Una madre di origini cinesi ha costretto sua figlia a dei regimi giornalieri improponibili: la donna controllava ogni ora della figlia, costringendola a 12 ore al giorno, senza tregue, a studio folle e diverse attività sportive. Nella casa romana in cui vivevano non era ammesso il fallimento.
La bambina non poteva prendere meno di 10 in tutte le materie, pena punizioni violentissime. Secondo la Procura di Roma si tratta di violenza vera e propria, che la figlia della donna ha dovuto subire fin da bambina. La donna cinese, 37 anni, adesso si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti in famiglia aggravati.
Il pubblico ministero Antonio Verdi ha elencato quali vessazioni sono state perpetrate dalla donna nei confronti della figlia, vessazioni consistenti e proseguite per quasi cinque anni, fino a poco prima dell’arresto della trentasettenne.
Queste torture, secondo quanto dichiarato dalla vittima, sono iniziate nel 2017, quando era ancora soltanto una bambina di dieci anni. Fortunatamente la giovane, ora in procinto di compiere 15 anni, ha trovato il coraggio di denunciare i maltrattamenti subiti dalla persona che avrebbe dovuto amarla e proteggerla.
Le vessazioni perpetrate dalla donna, e qui ne verranno elencate solo alcune tra quelle rivelate dalla ragazza, includevano immergerle la testa in una bacinella d’acqua ghiacciata, o legarle le mani dietro la schiena con del nastro adesivo oppure dello spago; la figlia è stata più volte costretta a rimanere immobilizzata sulla sedia, da sola, per ore.
In altre occasioni, all’adolescente è addirittura stato impedito di dormire per due giorni consecutivi, in modo da avere il tempo necessario di riflettere sulle sue mancanze. Suddette mancanze, però, esistevano soltanto nella testa della violenta madre: quest’ultima giustificava le sue ‘punizioni’ come conseguenza degli insuccessi scolastici o sportivi della figlia.
Tuttavia il giudice e il pm hanno ben constatato come il curriculum scolastico della ragazza fosse tutto fuorché un insuccesso: dalle pagelle è risultata essere una ragazzina diligente e molto studiosa. Inoltre veniva obbligata a seguire diversi corsi di lingue straniere e praticare diversi sport. La vita della ragazza era controllata nei minimi dettagli e passava quasi tutto il suo tempo in casa a studiare, nell’appartamento in via Giolitti nel quale viveva da sola con la madre.
Fortunatamente la giovane ha deciso di denunciare la madre, grazie anche ad una sua professoressa, la prima ad accorgersi del disagio dell’adolescente. È successo durante una lezione di spagnolo: la ragazza, dopo l’ennesima estenuante giornata, si era addormentata durante la lezione.
La professoressa ha capito che qualcosa non andava e lo ha chiesto alla ragazzina, che è scoppiata a piangere, raccontandole in lacrime le violenze subite in casa. A prova delle sue parole ha anche mostrato i lividi che portava ancora sulla pelle dopo aver ricevuto delle percosse con un righello.
Altre volte la punizione era stata più violenta; una volta la madre l’aveva picchiata con un mestolo da cucina, un’altra volta con una stampella. Dopo aver ascoltato il racconto agghiacciante della ragazzina, la professoressa ha deciso di contattare il telefono azzurro, esponendo la situazione agli operatori, che hanno poi parlato con la vittima.
Stando al racconto della ragazza, il nuovo compagno della madre sarebbe stato un complice ‘indiretto’ dei maltrattamenti. “Sapeva tutto, ogni tanto mi diceva ‘Hai una ferita là”, ha dichiarato la giovane. Ad aggravare la situazione il fatto che l’uomo sarebbe un avvocato.
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