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Curiosità

L’avvistamento dell’abominevole uomo delle nevi – la storia del surreale incontro ad alta quota

Paura ad alta quota! No, non è un nuovo film d’azione hollywoodiano pieno di scene rocambolesche e di persone ordinarie che compiono imprese impossibili. Stiamo parlando, piuttosto di una storia surreale con protagonisti alcuni scienziati in Asia.

Due ricercatori, come riportato dal ‘Daily Star’, hanno raccontano di aver dovuto impugnare le pistole, aprendo così il fuoco, dopo che un gruppo di creature simili a scimmie alte quasi un metro e mezzo ed assetate di sangue hanno teso loro un’imboscata. L’entomologo George Brooks e il medico George Moore stavano viaggiando lungo la popolare via di pellegrinaggio del Passo Gosainkunda in Nepal, fino a che non si sono imbattuti all’improvviso in una grossa bestia alla testa di una carica di sette scimmie molto infuriate.

Secondo il racconto della coppia, i due si erano separati dai loro facchini, un po’ più indietro lungo il sentiero, mentre camminavano verso Kathmandu. Il sentiero remoto, nascosto nell’Himalaya, passa attraverso il lago Gosainkunda che i visitatori indù e buddisti ritengono si sia formato quando Shiva trafisse un ghiacciaio con il suo tridente per ottenere acqua, dopo aver ingerito un veleno che minacciava di distruggere il mondo intero.

Esiste davvero lo Yeti?

Crebbe così tanto la sua popolarità durante la fine del XIX secolo, che alcuni visitatori hanno affermato di aver incontrato il leggendario Yeti o un’altra specie misteriosa, sotto forma di una gigantesca scimmia feroce, chiamata Kra-Dhan. Una cosa è certo però. Qualunque cosa gli escursionisti spaventati abbiano visto durante il loro viaggio, è stata  sufficiente per lasciarli terrorizzati e ben lieti di essere scappati illesi.

Come riportato sempre dal ‘Daily Star’, Moore ha descritto minuziosamente la sua terribile esperienza e quella di Brooks nel 1953 in un articolo intitolato “I Met the Abominable Snowman” per la rivista americana Sports Afield: “Un viso orribile spingeva via le foglie che si agitavano selvaggiamente e ci fissava a bocca aperta. Era un viso che sembrava estendersi da un orecchio all’altro e lunghi denti giallastri battevano” – ha ricordato il medico – “Ma quegli occhi, occhi gialli e lucidi che ci fissavano con evidente astuzia e rabbia demoniache. Quella faccia!!!… Una mano si fece spazio tra le foglie. Poi un rapido movimento e una spalla… Mentre la creatura emergeva attraverso le foglie scure, ci siamo sforzati di distinguere la sua forma… La creatura era alta circa un metro e mezzo, semiaccovacciata su due gambe sottili e pelose, che ci fissava con una furia malcelata”.

Moore ha continuato poi il racconto dell’incontro: “Gli artigli o le mani sembravano scure, forse nere, mentre il suo corpo peloso era grigio e magro. Aveva la stessa andatura che solo un uomo delle caverne avrebbe potuto avere nel Neolitico; non camminava, si trascinava. Robusto e muscoloso, il mostro potrebbe rivelarsi l’avversario più formidabile: a denti scoperti, ringhiava come un animale.

“Due lunghe zanne sporgevano dal suo labbro superiore… Improvvisamente, un movimento acuto dietro di lui attirò la nostra attenzione, una coda… Altre figure si stavano avvicinando da diverse direzioni” – ha proseguito l’entomologo – “Potevamo distinguerne 6 o 7 attraverso la nebbia. Uno sembrava portare un bambino al collo. Quello che si era spinto per primo in avanti attraverso il fogliame era il leader. Non c’erano dubbi sulla sua autorità mentre guidava l’attacco…”

La coppia spaventata ha spiegato poi di aver cercato disperatamente le pistole con le quali hanno sparato alcuni colpi, tutti sopra la testa delle creature per spaventarle. Tuttavia le cose forse non sono andate proprio come hanno raccontato gli scienziati. L’autore di “Beasts of the World” Andy McGrath sostiene, infatti, che probabilmente ad aver lanciato l’attacco sia stato un gruppo di macachi di montagna giganti, che potrebbero essere originari del Tibet orientale.

Il macaco tibetano è la specie di macaco più grande e abita nelle foreste subtropicali montuose del Tibet orientale e della Cina centro-orientale. Ciò che Brooks e Moore hanno visto potrebbe essere stato il risultato del gigantismo insulare: un ambiente isolato e circoscritto avrebbe causato l’evoluzione di una piccola popolazione di macachi di montagna in scimmie più grandi e aggressive.

K. S.

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