A un anno dalla scomparsa della 17enne di Caccamo, il ricordo della madre e quello delle istituzioni sia comunali che ecclesiastiche. Cosa successe quel tragico 24 gennaio
Sono trascorsi esattamente 365 giorni da quando il corpo di Roberta Siragusa, una ragazza 17enne di Caccamo, venne ritrovato senza vita incendiato in un dirupo ai piedi del Monte San Calogero.
Principale indiziato, oggi come allora, il 20enne Pietro Morreale, ex fidanzato della ragazza.
Il processo a suo carico inizierà a marzo e, nel frattempo, la madre e tutta la famiglia della vittima, con il sostegno delle istituzioni locali, hanno voluto ricordare Roberta nel giorno del tragico anniversario della sua scomparsa.
Il corpo di Roberta venne rinvenuto la mattina dopo nel dirupo sottostante il Monte San Calogero.
A portare i Carabinieri sul luogo fu proprio Morreale che, la sera prima, si trovava con Roberta.
Dopo una serata passata assieme ad altri amici, nonostante in quel momento vi fosse la zona rossa, i due avevano avuto una discussione.
Stando a quanto riportato dal giovane, la ragazza in preda alla disperazione a seguito del litigio, si sarebbe suicidata cospargendosi di benzina per poi darsi fuoco, e che lui avrebbe anche tentato di salvarla.
Una versione, questa, che ovviamente non ha convinto gli inquirenti. E’ stata l’autopsia ad alimentare ulteriori dubbi in merito a quanto riferito da Morreale.
Anche gli amici della vittima e di Morreale, interrogati, hanno aumentato i sospetti a riguardo. A detta di tutti il ragazzo sarebbe stato estremamente possessivo nei confronti della giovane vittima. Lei aveva deciso di interrompere la relazione ma lui non avrebbe accettato il fatto, decidendo di minacciare sia lei che la sua famiglia.
A quel punto la vittima, per paura di ritorsioni, avrebbe deciso di interrompere la frequentazione con un nuovo ragazzo per il timore che alla sua famiglia potesse accadere qualcosa.
Una grossa ferita alla testa, infatti e i segni di ustione su tutto il corpo fanno pensare che sia andata diversamente.
Secondo il procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, e il sostituto Giacomo Barbara, è presso il campo sportivo del paese che la ragazza sarebbe stata uccisa. Proprio lì, infatti, sono stati ritrovati alcuni suoi oggetti personali e segni di incendio.
La procura contesta al giovane, attualmente in carcere, il reato di omicidio con l’aggravante che quest’ultimo sia stato commesso a una persona con cui era legato, con premeditazione e crudeltà.
Proprio presso il campo sportivo, analizzando le videocamere di sorveglianza, gli investigatori hanno appurato che un incendio fosse effettivamente avvenuto.
In attesa del processo stasera la famiglia ha organizzato un momento di preghiera per “per tenere sempre viva la memoria di Roberta”, come si legge sul profilo social della madre.
Forte il sostegno della comunità cittadina e di tanti utenti. Stamane il Comune di Trabia ha voluto inaugurare una panchina rossa presso Piazza Gelsi in memoria di Roberta. “Un gesto” – si legge – “fatto a nome di tutta la cittadinanza, di solidarietà, ma anche come simbolo di lotta contro la violenza sulle donne”.
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