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Esteri

“Finché ci sarà aria e sangue nel mio corpo…”: è morto Edy Ongaro – ecco chi era

La guerra in Ucraina ha mietuto la sua prima vittima italiana. E’ morto nel Donbass durante i combattimenti il militante filorusso Edy Ongaro, da molti anni affianco dell’esercito del Cremlino per sostenere i separatisti ucraini delle repubbliche autoproclamatesi di Donetsk e Lugansk. Ongaro si trovava nella regione orientale dell’Ucraina già nel lontano 2015, un anno dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia e sempre un anno dopo l’inizio dei combattimenti a Donetsk e Lugansk, iniziati il l 6 aprile 2014 quando i gruppi armati filorussi attaccarono i palazzi governativi.

Arruolato nella brigata Prizrak – IV Battaglione territoriale di difesa – composta soprattutto da combattenti stranieri provenienti da ogni parte del mondo per la lotta armata, Edy, originario di Giussago di Portogruaro (Venezia), ha sposato la causa russa degli indipendentisti ucraini, unendosi al Collettivo Stella Rossa Nordest, un’organizzazione Antifascista e Internazionalista Militante che si batte attivamente contro qualsiasi forma di discriminazione sociale, contro la xenofobia e l’intolleranza.

Come riporta ‘Il Post’, è stato lo stesso collettivo a dare l’annuncio della morte del 46enne. Edy era: “In trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull’ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni”. Ongaro sarebbe morto quindi a Avdeeka, a nord di Donetsk, tuttavia al momento non è possibile avere ulteriori conferme sulla morte del militante.

Chi era Edy Ongaro?

Dopo una rissa in un bar finita con l’aggressione di un carabiniere, Edy decide di lasciare l’Italia per andare in Spagna, dove ha approfondito lo studio della guerra civile spagnola e del ruolo delle Brigate internazionali. Aveva scelto come nome di battaglia “Bozambo”, in onore di un partigiano italiano, Pietro Barberis, morto nel 2014, che aveva scelto a sua volta quel nome ispirandosi a un leggendario capo tribù nigeriano.

Eppure, malgrado l’azione russa in Ucraina sia guidata dalla frangia russa più autoritaria, anni luce lontana dai precetti comunisti, Edy si è sempre dichiarato un combattente di sinistra, a differenza di altri foreign fighters italiani in Ucraina vicini ai gruppi di estrema destra. E’ vero, infatti, che in Ucraina, così come in tutti i paesi europei, ci sia un nutrito gruppo di fascisti vicini al nazionalismo ucraino; tanti italiani sono stati arruolati dal reggimento Azov, l’ex gruppo paramilitare ucraino composto da elementi di estrema destra, estremamente filonazista, ora inquadrato nell’esercito regolare di Kiev.

Altri italiani, invece, come Giulia Schiff, la ragazza espulsa dall’aeronautica militare dopo aver denunciato episodi di nonnismo, si sono uniti alla Legione Internazionale in Ucraina per combattere i russi. Questo dimostra la complessità di un confitto che non può essere ridotto, proprio per le sue ragioni storiche ed ontologiche, ad un mero tifo da stadio capace di dividere brillantemente i buoni dai cattivi.

Ongaro, una volta unitosi al battaglione Prizrak ha rilasciato una videointervista pubblicata su YouTube in cui spiega cosa l’ha spinto ad armarsi e partire alla volta del Donbass: “In ogni parte del mondo, in ogni paese c’è qualche minoranza, qualche piccola etnia che viene calpestata e allora tocca reagire. Mi sento vicino ai poveri, ovunque nel mondo c’è un popolo che viene calpestato. Questa sana ribellione ci è stata insegnata dai nostri nonni contro il fascismo razzista. Finché ci sarà aria e sangue nel mio corpo credo che resterò qui in Ucraina”.

 

K. S.

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