Tangenti, bustarelle e favoritismi, sono gli aspetti più imminenti della corruzione, quelli legati alla sfera pubblica e politica, in cui il bene comune lascia spazio al tornaconto personale. Ma oltre al fenomeno concreto e visibile, è importante studiare la salute di un Paese anche attraverso la percezione che si ha di quest’ultimo da parte dei cittadini.
Insomma, è semplice intuire che uno Stato prospero generi una maggiore contentezza tra la popolazione, in termini soprattutto di Welfare, politiche sociali attive ed infrastrutture adeguate.
Transparency International, organizzazione internazionale non governativa che si occupa della corruzione, non solo politica, ha pubblicato il suo indice di percezione della corruzione nel 2020, atto a misurare i livelli di corruzione percepita nel settore pubblico in 180 paesi e territori in tutto il mondo. Sul report si legge che: “Transparency International è un movimento globale con una visione: un mondo in cui governo, affari, la società civile e la vita quotidiana delle persone sono libere dalla corruzione”.
L’indice è strutturato su una scala che va da zero, Paese altamente corrotto, a 100, no corruzione. Il punteggio medio che ne deriva è abbastanza scoraggiante: si registra infatti una statistica di 43 su 100, la stramaggioranza degli esperti e degli economisti intervistati non ha quindi ritenuto la propria Nazione sana.
Corruzione e Covid-19: due facce della stessa medaglia
Secondo quanto riportato da Statista, portale web tedesco di Statistica, due terzi dei paesi ha ottenuto un punteggio inferiore a 50. Ma c’è di più. Nell’anno della pandemia, la ricerca ha rilevato che la corruzione, dilagante in tutto il mondo nel 2020, ha compromesso massicciamente la risposta al Covid-19, ma ha minacciato anche la ripresa globale, contribuendo ad un arretramento democratico: “L’indice di percezione della corruzione di quest’anno (CPI) dipinge un quadro cupo dello stato di corruzione nel mondo” – spiega il Movimento – “Mentre la maggior parte dei paesi ha fatto pochi o nessun progresso nella lotta alla corruzione in quasi un decennio, più di due terzi dei paesi ha raggiunto un punteggio inferiore a 50. La nostra analisi mostra che la corruzione non solo mina la risposta sanitaria globale al COVID-19, ma contribuisce ad una continua crisi della democrazia”.
Per Transparency International il 2020 ha dimostrato che il Covid-19 non ha rappresentato solo una crisi sanitaria ed economica, ma anche una crisi a livello di corruzione. Come detto prima questa attecchisce molto bene soprattutto quando si tratta di assistenza sanitaria, la corruzione, infatti, assume molte forme come tangenti, appropriazione indebita, prezzi eccessivi e favoritismi.
Le denunce di corruzione sono cresciute da quando è scoppiata la pandemia ed innumerevoli vite sono state spezzate a causa della mancanza di una strategia globale giusta ed equa. La stessa gestione dei vaccini, ad esempio, ha sollevato più di una perplessità, in particolare rispetto alla copertura vaccinale nei paesi del terzo Mondo, quasi come se fosse stata l’ultima profezia di Gino Strada prima di morire.
Ma più in generale, i paesi con elevati investimenti nell’assistenza sanitaria tendono ad ottenere risultati migliori nell’indice sulla corruzione, che dirotta denaro dai servizi essenziali. Insomma, sono più attenti alla cosa pubblica. Di contro, i governi che hanno visto livelli di corruzione più elevati, indipendentemente dallo sviluppo economico, tendono ad investire meno nei loro sistemi sanitari.
Nel 2020, i paesi con il minor livello di corruzione percepito nel settore pubblico sono stati Danimarca e Nuova Zelanda con un punteggio di 88 su 100, seguiti da Finlandia, Singapore, Svezia e Svizzera. Gli Stati, invece, col livello più alto sono per il 2020 il Sud Sudan e la Somalia, entrambe a 12 punti, rendendoli i peggiori trasgressori, ma anche Siria, Yemen e Venezuela registrano il punteggio più basso, rispettivamente di 14, 15 e 15.
Un caso eccezionale è rappresentato dagli Stati Uniti arrivati solo al 25esimo posto, con un punteggio di 67, la sua peggior performance dal 2012. Transparency International attribuisce questo calo al suo pacchetto di aiuti Covid-19 senza precedenti da 1 trilione di dollari che “ha sollevato gravi preoccupazioni contro la corruzione e ha segnato un significativo ritiro dalle norme democratiche di vecchia data che promuovono la responsabilità governo”.
Uno sguardo sull’Europa
Se Danimarca, Finlandia, Svezia e Svizzera, come già detto, ricoprono i primi posti della classifica, è interessare notare quale divario, invece, ci sia tra questi e gli altri Paesi dell’Unione Europea.
Romania (44), Ungheria (44) e Bulgaria (44), registrano il punteggio più basso, tutte e tre a 44, posizionandosi 69esime su 180. Come spiegato dal report, In tutto il Vecchio Continente il COVID-19 ha messo un’ulteriore pressione inaspettata sui sistemi di integrità di molti Stati, rendendo politica una crisi che minaccia il futuro della democrazia liberale.
La pandemia, infatti, ha messo a dura prova la reazione europea per contrastare l’emergenza, arrivando fino al limite della sopportazione massima. In molti casi, i paesi non hanno soddisfatto appieno i criteri di trasparenza e responsabilità. In Norvegia (84), il governo ha dichiarato lo stato di emergenza che ha sfidato apertamente le regole costituzionali.
Ma la Costituzione è stata messa a serio rischio a causa dello stato di emergenza anche in in Francia (69), Ungheria (44), Italia (53) e Spagna (62), attuando restrizioni significative sui diritti umani. In Italia, ad esempio, la situazione delle carceri e delle Rsa ha mostrato tutti limiti e le falle del nostro governo. Proprio per questo, nello scorso anno si è registrata un’impennata sulla percezione dei livelli di corruzione che gli italiani hanno. Sempre Statistica ha analizzato che da una media del 42% del 2012, si è passati, infatti, ad un poco incoraggiante 53% dell’anno scorso, dimostrando come più della metà di persone nel nostro Paese abbia molti dubbi sulla gestione della cosa pubblica.