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Cultura

Sette miti sfatati sulla tragedia del Titanic: ecco cosa è successo davvero

Si credeva che fosse ‘invincibile’, ma dopo una sola settimana il Titanic si è scontrato contro un iceberg ed è affondato nelle gelide acque dell’Atlantico. La tragedia ha reso il Titanic la nave più famosa della storia e, come spesso accade, la vicenda è circondata di miti su cosa sia realmente accaduto quella fatale notte del 15 Aprile 1912.

Secondo quanto riportato dal ‘The Sun’, lo storico svedese Claes-Göran Wetterholm, il curatore di una mostra sul Titanic locata a Londra, ha deciso di fare chiarezza sulla vera storia: “Il film hollywoodiano diretto da James Cameron è il migliore fatto sull’accaduto“.

“Però ci sono diverse cose su cui non posso concordare e l’ho anche detto a Cameron quando l’ho incontrato, la sera della premiere. Il tema del film è comunque fantastico e cattura perfettamente l’atmosfera sulla nave. Ho passato tanti anni a fare ricerche su cosa fosse veramente accaduto quella sera, ho parlato con i sopravvissuti e alcuni familiari per scoprire la verità“.

Ecco quali miti è riuscito a sfatare lo storico e cosa è realmente successo durante le ultime ore del Titanic

1. Si dice che prima siano stati salvati donne e bambini, ma non è esattamente così. Date le ‘regole sociali’ del 1912, buona condotta vuole che gli uomini abbiano fatto salire per primi donne e bambini sulle scialuppe di salvataggio. In realtà molti uomini -tra passeggeri ed equipaggio- si sono gettati sulle scialuppe per primi. La differenza tra i sopravvissuti maschi e femmine è di sole 10 persone.

2. Al tempo della tragedia circolava la notizia che il Capitano Smith fosse stato avvistato in acqua, sott’intendendo quindi che si fosse gettato in mare, abbandonando la nave, per cercare di salvarsi. In realtà il corpo non è mai stato ritrovato.

Secondo Wetterholm il Capitano non aveva preso parte al salvataggio, ma lo supervisionava. Le prove suggeriscono che abbia avuto un crollo mentale e non riuscì a sostenere la tragica situazione; probabilmente è tornato sul ponte ed è affondato insieme alla sua nave.

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3. Nel 1912 un giornale aveva dato la notizia che il capitano Smith non fosse sobrio al momento della collisione. L’articolo diede vita a diverse voci a riguardo, ma non ci sono prove che i membri dell’equipaggio fossero ubriachi e che abbiano causato la collisione.

La notizia certa è che il Capitano aveva partecipato ad una cena organizzata per lui dai passeggeri della prima classe George ed Eleanor Widener, insieme al figlio Harry. La signora Widener, sopravvissuta all’incidente, ha confermato che il capitano non aveva toccato una goccia d’alcol, solo acqua. Quindi era sicuramente sobrio al momento dell’impatto.

4. Alcuni uomini sopravvissuti hanno raccontato di essersi buttati in mare, ma la verità è che sono saltati direttamente sulle scialuppe di salvataggio. Nel 1912 era impossibile ammetterlo perché si sarebbe stati etichettati come codardi ed emarginati dalla società.

5. Rimane incerta la verità sull’ultima canzone suonata dalla band. All’inizio del 20esimo secolo si era ancora molto religiosi e la gente ha voluto credere che l’ultima canzone suonata fosse quindi un inno. Si pensava che fosse stato suonato ‘Nearer My God, To Thee’, un inno del 19esimo secolo pubblicato su ‘Hymns and Anthems’ una raccolta di canti religiosi usata alla South Place Chapel di Finsbury, Londra. Pare più probabile però che l’ultima canzone suonata dalla coraggiosa band fosse ‘Songe d’Automne’.

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6. Nel film hollywoodiano è inserita una scena in cui il Primo ufficiale William Murdoch spara ad un passeggero e poi si uccide con la stessa arma. Anche questo è solo un mito. Murdoch era impegnato nel rilascio dell’ultima scialuppa quando un’onda improvvisa lo ha gettato fuori bordo. 12 persone su quella scialuppa sopravvissero, mentre Murdoch sparì, probabilmente annegato.

7. Si crede che a salvarsi siano stati i passeggeri delle classi più alte. In realtà sono sopravvissuti più uomini che viaggiavano in terza classe che quelli in seconda. I passeggeri della seconda classe erano gentiluomini Britannici e, secondo il codice morale menzionato più in alto, hanno salvato prima le donne e i bambini.

Molti uomini in terza classe erano invece Svedesi e Finlandesi, che non hanno esitato a gettarsi il più in fretta possibile sulle scialuppe. Il 13% è sopravvissuto, contro il misero 8% degli uomini in seconda classe. La statistica rimane comunque un mistero, dato che gli uomini della seconda classe avevano accesso al ponte della nave, dal quale avevano più facilmente accesso alle scialuppe di tribordo.

Federica Pollara

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