Il filosofo Aleksandr Dugin parla per conto di Putin, spiegando le ragioni di questa guerra, l’appoggio del popolo e la questione riguardante il nucleare. Ma chi è realmente l’uomo che, secondo molti, è la mente dietro la macchina ideologica di Putin? E come la sua figura è stata in grado di influenzare questo conflitto? Ed è davvero il consigliere di Putin?
Per poter comprendere da un punto di vista differente ma quanto mai fondamentale cosa stia accadendo realmente in Russia e le ragioni che sottendono il conflitto russo-ucraino non si può prescindere dalla conoscenza di una figura chiave fondamentale: Aleksandr Dugin.
Intervistato da Luigi Mascheroni per il Giornale, Aleksandr Dugin ha risposto a una serie di domande riguardanti la figura di Putin e le ragioni ideologiche che animano l’invasione dell’Ucraina (lui ci tiene a specificare, è un'”operazione militare”) e la questione delle armi nucleari, che spaventa e non poco.
Ma chi è realmente Dugin e che ruolo gioca, la sua figura, in questo momento?
Vediamo qual è, anzitutto, la sua posizione filosofica e come quest’ultima inficia sul regime putiniano e il conflitto.
Aleksandr Dugin è un filosofo e politologo russo, descritto in tutto il mondo come l’ideologo di Putin.
Fondatore della corrente politica nota come ‘nazional-bolscevismo’, che vedremo dopo in cosa consiste, Dugin è l’uomo che muove la macchina ideologica di Putin.
Ma prima di arrivare alle sue teorie, partiamo da alcune basilari informazioni sulla sua vita.
Classe 1962, Aleksandr Gel’evič Dugin nasce a Mosca e muove i suoi primi passi dal punto di vista professionale nell’istituto Aeronautico di Mosca, nel quale entra nel 1979.
Nato in una famiglia di tradizioni militari, Dugin verrà poi espulso dall’istituto per inadempienza, sebbene in quegli anni riuscirà comunque a conseguire la sua laurea in Filosofia.
Da quello che è emerso, in realtà, Dugin non venne estromesso dall’Aeronatuica per ragioni di tipo disciplinare, ma in quanto fortemente ostile al regime comunista.
Consegue due dottorati di ricerca, uno in scienze politiche e l’altro in sociologia. Dopo anni di militanza politica e giornalistica attuata clandestinamente contro il partito comunista nel corso degli anni ’80, Dugin fonda nel 1993 il Partito Nazional Bolscevico con lo scrittore Eduard Limonov, sostenendo apertamente esponenti del movimento neo-fascista in alcune riviste da lui create.
Il simbolo? La falce e il martello su uno sfondo che richiama chiaramente quello del simbolo del partito nazista. Oggi il partito è considerato come fuorilegge in Russia.
Non manca, tuttavia, l’aperto sostegno sia allo zarismo che alla prassi politica staliniana, dimostrando un fervido nazionalismo. Quest’ultimo sarà proprio la causa che lo porterà ad allontanarsi, per controversie ideologiche, dallo scrittore Limonov.
Fu dopo l’allontanamento dallo scrittore che Dugin, negli anni a ridosso nel 1998, iniziò ad avvicinarsi nel gruppo che si andava formando attorno alla figura di Vladimir Putin.
Il testo principale di Dugin è ‘La Quarta Teoria Politica’, che lo colloca come esponente di spicco del neo-eurasiatismo, una corrente di pensiero che si pone come obiettivo quello di propugnare nella cultura europea continentale i valori del mondo asiatico.
Nello specifico, nell’interpretazione data da Dugin con la fondazione nel 2000 del partito Eurasia, l’obiettivo del filosofo è quello di porre la Russia al centro di una coalizione che possa guidare un “impero euro-asiatico” che possa contrapporsi all’Occidente e che coinvolga anche l’Iran e la Turchia.
Nel saggio di Dugin si sviluppa, appunto, la quarta teoria politica, che supera le tre grandi teorie politiche novecentesche, che hanno visto una fase di ascesa e una di discesa: il nazifascismo, il comunismo e il liberalismo.
Le prime due sono state sconfitte dal terzo che, comunque, versa per Dugin attualmente in una fase di grande declino.
Con questa quarta teoria politica, che si pone come il superamento del neoliberismo, Dugin postula la necessità di una riscoperta dei valori tradizionalisti quale la giustizia sociale e l’importanza dei valori del popolo, come la famiglia.
Dugin si definisce con orgoglio un populista, ed è per tale ragione che i movimenti politici di tale natura si ispirano ai suoi testi come ispirazione teorica, e non sono mancati gli aderenti alla sua ideologia anche in populisti della Lega come Gianluca Savoini, con cui è stato immortalato.
Non è un caso che in più convegni Dugin abbia parlato dell’Italia come “avanguardia geopolitica portatrice della Quarta Teoria Politica”, vedendo in quella che fu la coalizione M5S-Lega “il primo passo storico verso l’affermazione irreversibile del populismo e la transizione verso un mondo multipolare”.
L’ideologia di Dugin è attualmente fonte di ispirazione non solo di movimenti neo-nazisti quali Casa Pound, presso la cui sede ha tenuto un intervento in occasione del suo tour in Italia nel 2019, ma anche di altri movimenti populisti e di estrema destra quali il partito tedesco Afd e il Fronte Nazionale francese di Marine Le Pen.
Se viene descritto come l’ideologo di Putin, a cui quest’ultimo si ispira per muovere le sue battaglie anti occidentali, per altri non è così.
Luigi Di Biase, esperto dell’Europa dell’Est, parlò al Foglio in questi termini della influenza di Dugina su Putin e la Russia:
“Non è possibile che Putin legga Dugin, che abbia contatti con lui, che cerchi appoggio nella sua ideologia, e non ci sarebbe neppure bisogno di ricordare che Dugin ha perduto negli ultimi anni persino la cattedra alla Facoltà di Studi sociali dell’Università di Mosca, per segnare la distanza con il Cremlino”.
Anche in altri due think tank, Rand e Kennan Institute, parlano di una totale assenza di Dugin in Russia. Ma è davvero così?
Nell’ultima intervista rilasciata a il Giornale, Dugin ha parlato di Putin in termini decisamente poco negativi.
Dopo aver spiegato le ragioni che hanno animato questa operazione militare (ndr, ci tiene lui a definirla così contro il termine ‘invasione’ utilizzato da Mascheroni nell’intervista), Dugin ha difeso Putin dalle accuse sia di pazzia che di una guerra che non sta andando nel migliore dei modi:
“I modelli della disinformazione in casi del genere sono sempre gli stessi: far passare l’idea che un leader politico sgradito sia pazzo, malato, che non controlla più la situazione. Invece Putin è sano, lucido e molto forte. Mai stato meglio“, ha spiegato.
Nei suoi libri Dugin ha a lungo parlato di Putin, distinguendo da un Putin solare e uno lunare.
“Il Putin solare è il Putin della “Grande Eurasia”, il Putin patriota e sovranista, l’uomo che rompe con la postmodernità occidentale, contro la globalizzazione. Il Putin lunare è quello invece che scende a compromessi con l’Occidente, il WTO, Davos, l’élite liberale atlantista”.
“E qual è il Putin di oggi”, chiede il giornalista, domanda a cui Dugin risponde: “Iper-solare”.
Infine, riguardo il nucleare e il possibile utilizzo nel conflitto il filosofo e politologo ha risposto:
“Questo è l’unico vero problema, anche per noi. Tutto dipende dagli Stati Uniti. Se Washington si limita alle sanzioni, alle pressioni politiche e agli appoggi economici all’Ucraina, insomma se l’Occidente sosterrà indirettamente Kiev- tutte azioni legittime – non succederà nulla. Se però ci sarà un attacco diretto della Nato, allora la Russia risponderà con mezzi simmetrici. Se ci sentiremo minacciati sul nostro territorio, useremo le armi nucleari”.
Non resta che sperare che prevalga il buon senso rispetto al nucleare.
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