Il voto in vista per il 10 aprile scalda la campagna elettorale, spingendo Macron a dichiarazioni a dir poco forti che non lasciano spazio a dubbi
Con un conflitto bellico alle porte dell’Europa e la questione dei rifornimenti energetici quanto mai attuale, Macron prepara gli armamenti per la sua campagna elettorale, e lo fa senza mezzi termini.
Il presidente in carica, infatti, ha praticamente messo nero su bianco le sue intenzioni, e non sembrano lasciare spazio a una sorta di “pacifismo”.
Ma quali sono le intenzioni elettorali di Macron che fanno storcere il naso all’Europa?
In conferenza stampa il presidente in carica ha oggi presentato il suo programma elettorale, incentrandolo, come riporta la Rai, su un obiettivo ben preciso: una maggiore indipendenza della Francia al fine di poter affrontare meglio crisi imprevedibili.
Un’indipendenza, però, che ha il retrogusto bellico. E’ infatti su quest’ultimo punto che il presidente ha intenzione di agire, rafforzando il comparto militare francese.
Fra i punti maggiormente salienti quello inerente la libertà dell’informazione e il porre fine alla schiavitù del rifornimento energetico di giganti esportatori come la Russia.
Sul piano sociale, invece, il Presidente punta all’innalzamento dell’età pensionistica a 65 anni.
Un programma, ad eccezione di quello delle pensioni, che punta a marciare su un retroterra quasi populistico, che si evince soprattutto dalla volontà di rafforzare, punto ribadito più volte, all’indipendenza della Francia per le sfide che si porranno, aumentando le spese nel comparto della difesa.
Per quest’ultima il premier francese prevede che, nel 2025, il bilancio salga a 50 miliardi di euro.
Promesse, queste, che hanno già i presupposti di rivendicazioni populiste. In un contesto globalizzato come il nostro, dove le sfide contemporanee devono essere affrontate in un’ottica globale, questo ritorno alla fermezza degli Stati Nazione suona, decisamente, anacronistico.
Ma risponde certamente alle crescenti paure della popolazione. Sarà per questo che, attualmente, Macron è in testa ai sondaggi e risulta favorito rispetto agli altri candidati in gara.
Non mancano, poi, i riferimenti alla volontà di possibili investimenti nel settore tecnologico, ma sempre in un’ottica conflittuale e con l’obiettivo di “guadagnare flessibilità dinanzi a nuovi tipi di conflitto, spaziale, cyber”.
Rafforzare gli investimenti nella tecnologia non, dunque, per migliorare la qualità della vita dei cittadini francesi, ma per far fronte a una “guerra di alta intensità che può tornare sul nostro continente”.
L’intenzione di raddoppiare il numero dei riservisti militari e aumentare quello di agenti e gendarmi segue, alla perfezione, questa logica militare e poliziesca che già in Francia ha un trend da anni crescente.
Non sono mancati gli auspici che la Francia possa essere il primo paese europeo ad uscire “dalla dipendenza di petrolio, gas e carbone”.
Qualche parola è stata spesa anche in merito al lavoro. Macron, in merito, ha dichiarato di voler puntare alla “piena occupazione” entro i prossimi 5 anni, vantando poi i risultati raggiunti dal suo governo grazie al cui lavoro è stato possibile raggiungere il primato di livello più basso di disoccupazione “degli ultimi 5 anni”.
Una stangata anche a quelli che sono visti come i competitor oltre oceano. Il presidente francese ha dichiarato di non voler dipendere dai cosidetti “aggregatori” oltre oceano, e di volersi battere per la creazione di un “metaverso europeo” e quanto sia importante difendere “il diritto di creare”.
Sul piano ambientale poche parole, tutte riguardanti la volontà di dare incentivi per l’acquisto delle auto elettriche, il tutto attraverso la creazione di “meccanismi di leasing per accompagnare i nuclei più modesti e consentire loro di cambiare i loro veicoli”.
L’obiettivo è dunque quello di dispiegare, testualmente, un’offerta “abbordabile di veicoli elettrici”, dopo aver già raggiunto, a suo dire, l’importantissimo obiettivo di aver aiutato “un milione di francesi a cambiare auto”.
Obiettivi, questi, che dovranno essere ulteriormente migliorati consentendo dunque di “consumare di meno” generando un effetto positivo sia “sul potere di acquisto” che sul taglio delle “emisssioni CO2”.
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