Si avvicina l’uscita del videogame più atteso dell’anno: quando esce Elden Ring, tutto sull’erede spirituale di Dark Souls.
Elden Ring è il frutto di uno dei fenomeni commerciali più casuali dell’intera industria videoludica. Tutto parte nel 2009, quando Sony pubblica in Giappone e USA un Jrpg (gioco di ruolo di stile nipponico) chiamato Demon’s Souls. Si tratta di un progetto curato dalla divisione giapponese di Sony insieme ad uno studio di sviluppo piccolo, From Software. Ciò che aveva convinto i dirigenti della compagnia nipponica ad investire sul progetto era un concept di gioco nuovo ed un art design dello stesso fuori scala.
Inizialmente sono state vendute poche centinaia di migliaia di copie e l’allora presidente della divisione Playstation, Shuhey Yoshida, disse di aver compreso l’errore fatto nel voler finanziare il progetto. Senza che lui lo sapesse, però, nei forum dedicati ai videogame, Demon’s Souls stava diventando un piccolo fenomeno di culto. La difficoltà elevata del gioco aveva fatto appassionare tantissimi utenti e la fama del “Gioco impossibile” cominciava ad attirare fan in tutto il mondo. Un anno e mezzo dopo l’uscita, Demon’s Soul era diventato un videogame cult e le due aziende hanno recuperato i costi di produzione, ottenendo anche profitto.
Se agli albori dell’industria videoludica, un fenomeno simile era più semplice perché non c’erano generi definiti, meno probabile era all’alba degli anni ’10 del 2000 che si ripetesse in un’industria ormai ben strutturata e diversificata come produzione di generi precisi. Insomma, quel gioco che sembrava fallimentate ha dato il via alla creazione di un genere, non grazie all’intuizione di un publisher, ma alla passione di una nicchia di videogiocatori. Si può dire che il genere souls è nato grazie ai desideri degli utenti.
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Il vero exploit, il salto di qualità definitivo di From, è giunto però nel 2019, anno in cui è uscito Sekiro Shadows Die Twice. Si trattava di un action puro, senza elementi gdr, che recuperava dai Souls la struttura dei salvataggi e della progressione del personaggio, oltre ovviamente ad una difficoltà fuori scala. Il gioco è stato apprezzato unanimemente da critica e pubblico, aggiudicandosi il premio di miglior gioco dell’anno.
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Con Sekiro, From ha raggiunto la maturità artistica e ora sono milioni i gamer in tutto il mondo che attendono con ansia Elden Ring. Un’attesa spasmodica che sta per giungere al termine visto che il videogame sarà rilasciato il 23 febbraio 2022, ovvero tra due giorni. Il gioco uscirà su tutte le piattaforme e già adesso è uno dei maggiori indiziati alla vittoria del titolo di miglior gioco dell’anno.
Anche in questo caso il team di sviluppo ha voluto sperimentare qualcosa di nuovo. Pur recuperando le atmosfere, il sistema di salvataggio e crescita delle skill da Dark Souls, Elden Ring sarà il primo titolo della compagnia ad avere un mondo completamente aperto al posto di livelli chiusi. Da Sekiro inoltre ha ereditato la funzione salto e il timing delle parate (uno dei difetti più conosciuti della serie Souls), l’approccio stealth e la verticalità dell’esplorazione.
Nel mondo aperto gli scontri saranno opzionali, la difficoltà leggermente inferiore ai predecessori e ci si potrà muovere con un cavallo. L’estensione della mappa non raggiunge i livelli di altri esponenti del macro genere Open World, ma a differenza di altri titoli, in quello di Elden Ring ci sarà una cura del level design mai vista.
Nonostante la nuova formula, il titolo renderà al meglio nei dungeon, ovvero quando si tornerà in livelli “chiusi”. In queste aree si recuperano tutte le sensazioni classiche di un Souls, sia per tipologia di avanzamento che per difficoltà degli avversari che vi si pongono davanti.
Tanto basta per giustificare l’hype attorno al titolo, ma c’è un ulteriore elemento che ha accresciuto l’attesa: la lore del gioco (la storia del mondo in cui ci muoviamo) è stata curata da George R.R. Martin, ovvero la penna dietro a Game of Thrones. Se Sekiro è stata la prova di maturità del team, questa nuova fatica si preannuncia come la definitiva consacrazione.
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