La Russia ha approvato la “lista nera” che comprende una lunga serie di Paesi ritenuti “ostili” a Mosca, tra cui anche l’Italia.
Nella Black List redatta dal Cremlino compaiono tutti i Paesi che hanno applicato o che si sono uniti alle sanzioni nei confronti della Russia. Una lista nera che comprende quindi tutti i Paesi dell’Unione Europea, quindi anche l’Italia.
Inoltre, come riportato dalla Tass – l’agenzia di stampa ufficiale russa – e poi anche dal quotidiano ‘La Repubblica’, tra i Paesi che la Russia reputa ostili ci sono anche Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Svizzera.
Naturalmente non può mancare l’Ucraina, invasa dall’esercito di Mosca: nella Black List compaiono poi anche Islanda, Norvegia, Canada, Taiwan, San Marino e altri ancora.
Ma cosa comporta l’ingresso dell’Italia nella lista nera di Vladimir Putin? La Russia potrebbe attaccare anche i Paesi dell’Unione Europea?
In realtà, come precisa il decreto approvato dal governo russo, “lo Stato, i cittadini e le aziende che hanno obbligazioni in valuta estera nei confronti di creditori stranieri che rientrano nell’elenco dei Paesi ostili potranno pagare in rubli”.
Anche l’Italia nella lista nera di Mosca: cosa vuol dire
In questo modo, Mosca cerca di garantire la stabilità della propria economia finanziaria, specialmente in seguito alle pesanti sanzioni esterne.
Ma non è tutto, perché nel decreto viene specificato che tutte le transazioni e le operazioni di società russe con cittadini e aziende di Paesi che figurano nella Black List “saranno approvate dalla commissione governativa per il monitoraggio degli investimenti esteri”.
In questo modo, come precisa anche Bloomberg, Putin ha suddiviso gli obbligazionisti di Paesi che hanno sanzionato la Russia dagli altri creditori stranieri del debito. Mosse che servono anche alla Russia per dimostrare di poter continuare a mantenere i propri obblighi sul piano prettamente finanziario.
La presenza in lista nera non comporta attacchi militari da parte di Mosca ad altri Paesi, anche se ad oggi è impossibile escludere l’eventualità di un’escalation e di un allargamento del conflitto.