In queste ore si vocifera che l’Italia potrebbe essere ripescata e dunque potrebbe partecipare al mondiale: un precedente in effetti c’è.
La sconfitta con la Macedonia del Nord, successivamente battuta agevolmente dal Portogallo, ci ha estromesso dal Mondiale che si giocherà in autunno in Qatar. Tra le migliori squadre del ranking FIFA, l’Italia (al sesto posto) è l’unica a non aver strappato un pass per la competizione e questo ha ovviamente acceso i riflettori su quelle che sono state le cause di questo fallimento.
Ad una settimana di distanza da quella cocente delusione si parla della possibilità di un ripescaggio degli azzurri. Della possibilità in realtà si era parlato anche nel 2017, dopo l’eliminazione che subimmo nello spareggio contro la Svezia. In questo caso, però, la possibilità sembra leggermente più concreta, poiché la FIFA potrebbe estromettere dal mondiale una delle nazionali per violazione delle regole di comportamento imposte ai vari Paesi.
Il governo mondiale del calcio, infatti, sta lottando da anni contro ogni forma di discriminazione e dunque non accetta che uno dei Paesi partecipanti alla competizione più importante violi le linee guida di comportamento. A violarle apertamente è l’Iran, Nazione in cui non è concesso l’accesso allo stadio alle donne.
L’ipotesi ripescaggio per l’Italia: c’è davvero una possibilità?
Domani si terrà il sorteggio per stabilire i gironi e le combinazioni della fase ad eliminazione e per il momento la FIFA tace sulla questione Iran. La Nazionale è regolarmente inserita e dunque verrà sorteggiata insieme alle altre. Qualora venisse estromessa in un secondo momento potrebbe aprirsi la possibilità di un ripescaggio dell’Italia, anche se si tratta di una possibilità remota anche in quel caso.
A breve infatti si giocherà lo spareggio tra Emirati Arabi e Australia per decidere quale delle squadre asiatiche si dovrà scontrare in giugno contro il Perù per ottenere l’ultimo posto utile per il Mondiale. Qualora venisse escluso l’Iran è plausibile che una delle due formazioni asiatiche (sì l’Oceania è un continente a parte ma non per la FIFA) venga ripescata al suo posto. L’unica speranza per l’Italia è che la FIFA premi il miglior ranking degli azzurri, ritenendo che una partecipazione della nostra Nazionale sia più profittevole a livello di marketing e d’interesse globale.
Ripescaggi, nessun precedente ai Mondiali: ma c’è quello di Euro ’92
Anche la storia del calcio ci dà cattive notizie per quanto riguarda la possibilità di un ripescaggio. Il primo caso di ritiro forzato dalla competizione è avvenuto nel 1938, quando l’Austria cessò di esistere poco prima dell’inizio della competizione a causa dell’annessione del Paese da parte della Germania Nazista. Prima di quell’episodio storico l’Austria avrebbe dovuto sfidare la Svezia nel primo turno eliminatorio, ma per ovvie ragioni quella partita non fu mai giocata e la FIFA diede la vittoria a tavolino alla Svezia.
C’è poi il caso del mondiale del 1950, occasione in cui diverse Nazionali hanno deciso di ritirarsi dalla competizione prima dell’inizio. La Turchia e l’Austria rinunciarono al mondiale in Brasile per il costo della trasferta intercontinentale, mentre la Scozia per il disonore di aver perso contro gli eterni rivali dell’Inghilterra. La FIFA invitò al loro posto il Portogallo e l’India, ma entrambe le formazioni declinarono gentilmente. Dunque quel mondiale inizialmente previsto per 16 squadre si disputo solo con 13.
C’è da dire che nel caso del mondiale ’50 i tentativi di ripescaggio ci furono, tuttavia si trattò di casi in cui le Nazionali qualificate si erano ritirate e non di un caso di estomissione. Un ripescaggio per estromissione è invece avvenuto nel 1992, in occasione dell’Europeo. La Jugoslavia si era qualificata ai danni della Danimarca, ma le crescenti problematiche interne erano ormai giunte ad un punto di non ritorno che avrebbe portato alla guerra civile.
Fu l’Uefa dunque ad estromettere la Jugoslavia e ripescare la Danimarca che poi vinse a sorpresa l’Europeo svedese. La speranza degli italiani e che possa verificarsi qualcosa di simile, magari con lo stesso esito della competizione di 30 anni fa. Si tratta però più di un sogno che di una possibilità concreta.