La nascita del Movimento studentesco ha portato a un aumento esponenziale delle manifestazioni di protesta, soprattutto a seguito della morte di Lorenzo, il giovane studente che ha perso la vita lavorando per l’alternanza scuola-lavoro. Chi sono gli studenti del movimento della lupa e quali gli intenti
“E’ tempo di riscatto”: è questo lo slogan che campeggia sul loro striscione, uno dei tanti, utilizzati nel corso delle manifestazioni da loro indette.
Il 28 gennaio la penultima prima di oggi, mentre domani 5 febbraio, invece, si confronteranno con le realtà studentesche di tutto il Paese.
Stiamo parlando del “Movimento della Lupa”, un movimento studentesco nato da pochissimo ma che fa già parlare di sé.
Nato nella capitale, il movimento è riuscito nel giro di pochissimo ad imporsi come un vero e proprio punto di riferimento nelle proteste delle ultime settimane, scatenatesi soprattutto a seguito della morte di Lorenzo, il giovane studente ucciso da una trave di acciaio l’ultimo giorno di apprendistato.
Lo scorso 17 dicembre migliaia di studenti si sono riversati per le strade di Roma per manifestare contro la condizione dello studente in Italia.
Dall’alienante Dad fino allo stato brado in cui versa l’edilizia scolastica e il taglio dei fondi pubblici, gli studenti hanno organizzato una serie di manifestazioni articolate su un malcontento che non appresta a diradarsi.
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I fondi accantonati nel PNRR per la voce scuola sono stati il palese intento, o meglio, proprio mancanza di quest’ultimo, nei confronti un lavoro organico e coordinato che porti a un miglioramento del sistema scuola grazie all’arrivo dei fondi.
Come se la frustrazione causata da queste gravi questioni non fosse già abbastanza, ad accendere una miccia ormai troppo corta la morte di Lorenzo Parelli, il 18enne rimasto ucciso da una trave di acciaio durante il suo ultimo giorno di apprendistato come previsto dal contratto che aveva, basato un sistema duale nel quale lo studente, nel corso dell’ultimo anno di studi, sviluppa competenze pratiche direttamente sul campo.
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Decine i licei occupati dopo la tragedia, decine le manifestazioni in tutta Italia e i comunicati congiunti di decine e decine di associazioni studentesche e movimenti che, all’unisono, hanno deciso di scendere in piazza a protestare contro le condizioni in cui versa lo studente in Italia.
“Siamo una generazione senza sogni, aspettative e questo ci fa essere così arrabbiati”, sono queste le parole con cui Sofia, una maturanda della Lupa, ha spiegato a La Repubblica la sensazione che anima una intera generazione.
Il nome “La Lupa” non viene scelto, però, dagli studenti che hanno fondato il movimento.
A spiegarlo a Micromega è uno studente 17enn, L.: “Il nome La Lupa non è stato scelto da noi. I media ci hanno chiamato così”.
Un riferimento che rimanda inevitabilmente al Movimento studentesco la Pantera, nato sul finire degli anni ’80 e che con le sue azioni politiche può essere considerato, fino a oggi, l’ultimo dei grandi movimenti studenteschi.
Per maggiori informazioni, vi rimandiamo in questo articolo riguarda la nascita di quel movimento:
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Una realtà “a scatola”, all’interno della quale è possibile trovare una struttura organizzativa di diversi nuclei che si coordinano attraverso le assemblee congiunte.
Con presidi e picchetti sparsi un po’ ovunque, il movimento ha via via preso vita, fino a costituirsi ufficialmente.
Le manifestazioni organizzate agli inizi di gennaio hanno avuto come esito una risposta favorevole circa la possibilità di confrontarsi con le istituzioni.
Ma quali sono la richieste che presenteranno a queste ultime? Ciò che gli studenti chiedono è che le decisioni in merito a questioni come quelle scolastiche non vengano delegate a chi non ha la benché minima idea di come il sistema funzioni, ma che, anzi, derivino da gialoghi anche serrati con gli studenti.
Inconcepibile la reazione da parte della polizia che, di tutta risposta, ha preso a manganellate gli studenti attirandosi tantissime critiche per la forza sproporzionata con cui hanno reagito alla protesta studentesca.
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