In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Omar Pedrini ha confessato di aver smesso in tempo di drogarsi e che proprio questa scelta lo avrebbe risparmiato da una morte in giovane età.
Il cantautore ex leader dei Timoria, oggi 54enne, racconta di quando la nascita di suo figlio Pablo lo spinse a smettere con le droghe. Una scelta rivelatasi decisiva.
“Capii che mi sarei dovuto dare una regolata con le droghe pesanti e partii per l’India in un ashram”, racconta Pedrini, che si sofferma poi sulla malattia congenita al cuore che dal 2002 in poi lo ha portato ad una serie di ricadute (l’ultima la scorsa estate, ndr).
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“Se non avessi smesso in tempo sarei morto”, precisa il cantautore bresciano. Durante l’intervista Omar Pedrini affronta anche altri argomenti, come ad esempio la delusione per aver dovuto rinunciare a due concerti programmati in Sardegna a causa dell’avanzata galoppante della variante Omicron.
“Il danno economico è stato grande”, sottolinea Pedrini, che ricorda come il settore di cui fa parte viva di serate. “A Capodanno ho visto per la nona volta Pulp Fiction, ma avrei preferito fare altro”, aggiunge laconicamente.
“Con tutto l’amore che ho per Papa Francesco, non capisco perché i 20000 all’aperto per la messa di Natale ( o gli affollatissimi impianti sciistici) sì e i concerti in piazza no – tuona Omar Pedrini – Se l’emergenza è grande, come sembra, forse sarebbe stato meglio chiudere tutto. E invece paghiamo sempre e soltanto noi artisti”.
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Di recente Omar Pedrini ha scritto anche un libro, “Dentro un viaggio senza vento”, dove racconta i concerti del fantastico tour del 1993, proprio quello dello straordinario album dei Timoria, Viaggio senza vento.
“E’ la storia di un giovane in crisi, tra delusioni amorose e dipendenze tossiche – spiega Pedrini, che sottolinea come quel disco sia passato di generazione in generazione – ma che non si arrende alla sconfitta. Valeva nel 1993, vale oggi”.
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