettendo a rischio migliaia di vite; senza contare i costi sostenuti dai governi per affrontare suddette difficoltà.
Durante l’ultima riunione del IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è stato dichiarato che “Le attuali emissioni globali rendono impossibile mantenere il limite entro 1.5 gradi e ancor più difficile non superare i 2 gradi entro il 2030. Se continuiamo così, non riusciremo mai a limitare il riscaldamento a soli 2 gradi, figuriamoci 1,5″.
Ad impedire il mantenimento del limite imposto sono soprattutto i continui investimenti sull’estrazione di carburanti fossili e il disboscamento intensivo delle foreste per lasciare spazio all’industria agricola. Le emissioni del 2019 erano più alte del 12% rispetto a quelle del 2010.
Gli autori del report hanno dichiarato con fermezza che, se le nazioni non incrementeranno gli sforzi nel diminuire le emissioni tossiche, il pianeta subirà un riscaldamento tra i 2.4 e i 3,5 gradi entro la fine del secolo. Questo cambiamento avrà un impatto enorme sulla maggior parte della popolazione mondiale, senza considerare che la percentuale di riscaldamento potrebbe ancora aumentare.
Per limitare il riscaldamento a solo 1,5 gradi è necessario ridurre le emissioni del 43% entro il 2030. Questo cambiamento non è però possibile senza misure economiche drastiche. Secondo gli esperti è molto più probabile che il limite sarà sorpassato e che bisognerà pensare ad abbassare le temperature rimuovendo dall’atmosfera grandi quantità di diossido di carbonio.
Con le attuali tecnologie è impossibile effettuare questa manovra e, se in futuro verrà scoperto il modo, sarà molto più costoso che ridurre adesso le emissioni. Nel report non vengono incriminate nazioni in particolare ma è sottolineato come delle maggiori emissioni di diossido di carbonio siano responsabili le nazioni più benestanti, nelle quali la rivoluzione industriale ha avuto inizio.
Da allora, il 40% delle emissioni è da attribuire all’Europa e al Nord America, il 12% all’Asia dell’est, inclusa la Cina. Da circa gli anni 2000 la Cina ha battuto gli Stati Uniti divenendo la nazione più inquinatrice.
Guterres ha anche sottolineato, accusando direttamente, come molte nazioni e industrie abbiano utilizzato i recenti meeting mondiali sui cambiamenti climatici per evidenziare il loro contributo ai tagli delle emissioni, continuando però ad investire pesantemente in carburanti fossili e altre attività altamente inquinanti.
“Alcuni governi e direttori di aziende dicono una cosa ma ne fanno un’altra. Per dirlo semplicemente, stanno mentendo. E i risultati saranno catastrofici”.
Secondo il report c’è ancora qualche speranza
Le soluzioni proposte sono state diverse: da rimuovere artificialmente il CO2 in eccesso a pompare aerosol nel cielo per riflettere la luce solare. Tra le soluzioni più ovvie c’è il rapido abbandono dei carburanti fossili per soluzioni più green, come l’energia solare o del vento. Convertire tutti i mezzi di trasporto in elettrici, diminuire il consumo di carne e investire maggiormente sulle nazioni in via di sviluppo, in modo da poter sostenere economicamente il cambiamento.
Pete Smith, co-autore del report e professore all’Università di Abardeen ha usato una metafora per spiegare il problema in maniera semplice: “È come se l’umanità fosse andata dal dottore in condizioni di salute disastrose. Devi cambiare, e deve essere un cambiamento radicale. Se non lo fai sei nei guai. Non è come una semplice dieta, è un cambio radicale dello stile di vita. Significa cambiare la tua alimentazione, quanto mangi e adottare uno stile di vita sano e attivo”.
James Skea dell’Imperial College di Londra e co-direttore del pannello è convinto che sia possibile agire per risolvere la situazione: “Il messaggio più importante che possiamo trarne è che le attività umane hanno causato il problema e l’azione umana può ancora risolverlo“.
Lo scorso Agosto lo stesso pannello dell’IPCC ha confermato che la causa principale del riscaldamento globale è l’uomo e che alcuni effetti saranno inevitabili. Nel Febbraio seguente hanno pubblicato uno studio in cui confermavano come l’aumento delle temperature moltiplicherà il rischio di alluvioni, siccità e ondate di calore in tutto il mondo.
In realtà potrebbe non esserci più abbastanza carburante fossile per inquinare
L’ex consigliere capo scientifico del governo inglese, David King -che non è stato coinvolto nella stesura del report- ha avanzato il pensiero che si stia sopravvalutando la quantità di CO2 che il mondo può ancora rilasciare nell’atmosfera. “In realtà non ci è rimasta una grande quantità di carbone. È proprio il contrario. Abbiamo già rilasciato una quantità enorme di gas serra”, lasciando intendere che il peggio sia ormai alle nostre spalle.
Intanto Guterres ha continuato il suo attacco verbale: “Investire in nuovi carburanti fossili è una follia economica e morale”. Mentre Tina Stege, una rappresentante per le Isole Marshall, ha dichiarato: “Aspettiamo con ansia il G-20. Speriamo che i maggiori emittenti mondiali fissino obbiettivi ambiziosi per il prossimo COP27 e che li raggiungano – investendo in risorse rinnovabili e tagliando sui derivati di carboni e combustibili fossili”.