Le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina stanno colpendo duramente molti paesi dell’Unione Europea. Basta pensare all’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia elettrica, del gas e del carburante, che stanno mettendo in difficoltà migliaia e migliaia di famiglie.
Purtroppo già da quasi un mese le famiglie italiane soffrono dei rincari su prodotti ormai essenziali al vivere quotidiano. Adesso stanno giungendo altre, già predette ma pur sempre catastrofiche, conseguenze del conflitto che sta affliggendo il mondo e l’Europa in particolare.
Come successo durante i primi mesi della pandemia da covid-19 nel 2020, gli scaffali dei supermercati italiani si stanno svuotando sempre più velocemente e in alcune aree è scattata una vera e propria psicosi che ha causato il panico tra i consumatori, peggiorando ulteriormente la situazione.
A causa del caro benzina, il mese scorso in Sardegna era scattato l’allarme generale quando un trasportatore aveva divulgato un messaggio Whatsapp nel quale annunciava il blocco totale dei trasporti per due settimane. Azione poi definita ‘illegale’ dal segretario generale del Filt Cgil, che ha sottolineato come “Vietare i beni di prima necessità è un reato”.
La situazione è degenerata il 14 Marzo scorso, quando Trasportounito aveva annunciato la sospensione dei servizi a livello nazionale per “causa di forza maggiore”, ovvero il caro-benzina.
Caro-benzina e misure preventive: cosa succede da nord a sud
Anche a Firenze era scattato l’allarme supermercati quando Unicoop Firenze aveva deciso di razionare le vendite di farina, zucchero e olio di semi ad un massimo di quattro pezzi a cliente. Una misura adottata proprio a scopo preventivo, in modo da garantire a tutti i consumatori l’accesso a questa categoria di prodotti, che ha però prodotto un risultato completamente opposto a quello concepito.
La stessa cooperativa aveva sottolineato che non ci fosse nessun problema legato alle scorte di suddetti generi alimentari, ma si volevano evitare gli assalti ingiustificati agli scaffali già avvenuti nel 2020. Queste due manovre hanno tuttavia causato un drastico calo nella fiducia dei consumatori italiani, come evidenziato da una ricerca Istat di Marzo.
Altroconsumo ha segnalato che il 60% degli italiani sono preoccupati di una diminuzione delle scorte nei supermercati e confermano che queste paure sono effettivamente fondate: in diverse parti d’Italia è diventato molto difficile reperire orate e branzini freschi; il 18% degli intervistati ha confermato l’irreperibilità nei supermercati.
L’allarme principale rimane per le riserve dei già razionati olio di girasole e farina di grano, e per quelle di lievito di birra. Sempre lo studio di Altroconsumo ha riscontrato come tra il 48% e il 61% degli intervistati ha rivelato la difficoltà nel trovare queste categorie di alimenti. Molti hanno ammesso di non averli affatto trovati.
Italia come la Spagna?
Date le misure emergenziali dettate dalla guerra in Ucraina, lo stato spagnolo ha già legittimato i supermercati a scegliere arbitrariamente cosa razionare o meno, in base alle scorte disponibili. Il governo italiano in questo caso potrebbe seguire le orme della Spagna.
Il primo ministro Mario Draghi si è già espresso sulla questione e, se pur non è stata confermata nessuna azione concreta al momento, ha parlato agli italiani, spiegando di doversi preparare alla futura eventualità di razionamenti del cibo.