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Interni

“Vivo con l’immagine di lei in fondo al lago”: un anno fa la scomparsa di Sara Pedri

Tante le iniziative per ricordare la ginecologa 31enne, scomparsa un anno fa come adesso. I toccanti messaggi della madre e della sorella, in prima linea per le iniziative

E’ passato esattamente un anno dalla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa 31enne che lavorava presso l’ospedale Santa Chiara di Trento.

Della vicenda di Chiara abbiamo parlato in vari articoli, nei quali abbiamo analizzato le dinamiche dietro la sua scomparsa.

Si teme, secondo l’accusa, che la dottoressa possa essersi tolta la vita a seguito di forti pressioni di mobbing ricevute nell’ambiente di lavoro.

Un’ipotesi, quest’ultima, avallata da alcune testimonianze riguardanti il fortissimo stato di tensione nel reparto dove la Pedri lavorava, e che l’avrebbe spinta al tragico gesto.

Varie le iniziative per ricordarla, organizzate dalla famiglia e dalla comunità.

“Un albero con i fiori rossi per te”: le iniziative per ricordare Sara Pedri

Varie, come si diceva, le iniziative per ricordare Sara a un anno dalla sua scomparsa. Fra queste una veglia di 12 ore presso la Chiesa di Villanova di Forlì, organizzata dalla famiglia Pedri assieme ad un’altra.

La seconda, invece, sarà la piantumazione di un albero di Liquidambar nel parco urbano di Forlì.

“Piantare un albero significa amare la vita, amare la natura, amare l’infinito, come hai amato tu, Sara”, ha dichiarato mamma Mirella, che ha aggiunto: “Anche quando nella nostra vita è scoppiato un uragano di dolore, da questo dolore è nato un seme e poi un albero, poi un altro seme e un albero. Così all’infinito. Ogni creatura è un essere finito che porta dentro di sé il desiderio dell’infinito. Voglio dire che Sara è vita perché è un albero e poi un seme e poi un albero. Sara è la vostra vita, la nostra vita, la mia vita”.

Toccanti anche le parole della sorella Emanuela a La Repubblica: “Vivo con l’immagine di lei in fondo al lago. E’ un pensiero brutto, lo so. Pensi che sia lì sotto e nessuno me la porta su. Quando hai quell’immagine nella testa, e ci vivi da un anno, ti disturba sempre di più”.

Martina De Marco

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