E se non ci fosse nessuna differenza tra il mondo reale e quello virtuale? In fondo, è sempre una dimensione costituita dai medesimi essere umani: che siano fatti di carne ed ossa o di pixel, poco cambia. L’attitudine personale, infatti, non si inclina nell’universo in cui si sceglie di abitare, piuttosto si stabilizza e si espande.
E gli stessi episodi che capitano nella vita vera, possono accadere anche nel Metaverso lanciato qualche mese fa da Mark Zuckerber, un internet senza distinzione tra virtuale e reale che va oltre il web, ma che conserva gli stessi problemi del mondo vero e proprio. Una donna, infatti, ha denunciato di essere stata virtualmente “stuprata da una banda” nel Metaverso e che le nuove tecnologie l’hanno fatta sentire come nella vita reale.
Nina Jane Patel, vicepresidente di un gruppo di ricerca di una compagnia rivale al Metaverso zuckerbergiano, ha raccontato di essere stata “molestata verbalmente e sessualmente” e di aver persino subito uno “stupro virtuale di gruppo” da parte di alcuni uomini, solo sessanta secondi dopo aver effettuato l’accesso a “Horizon Venues”, un mondo VR di proprietà di Meta (ex Facebook)
Come riportato dal Daily Star, Patel ha spiegato che: “3-4 avatar maschili, con voci maschili, essenzialmente ma virtualmente un gruppo, hanno violentato il mio avatar e hanno scattato foto e mentre cercavo di scappare hanno urlato ‘non fingere che non ti sia piaciuto’ e ‘vai a masturbarti sulle foto“. Ha aggiunto che “non ero più abituata a sentirsi parlare in un modo così dispregiativo; forse ancora nel 1996, ma certamente non nel 2021”.
Il lato oscuro di Horizon Worlds
Horizon Worlds è un videogioco online gratuito in realtà virtuale che ti permette di incontrare amici e sconosciuti in un mondo a portata di VR, dove si ha una versione digitale “avatar” del proprio corpo che si muove come farebbe nella vita vera. Sebbene questo videogioco consenta di scambiare quattro chiacchiere con le persone, giocare ed essere totalmente immerso in un’esperienza straordinaria, ha anche un lato oscuro, come dimostra l’esperienza di Patel.
Proprio per questo, Horizon Worlds ha una funzione chiamata “Zona sicura“, che permette agli utenti di attivare una bolla protettiva in cui più nessuno può interagire, toccare o parlare con l’avatar. Sfortunatamente, sempre secondo quanto riferito dal Daily Star, Patel ha detto di essersi “bloccata” e che tutto “è successo così velocemente e prima che potessi anche solo pensare di mettere la barriera di sicurezza in posizione”.
Il palpeggiamento virtuale e le molestie sulle donne sono problemi comuni in molti spazi online, ma il fatto che il Metaverso sia in VR aggiunge una “fisicità” al problema che può farlo sembrare estremamente reale. La tecnologia VR, in qualche modo, amplifica l’esperienza, dandole, nel vero senso della parola, più corpo, proprio per vivere nella maniera più intensa possibile il metaverso.
Patel ha spiegato, infatti, che: “La realtà virtuale è stata progettata in modo che la mente e il corpo non possano differenziare le esperienze virtuali/digitali dal reale. In un certo senso, la mia risposta fisiologica e psicologica è stata come se la molestia fosse accaduta nella realtà”.
Dopo la terribile esperienza di Patel, un portavoce di Meta ha dichiarato: “Horizon Venues dovrebbe essere sicuro e ci impegniamo a progettarlo in questo modo. Continueremo ad apportare miglioramenti man mano che impariamo di più su come le persone interagiscono in questi spazi, soprattutto quando si tratta di aiutare le persone a segnalare le cose in modo facile e affidabile”.
Ma non è, come detto prima, un caso isolato quello della vicepresidente del gruppo di ricerca “nemico”. A dicembre, un altro beta tester di Horizon Worlds ha affermato che il suo avatar è stato palpato da uno sconosciuto: “Le molestie sessuali non sono uno scherzo sull’internet classico, ma il VR aggiunge un altro livello che rende l’evento ancora più intenso” – ha raccontato l’utente – ” Non solo sono stata molestata ieri sera, ma c’erano altre persone lì che hanno incoraggiato questo comportamento. Mi sono sentita isolata”.