Il mistero del borsone sul Po: di chi è il cadavere nascosto al suo interno? Nuove ipotesi shock

Il 4 Aprile è stato ritrovato il cadavere di una giovane donna all’interno di un sacco, trasportato dall’acqua lungo l’argine del fiume Po. Ad intervenire tempestivamente sono stati i Carabinieri di Rovigo che dopo una prima autopsia, effettuata dall’Ospedale Civile di Rovigo, hanno confermato di trattasse di una ragazza dalla carnagione chiara, deceduta circa due settimane fa.

I militari hanno dunque analizzato le segnalazioni di donne scomparse pervenute recentemente, nel tentativo di identificare il cadavere, ritrovato nel comune di Occhiobello, in provincia di Rovigo. Il corpo è stato ritrovato all’interno di un borsone da calcio di circa 60×40 centimetri, ripiegato in posizione fetale, orrendamente mutilato, privo della testa e di parte degli arti.

Inizialmente si pensava fosse stato ritrovato da dei pescatori, invece il ritrovamento è da far risalire ad un dipendente dell’Agenzia interregionale per il fiume Po, che quel fatidico Lunedì mattina stava perlustrando le sponde del Po -in secca da alcuni giorni- con il suo barchino.

“Durante la navigazione”, ha raccontato il dipendente dell’Aipo, “ho notato che in prossimità di quei sassi spuntava un borsone nero. Si vedevano dei vestiti colorati e si sentiva un forte odore. A quel punto ho chiamato subito i carabinieri e ci siamo allontanati come richiesto dai militari”.

Il cadavere è stato gettato nel fiume da poco tempo; il borsone è riuscito in parte a proteggerlo dall’aggressione dei pesci ma il processo di decomposizione è già in stato avanzato. Da un indagine più approfondita sono diversi gli indizi che hanno portato all’identificazione del corpo: il fisico minuto -circa un metro e sessanta-, la conformazione delle costole e del bacino. Nonché le recentissime scoperte: aveva con sé un indumento comodo, probabilmente una felpa, sui toni del rosa e adornata da paillettes.

Le prime ipotesi

Si pensava sarebbero trascorsi dei mesi prima di riuscire ad indentificare il dna del corpo con quello di una delle donne scomparse denunciate, invece il caso potrebbe subire dei risvolti importanti prima del previsto. La prima ipotesi voleva che il cadavere fosse quello di Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa da Novellara lo scorso 30 Aprile e uccisa dalla famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato.

Tuttavia i tempi dei due omicidi non coincidono affatto, troppo distanti tra loro. Inoltre proprio pochi giorni fa il caso di Saman Abbas è stato definitivamente chiuso dopo il ritrovamento del cadavere, fatto a pezzi e gettato in un sacco di plastica. Una seconda ipotesi poteva riguardare Isabella Noventa, la donna di 55 anni uccisa nel 2016 dall’ex fidanzato. Il colpevole aveva confessato di aver gettato il cadavere nel fiume Brenta, avvolto in sacchetti di plastica.

Anche il fratello di Isabella, Paolo, è convinto che non possa trattarsi nel corpo della sorella: “Non si tratta di mia sorella. Eravamo scettici che fosse il corpo di Isabella, in quanto l’ex fidanzato diceva di averlo gettato nel Piave, nel Padovano, ma senza riscontro. Personalmente speriamo lo si possa trovare quanto prima per permettere di darle una dignitosa sepoltura”.

Ipotesi scartata: il ritrovamento di Occhiobello vede come protagonista un borsone

Secondo l’ultimo identikit individuato dalle forze dell’ordine, alcuni particolari -sia il fisico che la predilezione per i colori brillanti- coincidono perfettamente con il caso di Andreea Alice Rabciuc. La giovane donna 27enne di origini rumene era scomparsa lo scorso 11 Marzo a Maiolati Spontini, in provincia di Ancona, dopo aver partecipato ad una festa organizzata in un casolare.

Ieri i Carabinieri di Ancona e quelli di Rovigo hanno unito le forze per seguire la nuova, probabile pista. Una delle coincidenze più importanti, oltre alla breve permanenza in acqua del corpo, è la mancanza di testa e arti: Andreea sarebbe stata istantaneamente identificata dai capelli blu sgargianti e dai tatuaggi sulle mani. Proprio le parti mancanti all’interno del borsone.

Gli inquirenti hanno ancora dei dubbi sulle modalità dell’omicidio; durante la festa Andreea e il fidanzato avrebbero litigato e lui le avrebbe trattenuto il cellulare, riportandolo a casa della ragazza solo la Domenica successiva, ritardando l’allarme della scomparsa. Inoltre rimane poco chiaro come il corpo sua potuto finire a tale distanza. Secondo un’ipotesi plausibile il cadavere potrebbe essere stato gettato dal ponte autostradale che collega Emilia Romagna e Veneto, a circa 200 km di distanza dal luogo della scomparsa; il corpo sarebbe dunque stato abbandonato in un corso d’acqua affluente al Po.

Sono ancora molti i misteri da chiarire sul giallo di Occhiobello, si attendono ulteriori analisi e la scoperta di piccoli indizi chiave che possano confermare la vera identità della ragazza nel borsone da calcio.

Gestione cookie