La responsabilità della stampa italiana sulla narrazione di alcune notizie è così immensa e delicata che le testate stesse sanno per prime cosa andrebbe fatto e cosa no, soprattutto con la cronaca nera. Tuttavia, la necessità di un titolo ad effetto, di una curiosità inconscia dei dettagli più scabrosi e di una morbosità ingiustificata verso il sesso, rendono difficile mantenere sempre una condotta giornalistica impeccabile.
Ecco che così ci si perde e anche un delitto, che già di per sé fa notizia, si confeziona minuziosamente per renderlo ancora più appetibile. Sarà capitato a tutti in questi giorni di leggere titoli, contenuti e rimandi ad altri articoli eccessivamente sbilanciati sulla professione di Carol Maltesi, la ventiseienne uccisa, fatta a pezzi e gettata in un dirupo da Davide Fontana, suo vicino di casa di 43 anni, che ha confessato solo una settimana fa l’omicidio, parlando di un presunto gioco erotico finito male, alimentando ancora di più lo smisurato voyeurismo su Carol, in arte Charlotte Angie.
Carol, infatti, era attiva nel mondo dell’intrattenimento per adulti e aveva aperto un suo profilo Onlyfans, grazie al quale è stato possibile risalire all’identità del corpo fatto a pezzi e ritrovato in alcuni sacchi il 20 marzo in un dirupo di Borno, in provincia di Brescia. I follower, proprio dai tatuaggi, hanno capito che la vittima fosse Charlotte, scomparsa dai social, eppure presente su WhatsApp: Fontana per due mesi ha continuato a rispondere ai messaggi che arrivavano al cellulare della ragazza spacciandosi per lei, in modo da far credere che ancora fosse viva. Fino al 20 marzo, quando le certezze del banchiere sono crollate.
Senza vergogna
In tutta questa tristissima vicenda, però il racconto dei media non ha per nulla giovato. Molti titoli di giornale, servizi tv e racconti social si sono eccessivamente soffermati sul lavoro di Carol, a maggior ragione quando Fontana ha confessato che l’omicidio sarebbe il frutto di un gioco erotico finito male, chi di noi non ha mai martellato violentemente alla testa qualcuno per eccitarsi? Ma questa però è un’altra storia.
Insomma, tutto è così tanto ruotato attorno ai contenuti porno di Carol, sul suo “cambio di rotta” durante il lockdown e sulla sua professione, che è passato in secondo piano l’omicidio di una giovane mamma – perché Carol era anche mamma – a causa di un uomo che non solo non ha avuto rispetto della persona con cui aveva intrapreso una relazione, ma anche dei ruoli BDSM e delle sue regole, quelle che servono per evitare di superare certi limiti. E non può passare tutto in cavalleria col salvagente del “raptus”.
Ma c’è chi è riuscito a fare peggio di Fontana. In virtù proprio di quella narrazione che ha incentrato la maggior parte delle notizie sulla professione hard della ventiseienne, qualcuno ha pensato bene di sentirsi legittimato a fare quello che vuole dell’omicidio, pensando pure di risultare sagace e divertente, dato che nella vita Pietro Diomede è un comico legato a Zelig (e dire la professione in questo caso si che è molto disturbante).
L’umorista Diomede, infatti, ha deciso stamattina di scrivere su Twitter una battuta indecente – difficile perfino da definire – sul ritrovamento del corpo di Carol, decisamente di cattivo gusto e in questo caso non si può nemmeno parlare di raptus, in cuor suo il comico avrà pure ponderato la scelta delle parole più ad effetto, prima di consegnare al web un abominio di quelle dimensioni.
Immediata è stata la reazione del web che ha chiesto l’allontanamento immediato di Pietro Diomede da Zelig, che è poco dopo intervenuto sui social, comunicando la sua decisione: “Abbiamo ricevuto segnalazioni in seguito al tweet di un artista che avrebbe dovuto esibirsi presso lo Zelig il 12 aprile. Ci dissociamo completamente da quel tweet che disapproviamo nella maniera più assoluta. Di conseguenza l’artista è stato escluso dalla programmazione di Zelig”. Era, infatti, in programma nel noto locale milanese, che ha dato il nome all’omonimo show, un’esibizione di Diomede che ha pagato però a caro prezzo la sua stupidità.