Aumento dei prezzi, blocco delle esportazioni, scaffali vuoti: panico nei supermercati

Sembra di essere tornati indietro di due anni esatti, quando durante il lockdown causa pandemia da Covid-19 i reparti alimentari erano stati presi letteralmente d’assalto dalle persone, che lasciavano gli scaffali del tutto vuoti.

Ora, questo sembra essersi ripresentato in alcuni supermercati italiani, a causa non del Covid-19 ma della guerra in Ucraina.

Nei giorni scorsi, come riporta il quotidiano ‘La Stampa’, ristoratori e baristi uscivano dai supermercati con carrelli pieni di olio e materiale non deperibile.

Tutto questo non tanto per l’evolversi della guerra in Ucraina, ma piuttosto per il rincaro che stanno subendo le materie prime in queste ultime settimane (anche a causa del conflitto: si pensi che per quanto riguarda l’olio di semi oltre il 60% di quello utilizzato in Italia viene da Kiev).

In parte la ragione potrebbe essere questa del rincaro, ma sicuramente influisce anche il timore che i propri magazzini possano restare vuoti.

Davanti a questo incredibile evento la Unicoop di Firenze (per citare una delle catene che sta optando per questa politica) ha deciso di correre ai ripari mettendo semplicemente un limite agli acquisti di farina, olio, zucchero. I clienti potranno acquistare al massimo quattro confezioni per scontrino.

unicoop razionamento beni
Cartello che sottolinea la possibilità di acquistare un numero minore di prodotti

E se questo della Unicoop fiorentina sembra essere un caso isolato (o giù di lì, giacché sono stati riportati altri casi come per esempi nella catena MD) rappresenta sicuramente una sorta di indice di quello che accade nell’intera filiera.

Il fatto che le materie prime siano introvabili (vedremo fra qualche riga perché) e che il costo della benzina stia schizzando alle stelle hanno sicuramente ridotto in pieno terrore gli allevatori, gli agricoltori, ma anche i vari distributori.

Il pesce aumenta del 40% mentre Kiev (e non solo) blocca le esportazioni di cereali

Andando poi a quantificare i rincari sul cibo, secondo l’Istat dallo scorso mese si è visto un incremento del 4,2% sul cibo in generale.

A preoccupare è anche il prezzo del pesce, che a quanto risulta ha avuto un incredibile aumento. Si parla di un aumento tra il 30 e il 40% nel giro di pochi giorni.

Questo ovviamente era alquanto prevedibile dal momento che i pescherecci dovranno rientrare dei costi del gasolio e per adesso lo hanno fatto (e presumibilmente continueranno a farlo) aumentando i costi del pesce sul mercato.

Discorso più complesso per quanto riguarda il mercato dei cereali, infatti Kiev ha bloccato le esportazioni di cereali dopo che nelle ultime due settimane i cereali hanno subito un incremento del 50% dei prezzi.

Ulteriori rincari sono previsti a causa del blocco del’export di grano e mais dei paesi in guerra e l’imprevisto ma anche da Ungheria e Bulgaria che hanno optato per un quantomai intempestivo (per il resto dell’UE) protezionismo.

La domanda a questo punto rimane una sola: che cosa ci aspetta nelle prossime settimane? Ulteriori aumenti? Scaffali dei supermercati vuoti?

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