Il Senatore bolognese Pier Ferdinando Casini sembrava essere il favorito del centro per diventare il nuovo Presidente della Repubblica ma, ad un passo dalla poltrona del Quirinale, si è tirato indietro, lasciando nuovamente il posto allo già Presidente Mattarella.
Il senatore, quindi, ha rilasciato un’intervista per ‘Il Corriere Della Sera’. “Ho imparato a mie spese che quello del suggeritore è un destino gramo” ha commentato in merito all’interesse del centro politico per la sua figura di leader, “Se suggerisci quello che una persona si aspetta di sentirsi dire, il consiglio viene seguito. Altrimenti no”.
E per spiegare al meglio al concetto, il leader centrista ha raccontato un gustoso retroscena quasi metaforico riguardo la figlia (una delle figlie – Casini ha avuto tre figlie: due dalle prime nozze e una dalle seconde nozze): “Lo sa come ho fatto le volte che una mia figlia mi ha portato un ragazzo a casa? Vedevo questi ragazzi due o tre volte e continuavo a tacere, zitto. E allora lei a chiedermi: “Papà, vuoi dirmi che ne pensi?”. E io niente. Anzi, dicevo: “Se vuoi sapere il mio parere, me lo devi chiedere cinque volte”. Ma sono ed ero consapevole che il modo migliore per suggerire a una figlia di non frequentare un ragazzo che eventualmente non ti piace è di non farglielo sapere”.
Lui stesso ammette che, durante i suoi anni come leader dell’Udc “ascoltavo tutti ma poi facevo di testa mia”. Un ponte con Matteo Renzi è dunque impossibile: “Ma lei ce lo vede qualcuno nei panni del suggeritore di Renzi? È ovvio che poi fa quello che gli pare”.
In merito alla sua reputazione da ‘padre nobile’ del Parlamento, ha commentato: “Se le dicessi di sì, sarei altezzoso; se le rispondessi di no, mi prenderebbero per ipocrita. Nel corso di una lunga carriera, in cui ho fatto cose positive e anche errori, ho capito che alla fine quello che ti resta è la reputazione”.
“Berlusconi era pronto a sostenermi, Meloni e Salvini no”
Negli ultimi giorni sono stati infatti molte le figure politiche a sostenere la candidatura al quirinale di Casini, primo tra tutti Silvio Berlusconi; tra i due pare infatti correre buon sangue, e Casini ha raccontato: “Abbiamo fatto una lunga passeggiata, mi ha detto “sei ancora giovanissimo”, anche se ovviamente non è vero”.
“Vede, per Berlusconi una volta contava vincere e farlo a ogni costo. Adesso, col passare del tempo, ha capito che il suo compito storico è quello di unire, di ridurre le divisioni. Il ritiro della sua candidatura per il Colle credo sia derivato soprattutto da questa consapevolezza”.
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Casini sembra aver rinunciato al titolo con consapevolezza e, si potrebbe anche azzardare, felicità, definendo la rielezione di Mattarella una “benedizione”: “La democrazia è malata quando la politica pensa che i tecnici siano inutili ma anche quando i tecnici scalzano completamente i politici”.
“Facendo un parallelo con l’emergenza della pandemia: Mattarella è a capo dell’ospedale e Draghi è il primario. Ma nel mezzo di una piena pandemia non mandi il primario a fare il presidente dell’ospedale. Non funziona”.
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Le ultime vicende hanno conquistato al bolognese anche la stima dei pentastellati, tant’è che durante l’intervista ha rivelato: “Una delle loro figure più importanti, di cui non faccio il nome, mi ha scritto in una lettera: ‘Sei la prova della distanza tra quello che pensavamo della politica e quello che la politica è davvero’“.