L’intervento fissato per domani a Montecitorio di Zelensky crea non pochi malumori fra le compagini politiche. Ecco quali sono i gruppi parlamentari che diserteranno e quelli, invece, divisi internamente
Ha destato non poco scalpore la decisione di un intervento alla Camera di Zelensky, il presidente dell’Ucraina, che parlerà in video conferenza assieme al presidente Draghi.
La modalità sarà quella attuata lo scorso gennaio per l’elezione del Capo dello Stato, in modo da poter garantire che deputati e senatori presenzino e ascoltino l’intervento del presidente dell’Ucraina.
Nella giornata di oggi sono state raccolte le adesioni di coloro i quali vogliono partecipare, e i malumori non sono stati pochi.
Aperta anche la possibilità di decisione all’ultimo. Gli uffici organizzativi della Camera hanno infatti assicurato che chi lo vorrà, potrà “decidere domattina e presentarsi direttamente a Montecitorio”.
Un gruppo parlamentare ha, tuttavia, già reso nota la scelta di assentarsi in segno di protesta, mentre altri due risultano divisi internamente sul da farsi, e autonomamente c’è chi, al loro interno, ha già reso nota la sua assenza.
I commenti degli uffici stampa e quelli dei gruppi che hanno già deciso di non partecipare all’unanimità.
La seduta di domani sarà, con certezza, disertata dal gruppo parlamentare Alternativa, composto per lo più principalmente da fuoriusciti dal Movimento Cinque Stelle.
L’ex grillino Andrea Coletti, attuale referente del gruppo, ha giustificato la decisione unanime in questo modo:
“Abbiamo deciso che non parteciperemo alle dichiarazioni di Draghi e Zelensky. Far parlare loro due non porta a nulla. Semmai avrebbe senso organizzare una conferenza di pace”.
Alta l’attenzione anche sui gruppi parlamentari di Lega e Movimento Cinque Stelle, all’interno dei quali si sta creando non poco trambusto.
La grillina Enrica Segnari, ad esempio, ha espresso in aula il suo dissenso, come riportato da il Corriere della Sera:
“Non mi vedrete ma non per protesta o mancanza di rispetto. Le mie perplessità manifestate al presidente Fico riguardo un intervento di Zelensky alla Camera dei deputati, scaturiscono dalla situazione internazionale, estremamente complessa e delicata, che come deputata, non solo mi desta forte preoccupazione ma mi pone davanti la questione, se sia opportuno o meno, sovraesporre in questo modo il Parlamento italiano, considerando che Zelensky è già intervenuto, giustamente, in seno al Parlamento italiano”.
Un’assenza che verrà condivisa anche da Gabriele Lorenzoni, sempre parlamentare grillino. Presente, invece, il deputato Cinque Stelle che si oppose al Decreto Ucraina, Nicola Grimaldi:
“Sì, sarò presente. Non sono mai stato contro Zelensky, semmai sono contro la guerra”.
In tutto, le file dei presenti del Movimento Cinque Stelle passano da 73 a circa 33. Una questione, questa, non da poco, ma che è stata così giustificata dal Movimento attraverso un comunicato ufficiale, nel quale si legge:
“Non sono certo assenze strategiche. Non c’è una votazione, non è obbligatorio. Chi vuole va e lo sente”.
Una situazione simile è quella vissuta dalla Lega, nella quale i malumori che serpeggiano non sono pochi.
Grandi assenti all’intervento di Zelensky Pillon e Claudio Borghi. Quest’ultimo si è così giustificato:
“Non ci sarò perché faccio il mio turno in commissione Bilancio. Mi sarebbe interessato sentirlo”.
Due assenze certe anche da Forza Italia, che invece giustificano apertamente la loro assenza per motivazioni di natura ideologica. Nel complesso, però, il gruppo sembra essere compatto sul punto:
“Non abbiamo problemi ideologici. Indicativamente ne avremo 33 in Aula e la restante parte in tribuna”, ha assicurato Annamaria Bernini.
Mancherà anche qualcuno nel misto, in particolare l’ex grillina Bianca Laura Granato, assieme ad Emanuele Dessì, oggi a capo del gruppo Comunista.
Nel complesso, dunque, i malumori serpeggiano da quasi ogni parte, segno di un atteggiamento ambivalente da parte della politica italiana nei confronti di quanto sta accadendo in Ucraina e dell’appoggio, da parte dell’Italia in quanto membro NATO, a Zelensky.
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