È stato convalidato il provvedimento emesso dalla Procura di Napoli contro Dmytro Trembach, adesso in carcere con l’accusa di omicidio volontario nei confronti della compagna Anastasiia Bondarenko, la giovane 23enne ucraina morta lo scorso 10 Marzo. È stata carbonizzata dalle fiamme divampate nel suo appartamento di vico I Sant’Antonio Abate, al centro di Napoli.
Il compagno e connazionale ucraino Trembach era già stato rintracciato dai Carabinieri il 17 Marzo, quando lo avevano fermato nella stazione di Borgoloreto, ad Acerra. Anastasiia non è riuscita a sopravvivere ma, fortunatamente, si è salvata la figlia di 5 anni, che da un paio di mesi viveva in Italia con la madre.
“Salva mia mamma, mi diceva, io le chiedevo nella sua lingua, perché parlo anche ucraino, “che cosa sta succedendo?” e lei continuava più volte a urlare: corri, corri, salva mia mamma”. Questo il racconto di quel terribile giorno di Oleva Donchack, la donna che quel fatidico 10 Marzo è riuscita a salvare la bimba.
Quest’ultima continuava a stringere la mano del 26enne Dmytro, ignara del fatto che fosse proprio l’ucraino l’artefice dell’incendio che ha ucciso sua madre. Era entrato in casa, la bambina aveva anche cercato di fermarlo, ma a nulla sono serviti gli sforzi della piccola e Dmytro ha continuato con il suo piano, dando fuoco all’abitazione mentre la compagna si trovava sotto la doccia, dalla quale non ha avuto scampo.
L’uomo è stato descritto come una persona dedita all’alcool ed estremamente geloso. Anche il padre lo ha descritto come una persona dal “carattere freddo, superficiale e menefreghista“. Ad inchiodarlo senza ombra di dubbi sono stati i messaggi e le telefonate fatto da Dmytro alla madre della vittima, nelle quali ha affermato “Io ho bruciato Anastasiia”.
Inchiodato da prove schiaccianti
Importante anche la testimonianza della bambina, che ha confermato la presenza dell’uomo nell’appartamento poco prima dell’incendio. Nonostante le schiaccianti prove in suo sfavore, l’ucraino ha cercato di sviare le indagini ed incolpare un suo connazionale; stando alle sue dichiarazioni, non era presente in casa della compagna al momento della tragedia, contrariamente a non solo le parole della bambina, ma anche a delle foto trovate nel suo cellulare.
L’uomo ha cercato di camuffare il suo delitto fin dal principio: aveva recuperato cassetti e mensole da altre stanze e li aveva sistemati dietro il frigorifero, appiccando poi le fiamme con un tappetino imbevuto di liquido infiammabile. Durante le primissime indagini, infatti, si credeva che l’incendio fosse stato innescato dal malfunzionamento di una presa elettrica multipla presente proprio suddetto frigo.
Ma per il gip di Nola Sebastiano Napolitano non ci sono stati dubbi durante l’udienza di convalida di Lunedì scorso. Convalida d’arresto dunque per Dmytro Trembach, alla quale nemmeno la sua difesa è riuscita ad opporsi.