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Videogiochi pericolosi per la salute? I preoccupanti risultati: preservate i vostri figli

I videogiochi possono essere pericolosi per la salute? I risultati di una recente ricerca offrono un quadro potenzialmente preoccupante.

Da passatempo per alcuni, i videogiochi sono diventati parte integrante della crescita e della cultura dei giovani. Ma non solo, visto che ci sono ormai diverse generazioni cresciute insieme ai videogame e dunque anche molti adulti che continuano a coltivare la passione per questo medium che può offrire una valida alternativa ad altri passatempi quali la televisione, i libri o la palestra.

L’ultima attività potrebbe sembrare incompatibile col videogioco, ma solo per chi non conosce a fondo il settore. Esistono infatti dei videogiochi creati appositamente per fare attività fisica in casa, dei personal trainer che invitano i più piccoli a sudare e muoversi, offrendo loro un contesto più allegro e divertente. Tutto questo non può assolutamente sostituire la socialità e le attività in presenza, ma può essere una valida alternativa in casi in cui non è possibile svolgere una simile attività in presenza (vedi il periodo pandemico dal quale non siamo del tutto usciti).

Il mondo dei videogiochi è talmente ampio ormai da poter essere considerato omnicomprensivo. Ci sono gli sport virtuali, i giochi sociali in presenza, e quelli in rete. Su questa passione si possono imperniare delle carriere se si diventa critici videoludici, gamer professionisti, sviluppatori, creativi, designer, scrittori o semplici influencer e youtuber.

Insomma stiamo parlando di una vera e propria frontiera dell’intrattenimento e della società attuale e non solamente di un hobby per i più giovani e gli appassionati. Restando ancorati alla sola pratica ludica, ovvero al videogiocare da semplice consumatore, in alcuni casi è possibile che il videogame diventi una specie di prigione. Questo è ciò che suggerisce uno studio condotto dall’Università di Padova in collaborazione con l’australiana Flinders University e che si basa sullo studio European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs del 2019.

Videogiochi pericolosi per la salute degli adolescenti? I risultati della ricerca

Prima di addentrarci nei meri dati statistici è bene precisare che il videogioco in sé non è pericoloso ma lo può diventare quando diventa una dipendenza. Chiunque abbia provato nella vita un videogame sa che la piacevolezza dell’esperienza può portare a desiderare di continuare a giocare ore e ore, facendo dimenticare le possibili alternative. Appare dunque abbastanza chiaro che un utilizzo consapevole non è affatto dannoso, bensì in alcuni casi è utile ad allenare i riflessi e la mente, oltre che a passare del tempo in modo costruttivo.

Lo studio in questione si riferisce proprio alla dipendenza da gaming e analizza le percentuali di rischio di dipendenza degli adolescenti europei. In questa particolare classifica l’Italia risulta tra i primi posti con un 24% di adolescenti di 16 anni che è a rischio “gaming problematico“. La percentuale si alza fino al 34% per i 16enni maschi e scende al 13% per le femmine. L’Italia ha una percentuale superiore alla media europea (che si attesta intorno al 20%), ma inferiore a quella della Romania, del Montenegro, della Bulgaria, della Lituania e della Georgia.

Per disturbo patologico da gaming problematico s’intende l’incapacità del ragazzo di staccarsi dai videogiochi, che li spinge a perdere occasioni di socialità anche divertenti, ad avere problemi di socializzazione e a soffrire di disturbi dell’attenzione e problemi di concentrazione negli studi.

Ciò che porta a questi rischi non è la mancanza di presenza dei genitori, ma il loro disinteresse. Pare infatti che simili problematiche siano in percentuale molto più alte in famiglie in cui gli adolescenti sono spesso lasciati da soli o dove comunque ci sono problematiche familiari che li spingono a cercare rifugio dalla realtà. Per quanto riguarda l’alta percentuale in Paesi con un benessere sociale minore, gli studiosi spiegano che non si tratta esclusivamente di un problema economico.

Soffermandosi sul caso italiano, ad esempio, sottolineano come l’Italia sia uno dei Paesi che investe meno nelle scuole e nelle attività extra curriculari, come lo sport, demandando completamente alle famiglie il carico economico e pratico dello sport giovanile. Si tratta dunque di un fenomeno sociale complesso in cui coesistono varie cause e per la cui risoluzione c’è bisogno dell’intervento di vari attori.

F.S.

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