Il 26 agosto 2010 la quindicenne di Avetrana Sarah Scazzi veniva uccisa e il suo corpo gettato in un pozzo.
Il corpo della ragazza verrà rinvenuto solamente il 6 ottobre dopo una confessione da parte dello zio Michele Misseri.
Le indagini si orientarono inizialmente attorno alla confessione di Misseri, ma a seguito di anni di indagini si scoprì che le esecutrici materiali dell’omicidio di Sarah furono la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano.
Le due donne stanno scontando l’ergastolo per l’omicidio di Sarah nel carcere di Taranto dal febbraio 2017 quando la Corte di Cassazione ha confermato le condanne per le due donne.
Dopo cinque anni dalla condanna definitiva Sabrina Misseri aveva richiesto un permesso premio per poter uscire dal carcere di Taranto ma la Cassazione davanti a questa richiesta ha confermato il suo rifiuto al permesso premio.
Sabrina Misseri aveva presentato ricorso contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Taranto di non concederle un permesso premio il 12 aprile 2021. E ora a confermare la decisione del Tribunale e del magistrato, è arrivata anche la Cassazione.
Gli avvocati della Misseri avevano presentato ricorso lo scorso anno perché non si era tenuto conto del “percorso positivo penitenziario” della 34enne. Sempre secondo la difesa ci si era invece incentrati solamente sul fatto che Sabrina “si rifiuta di assumersi la responsabilità dell’omicidio per il quale è stata condannata”.
“Indisponibile al tentativo degli educatori di riflettere sul proprio vissuto”: la Suprema Corte parla chiaro
Ma per quale motivo la Cassazione ha confermato la decisione di non rilasciare alcun permesso a Sabrina Misseri?
Secondo gli ermellini la donna è ancora da considerarsi pericolosa dal punto di vista sociale. E la decisione ricade proprio sul fatto che in lei manca “una rivisitazione critica” del suo “deviante comportamento pregresso”.
Che è proprio ciò che la difesa tende a non accettare. Infatti secondo gli avvocati “è legittimo il comportamento di negazione di responsabilità” da parte della loro assistita. Ma anche in questo caso la Suprema Corte ha parlato chiaro.
Se infatti da un lato non è necessario assumersi la responsabilità del reato per ottenere il permesso premio, rimane comunque il fatto che Sabrina Misseri “risulti indisponibile al tentativo degli educatori di promuovere la riflessione sul vissuto connesso alle sue vicende personali”.
Insomma, alla fine rimane il fatto accertato della “persistente pericolosità sociale” della donna.