E se Vladimir Putin fosse impazzito? La teoria del pazzo applicata al presidente russo

In questi giorni confusi, ricevere risposte anche alle domande più semplici sembra quasi un lusso. I perché si accavallano, si rincorrono, cercano tra di loro similitudini ed assonanze senza arrivare mai veramente ad un punto di svolta. Ma una domanda su tutte è sovrana: cosa ha spinto e cosa spinge tuttora Vladimir Putin a muovere una guerra in Ucraina, mettendosi contro la maggior parte della comunità internazionale ed una fetta importante di cittadini russi che la rinnegano aspramente?

Vladimir Putin
Vladimir Putin ieri al Cremlino durante la riunione di Gabinetto di guerra

Il presidente russo, infatti, va avanti per la sua strada, inasprendo i combattimenti contro gli ucraini che al momento reggono bene l’attacco con grande sorpresa di Putin; non si aspettava una risposta così massiccia, compatta e tenace contro il suo esercito che ha faticato per prendere possesso di alcune zone cruciali del Paese.

Proprio per questo, mentre si svolgevano ieri i colloqui di pace in Bielorussia, i bombardamenti russi si intensificavano, soprattutto a Kharkiv – la seconda città più importante dell’Ucraina – aumentando vertiginosamente il livello della violenza. Lunedì, sempre a Kharkiv, un grosso bombardamento su quartieri residenziali ha provocato 11 morti e centinaia di feriti. Secondo una stima delle Nazioni Unite, i civili uccisi finora nell’invasione sono 406, ma potrebbe essere una stima al ribasso.

Il punto cruciale, dopo l’invasione dell’Ucraina, però resta: cosa si nasconde dietro la strategia di Putin?

Putin: grande stratega o vittima di se stesso?

Dopo settimane di colloqui coi leader europei, alla fine Vladimir Putin, ha scelto di invadere l’Ucraina, consapevole di cosa ci fosse in ballo per la Russia ed il suo popolo. Le sanzioni economiche, infatti, oltre ad aver fatto scendere ai minimi storici il rublo, avranno effetti devastanti sulla vita dei cittadini russi: alcuni, per evitare il collasso prima del tempo, si sono recati agli sportelli stranieri più vicini, come l’UniCredit Bank Russia, sussidiaria dell’omonima italiana, per prelevare il più possibile dai loro conti, ma al terzo tentativo non erano più disponibili dollari o euro, solo rubli, come riportato da ‘La Repubblica’.

Le sanzioni, insomma, per quanto vagliate dal Cremlino che era stato in qualche modo avvertito prima ancora che scoppiasse il conflitto sul confine orientale dell’Ucraina, non sono state comunque un deterrente sufficiente per Putin, conscio invece di un aspetto diplomatico, se vogliamo più datato, ma essenziale. Il presidente russo, infatti, è stato disposto a “sacrificare” la propria economia, il proprio Paese, il proprio popolo perché sapeva che non avrebbe subito ritorsioni peggiori di questa.

In altre parole, Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina proprio perché aveva la profonda consapevolezza che non avrebbe subito attacchi o ritorsioni militari. Stiamo parlando di una grande conquista per il presidente russo: se la Nato decidesse di intervenire con le armi, abbandonando quindi tutte le vie diplomatiche, la Russia non avrebbe scampo; sarebbe numericamente inferiore e poco preparata.

Molti soldati russi sono inesperti, addestrati sommariamente per una guerra che non appartiene loro e che è “capitata” tra capo e collo. Insomma, sono obbligati a combattere, a differenza delle milizie spontanee ucraine di questi giorni che non hanno più molto da perdere e sono spinte solo dall’odio per il nemico che ha rubato loro la libertà, i sogni e la vita stessa.

Alla base quindi della scelta di Putin c’è l’assenza di responsabilità che non deve al suo popolo, che non è il suo elettorato. Il presidente russo, infatti, non dove preoccuparsi di raccogliere e mantenere il consenso all’interno del proprio Paese, di avere un rapporto limpido e trasparente con la stampa e di garantire una stabilità economica alla Russia – già di per sé non molto sviluppata – cosa che invece preoccupa molto le potenze occidentali e che le fa essere più caute e prudenti. Questo Putin lo sa e lo usa a suo vantaggio, costi quel che costi, come ha già ampiamente dimostrato.

E se questa ricostruzione fredda, lucida e distante non ci convince del tutto, è impensabile credere però che il presidente russo stia facendo tutto questo rumore per denazificare l’Ucraina. L’estrema destra esiste – non è purtroppo una novità – come in tutti paesi europei, ma anche a Kiev, al momento di chiamare i cittadini al voto, non raccoglie mai più del 2% di preferenze, un dato da non sottovalutare questo, perché dimostra la valenza nulla dei gruppi nazionalisti ucraini che sono attivi solo nel Donbass, l’area separatista filorussa ora autoproclamatasi indipendente sotto la salda guida di Putin.

Inoltre, Volodymyr Zelens’kyj, il presidente dell’Ucraina, è ebreo, pertanto sarebbe molto difficile far convivere sotto lo stesso tetto governativo i nazisti e Zelens’ky.

Cos’è la teoria del pazzo?

Tuttavia, in queste ore ore stanno girando le teorie più disparate proprio sulla salute mentale di Vladimir Putin. La riunione di gabinetto di guerra tenutasi ieri al Cremlino ha evidenziato, infatti, qualcosa di anomalo o, se vogliamo, sconcertante: mentre il resto dei presenti, dal premier Mikhail Mishustin alla governatrice della Banca Centrale Elvira Nabiullina fino al capo dello staff del Cremlino Sergey Kirienko, si inscurisce in volto ed appare visibilmente preoccupato per la piega che sta prendendo l’operazione militare “speciale” in Ucraina, Putin, invece, è l’unico a sorridere e a sembrare tranquillo. E’ forse il segno che non sta bene ?
Si fa insomma sempre più strada l’idea da parte della Nato, così come per gli Stati Uniti e per l’Europa, che in realtà Vladimir Putin avrebbe perso la lucidità che lo ha sempre contraddistinto. Ma cerchiamo di capire come stanno le cose, per quanto questa resti al momento, infatti, una tesi non accreditata, mettere in circolo un problema di salute mentale potrebbe essere del tutto controproducente per la ragion d’essere della stessa Ucraina, un po’ come nel piccolo fanno in molti durante i processi a loro carico richiedendo l’infermità mentale per discolparsi dai loro crimini.
Un articolo de ‘Il Messaggero’ ha ospitato le parole della giornalista statunitense, vincitrice del premio Pulitzer, Laurie Garret, secondo la quale Putin: ” E’ chiaramente affetto da un delirio d’onnipotenza, è incapace di ragionare e di soppesare i rischi di ogni azione, potrebbero essere gli effetti del Long Covid“, ha spiegato la Garret che fa parte anche del Council on Foreign Relations. Una sorta di nebbia mentale mentale quindi avrebbe avvolto il presidente russo, al momento vittima del Long Covid che lo renderebbe poco lucido ed avventato, al punto da invadere un paese straniero per sconfiggere i nazisti di Kiev.
Ma le azioni scellerate, a tratti folli, del leader del Cremlino potrebbero essere anche riconducibili alla “Teoria del pazzo” che poco ha a che fare col suo nome in senso stretto, si tratta infatti di una sorta di illusione.
L’intelligence americana teme che il comportamento di Vladimir Putin possa essere un bluff volto sparigliare le carte: è difficile capire cosa voglia fare la Russia, fino a dove si voglia spingere e cosa accadrà in futuro, soprattutto dopo l’annuncio di Putin sulla deterrenza nucleare per far fronte alle sanzioni e all’ingerenza di Nato, UE e USA. Un modo per confondere, sì, ma anche per incutere paura.
La teoria del pazzo si fonda proprio su una condotta di politica estera che punta a spaventare i propri nemici convincendoli che li si potrebbe attaccare con reazioni enormemente sproporzionate, cioè da pazzi: “Non sarebbe la prima volta che, nelle relazioni internazionali, qualcuno cerchi di apparire intenzionalmente irrazionale, in modo da costringere l’avversario alla cautela” – sottolinea Michael A. Horowitz, analista della sicurezza presso il Beck Institute, sempre nell’articolo de ‘Il Messaggero’  – “Se questo è ciò che sta facendo Putin, allora è spaventosamente bravo a farlo”.
Ma dove sta la verità? Putin è davvero fuori di sé o finge di esserlo, giocando però una partita dalla posta altissima? C’è chi, infatti, non crede che la condotta del presidente russo sia una strategia, descrivendolo in realtà come una pericolosa vittima di sé stesso:
“La “madman theory” descrive leader razionali che fingono di essere un po’ folli perché sperano che l’altra parte li trovi così pericolosi e imprevedibili da fare un passo indietro. Ma con Putin un numero crescente di segnali indica che i suoi non siano bluff o minacce, ma azioni”, ha spiegato Richard Haass, diplomatico americano, presidente del Council on Foreign Relations, in un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’.
“L’ex segretario della Difesa Robert Gates (e ogni funzionario americano abbia conosciuto Putin di persona) dice che non è il Putin che ricordano: che c’è qualcosa di strano, fisicamente o psicologicamente. Perciò dobbiamo contemplare la possibilità che non stia bluffando“, ha concluso Haass.
Ma mentre si cerca di capire se Putin sia o non sia pazzo, se continuerà la sua avanzata o meno, sono sempre i civili a pagare il prezzo più alto della guerra.
Gestione cookie