Complice la pandemia, l’Europa ha registrato nel 2020 un considerevole cambio di rotta verso la tanto (agognata) transizione ecologica. Insomma, favorire il passaggio da un sistema basato sul fonti energetiche inquinanti a un modello virtuoso incentrato sulle fonti verdi, non sembra più un obiettivo così tanto lontano ed irrealizzabile.
Un cambio di rotta che in questi tempi di guerra si rivela ancor più urgente, considerando i riflessi che il conflitto in terra ucraina può avere nei confronti dell’energia.
Nel PNRR, promosso sotto la salda guida del Presidente del Consiglio Mario Draghi, una parte consistente degli sforzi economici sono proprio mirati ad una rivoluzione verde su tutto il territorio, divenuta quantomai necessaria: “Per raggiungere la progressiva decarbonizzazione, sono previsti interventi per incrementare significativamente l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, attraverso investimenti diretti e la semplificazione delle procedure di autorizzazione per le rinnovabili, la promozione dell’agri-voltaico e del biometano”, si legge sul sito del governo italiano che si è già impegnato molto. Con una copertura, infatti, da fonti rinnovabili stimata al 20% dei consumi energetici complessivi nei settori elettrico, termico e dei trasporti, l’Italia nel 2020 ha superato gli obiettivi fissati dall’Unione europea, con ben tre punti percentuali in più, un ottimo risultato per il nostro Paese.
Ma quali sono le energie rinnovabili? Le risorse rinnovabili sono risorse naturali che si rinnovano nel tempo e possono essere considerate inesauribili. Tra il novero delle fonti di energia rinnovabile troviamo la solare, l’eolica, la geotermica, l’idroelettrica, quella proveniente da biomasse ed, infine, l’oceanica; tutte fonti di energia pulite, economiche e a disposizione di tutti. L’Italia, al momento, sfrutta in misura maggiore, secondo i dati di Terna, l’idroelettrico che produce il 12% del fabbisogno energetico totale, ed è indiscutibilmente l’energia rinnovabile più utilizzata su tutto lo stivale.
Ma in generale, tutta l’Europa ha superato l’obiettivo per il 2020 con oltre la metà del consumo finale lordo di energia ricavato da fonti rinnovabili, superando, per la prima volta, l’uso di combustili fossili.
Vedremo, quando disponibili, i dati per il 2021.
L’Unione Europea ha raggiunto una quota del 22,1 % del suo consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili nel 2020, circa due punti percentuali al di sopra del suo obiettivo: “Nel 2020, le emissioni di gas a effetto serra dell’Ue (compreso il trasporto aereo internazionale) risultano diminuite del 31% rispetto al 1990 a causa dell’impatto della pandemia sul consumo di energia, ma anche per via delle continue tendenze alla decarbonizzazione. Per la prima volta, le energie rinnovabili hanno superato i combustibili fossili come principale fonte energetica dell’Ue”, spiega la Commissione europea nel documento State of the Energy Union 2021.
Questo obiettivo è stato distribuito tra gli Stati membri dell’UE con piani d’azione nazionali volti a tracciare un percorso per lo sviluppo delle energie rinnovabili in base alle disponibilità di ciascun Paese all’interno dell’Unione. Però c’è un però. Con oltre la metà dell’energia da fonti rinnovabili nel suo consumo finale lordo, la Svezia (60%) detiene di gran lunga la quota più alta tra gli Stati membri dell’UE nel 2020, davanti alla Finlandia (44%) e la Lettonia (42%). All’estremo opposto della scala, le percentuali più basse di energie rinnovabili sono state registrate da Malta (11%), seguita da Lussemburgo (12%) e Belgio (13%).
Un divario non indifferente ma eterogeneo nel quale si può leggere una diversa strategia di mercato interna, in base anche alla forza finanziaria di ogni singolo del Paese. Insomma, sia il Lussemburgo che il Belgio non rientrano tra le Nazioni meno economicamente sviluppate in Europa, è più probabile quindi che dietro la loro scelta vi sia anche un mantenimento della loro economia attuale, nonostante abbiano entrambe raggiunto, se non superato, il loro target previsto per la fine dell’anno.
Ma analizzando gli obiettivi nazionali, ventisei Stati membri, su ventisette, hanno raggiunto o superato i livelli per il 2020. Gli Stati membri che hanno superato l’anno scorso in modo significativo i propri obiettivi sono stati Svezia, Croazia (entrambi +11 punti percentuali) e Bulgaria (+7 punti percentuali). La Francia, invece, è stata l’unica Nazione a non a raggiungere l’obiettivo (-3,9 punti).
Menzione a parte va fatta per la Polonia che ha rivisto i suoi dati sul consumo energetico finale della biomassa solida; la loro quota di rinnovabili è aumentata così di oltre 3 punti percentuali, raggiungendo il target preposto. Ma ci sono anche alcuni paesi che hanno utilizzato i trasferimenti statistici per raggiungere la loro soglia, ovvero degli accordi tra Stati membri per trasferire una determinata quantità di energia da fonti rinnovabili da uno Stato membro ad un altro Stato membro.
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