Anche l’Università della Florida ha deciso di attuare un’iniziativa di censura nei confronti della Russia, ma l’azione intrapresa lascia davvero perplessi.
L’Ateneo statunitense, infatti, ha fatto sapere di aver cambiato nome alla sua aula numero 229. L’aula, infatti, era stata intitolata a Karl Marx, celebre filosofo tedesco che scrisse nel 1848 il Manifesto del Partito Comunista assieme a Freidrich Engels (e che scrisse poi anche il Capitale, nel 1867).
Tutto nasce da una campagna portata avanti dal sito Campusreform, un portale di posizioni fortemente conservatrici che mette in evidenza tutto ciò che accade di illiberale nei vari college USA.
Campusreform ha puntato il dito contro l’aula 229 dell’Università della Florida, intitolata a Karl Marx, convincendo l’Ateneo a cambiare nome al luogo.
La decisione è stata resa pubblica da Hessy Fernandez, direttore delle comunicazioni strategiche dell’Università della Florida.
“Dati gli eventi attuali in Ucraina e in altre parti del mondo, abbiamo deciso che fosse appropriato rimuovere il nome di Karl Marx che era stato collocato in una stanza di studio di gruppo presso l’Università della Florida nel 2014″, le parole di Fernandez.
Si tratta chiaramente di una decisione insensata per tutta una serie di motivi. In primis, Karl Marx era tedesco ed è vissuto a Bonn, Berlino e Parigi, prima di morire a Londra (dove è sepolto) nel 1883.
Inoltre, Vladimir Putin e il suo governo hanno ben poco a che vedere con il comunismo di Marx e Lenin (in Russia i comunisti sono all’opposizione, ndr), tanto che più volte lo stesso Putin ha espresso dure critiche nei confronti dell’Unione Sovietica.
Ma evidentemente, proprio per aver teorizzato quei principi che diedero vita poi alla Rivoluzione d’Ottobre nel 1917, Karl Marx merita un’irragionevole censura.
Il doveroso sdegno per l’aggressione militare della Russia ai danni dell’Ucraina sfocia di tanto in tanto in prese di posizione assolutamente da stigmatizzare. In molti ricorderanno la brutta figura fatta dall’Università Bicocca di Milano con la cancellazione (poi ritrattata) del corso su Fëdor Michajlovič Dostoevskij del professor Paolo Nori.
Un caso che ha scatenato una valanga di polemiche, costringendo l’Ateneo a rivedere le sue posizioni.
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