Archiviate le olimpiadi invernali di Pechino, è già il momento di pensare a Milano – Cortina 2026 e i nostri governatori lo sanno molto bene, o forse no. Il video, infatti, del passaggio del testimone tra Cina ed Italia mandato ieri durante la cerimonia di chiusura dei giochi, ha suscitato non poche perplessità sul suo scopo ed anche sua sulla riuscita.
Una cosa è certa: se ne parla da ieri e nel bene e nel male, purché se ne parli, l’obiettivo è stato raggiunto. Ma qual è il video incriminato in queste ore? Facciamo un passo indietro. Ieri parte della cerimonia a Pechino è stata dedicata proprio alle prossime Olimpiadi in Italia, la bandiera olimpica, infatti, è passata dal sindaco di Pechino ai due sindaci di Milano, Beppe Sala, e di Cortina, Gianpietro Ghedina, accompagnati da Valentina Vezzali, Sottosegretario con delega allo sport e Malika Ayane che ha cantato l’inno di Mameli insieme al violinista Giovanni Andrea Zanon.
Dopo questo alto momento di Italia nel mondo, si è passati ad un video spot in cui si cercava, in qualche modo, di celebrare la bellezza del nostro Paese, invitando così le persone ad assistere alle prossime olimpiadi tutte italiane, visitando anche il resto della Penisola. Un video celebrativo, insomma, che sulla scia del prossimo Eurovision a Torino, tenta di mantenere alta e costante l’attenzione sull’Italia e sul periodo florido che sta vivendo tanto nella musica quanto nello sport.
Però c’è un però, così grande, che fatto storcere il naso e suscitato a molti più di una risata. Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e quello della Regione Lombardia Attilio Fontana, infatti, hanno espresso questo invito “parlando” in cinese, un gesto encomiabile, sì, ma che non ha sortito proprio l’effetto sperato.
Nel video i due governatori, ridoppiati da loro stessi – chissà quante volte avranno recitato davanti allo specchio la loro battuta sforzandosi di apparire il più naturali possibile – in maniera affabile, carina e, perché no, simpatica estendono a tutto il mondo un invito chiaro, semplice e diretto: “Benvenuti nelle bellezze dell’Italia” – esordisce il presidente del Veneto accennando un sorriso – “Benvenuti nelle montagne soleggiate”, conclude Fontana, circondato alle sue spalle da bianche bandierine svolazzanti, ma l’effetto è comico, malgrado l’impegno che c’è, si vede, ma non basta.
Insomma, Zaia e Fontana sono rimandati, tra quattro anni, però è indubbio anche che il cinese, come lingua, sia molto più distante da noi geograficamente e culturalmente, ed è complicato assimilare un idioma lontano con scioltezza, quantomeno dovremmo provare ad essere più indulgenti rispetto al “shish” dell’anglofono Matteo Renzi, ma il web non ha perdonato neanche in questa circostanza.
Su Twitter gli hashtag #Zaia e #Fontana sono diventati immediatamente virali dopo il lancio del video. C’è stato subito chi ha colto una certa somiglianza con “Totò e Peppino e la malafemmina”, quando i due cercano di ottenere informazioni su indirizzo a Milano tramite l’iconico “Noio volevam savuar”, ma c’è stato anche chi è stato ancora più pungente.
“Zaia e Fontana in cinese “venite a mangiare i nostri topi italiani”, ha twittato un utente. “That damn smile #zaia #fontana (Lombroso mica c’aveva tutti i torti eh)”, ha commentato qualcun altro, facendo riferimento alla teoria del medico di fine Ottocento Cesare Lombroso che aveva approfondito il concetto del criminale per nascita, secondo cui l’origine del comportamento criminale sarebbe insita nelle caratteristiche anatomiche del malvivente, una persona sarebbe, infatti, fisicamente differente dall’uomo normale, soprattutto per alcune caratteristiche facciali.
Insomma, i due presidenti non avrebbero ponderato la loro scelta, considerata dai social più che “criminale”: “… E niente, Zaia e Fontana hanno inconsapevolmente dichiarato guerra alla Cina..”, ha scritto ancora un altro utente.
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