Non è semplice parlare di Europa o di Unione Europea come un fatto culturale, malgrado ci si provi. Negli anni si è fatta sempre più spazio, infatti, l’idea che più che una comunità di pari al parlamento europeo vi sia piuttosto una rigida gerarchia interna che rispecchia la forza ed il peso, politico-sociale, di alcuni paesi su altri.
Insomma, è difficile trovare una coesione tra i paesi membri o ,ancora, uno stesso humus culturale. L’Europa, per storia e tradizione dei paesi che la compongono, non potrebbe essere, infatti, più diversa di quanto non sia oggi, e questo non è per forza un male, ma un dato di fatto. Sono stati accomunati Stati centenari e potenti, come la Germania e la Francia, a nazioni “rinate” solo qualche decennio fa, dopo la dissoluzione del blocco sovietico, con un gap economico ed amministrativo da colmare nei confronti dei primi, e dell’Europa stessa, non indifferente.
Malgrado la letteratura, l’arte e le grandi metropoli abbiano più o meno tutte uno stesso filo rosso culturale; è proprio nei modi di fare, nella cucina e nelle abitudini quotidiane che si palesano più differenze che punti in comune. Gli Europei della scorsa estate, in questo senso, hanno spiegato bene quali differenze o stereotipi si palesino in un confronto. Insomma, per dirla come Leonardo Bonucci, ne hanno ancora da mangiare pasta asciutta!
Il sondaggio che non ti aspetti
Sul forum Reddit è stata postata una curiosa mappa sulla diverse quote di popolazione che pensano che le persone nell’Unione Europea abbiano molto in comune. I paesi più convinti sono l’Irlanda, la Svezia e, a sorpresa, la Polonia, tutte e tre con una percentuale superiore al 70% degli intervistati, dato ampiamente a favore di un trend di unione-
Ma la Polonia non è l’unico paese dell’ex blocco sovietico a sentire maggiormente questo sentimento di comunione: anche la Romania (70,3%), la Bulgaria (64,7 %) e la Slovacchia (69,3) presentano dati alti, forse per colmare proprio quel gap socio-culturale che li ha colpiti nella loro storia più recente, come se appunto dovessero recuperare un pezzo della loro identità nazionale attraverso l’appartenenza europea.
E perfino la fiera Grecia, dallo spiccato senso nazionalistico, col suo 61% appoggia l’idea che le persone nell’Unione Europea abbiano molto in comune, e forse proprio quel molto, deriva proprio da Atene, culla della civiltà europea con la sua democrazia.
Tuttavia, più ci si sposta con la mappa verso ovest, più questa percentuale cala drasticamente, a cominciare proprio dall’Italia. Solo il 51,8 % degli italiani, infatti, la pensa così; stessa cosa per la Germania con il 51,5%. Eppure, in questi casi, si sta parlando di paesi con identità centenarie, consolidate nel tempo, che hanno fatto della loro storia, della loro memoria e della loro cultura nazionale un vero e proprio marchio di fabbrica, qualcosa che li contraddistingue molto bene dagli altri paesi e sulla quale non sono per nulla disposti a cedere.
Proprio in virtù di questo ragionamento, non stupisce se la percentuale più bassa venga registrata proprio dalla Francia. Solo il 39,6% si mostra, infatti, favorevole ad una visione più comune, ponendo così una sorta di veto e sfiducia generale su un humus culturale europeo.
“Tutti gli altri hanno molte cose in comune. Principalmente, non sono francesi.”, commenta qualcuno ironicamente sul social. “Onestamente è abbastanza deprimente essere un grande eurofilo in Francia. Le persone non vogliono vedere i benefici dell’Unione Europea” aggiunge un altro utente.
“Ho viaggiato molto in giro per l’Unione Europea, sud, nord, est e ovest e abbiamo tutti sicuramente più cose in comune che differenze. Penso che 20 anni fa le differenze tra regioni opposte come il sud e il nord o l’ovest e l’est fossero più distinguibili delle somiglianze, ma ora è l’opposto“, sentenzia ancora qualcun altro.