Il giornalista, con la sua domanda, innescò la caduta del muro di Berlino. Chi era lo storico corrispondente Ansa italiano nella Germania dell’Est che fu protagonista del momento storico cruciale che, più di tutti, pose fine al secolo breve
Se n’è andato per sempre nella giornata di ieri Riccardo Ehrman, giornalista e storico inviato dell’ANSA a Berlino Est nel momento in cui cadde il muro di Berlino.
Fu proprio in relazione a quest’ultima vicenda che, Ehrman, divenne noto a livello internazionale, diventando protagonista del momento storico che, più di tutti, pose fine al Secolo Breve.
Chi era Riccardo Ehrman, il giornalista che innescò la caduta del muro di Berlino
Nato a Firenze il 4 novembre del 1929, Ehrman, di origini ebreo-polacche, visse sulla sua pelle la disumanità del secondo conflitto mondiale.
A 13 anni, infatti, venne rinchiuso in un campo di internamento nella zona di Cosenza, dal quale venne liberato nel 1943.
La sua carriera di giornalista si consacrò quando divenne corrispondente dell’ANSA dalla Germania dell’Est.
Fu proprio in questo ruolo che Ehrman contribuì, assieme ad altri giornalisti, a creare le dinamiche che innescarono la caduta del muro di Berlino.
Ehrman, infatti, venne informato che il 9 novembre del 1989 ci sarebbe stata una conferenza stampa durante la quale la DDR avrebbe dato delle importantissime anticipazioni e novità.
Il corrispondente italiano venne a sapere che era in corso, all’interno del gruppo dirigente del Partito Comunista della DDR, un forte dibattito circa le graduali riaperture e modifiche delle condizioni di mobilità per poter permettere ai cittadini tedesco-orientali di espatriare nella zona ovest.
Lo scontro avvenne infatti circa le modalità con le quali tali riaperture avrebbero dovuto essere fatte, e vertevano, in particolare, attorno alla figura di Egon Krenz, membro del Partito Socialista Unificato della Germania nonché quarto Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca.
Nulla, tuttavia, era certo, in quanto il cuore centrale e dirigenziale del partito era ancora in una fase di confronto.
Nel corso della conferenza presieduta da Günter Schabowski, funzionario del partito socialista, vennero affrontati per ore temi fortemente generici e ritenuti, da tutti, non particolarmente eclatanti né interessanti rispetto a quello che sarebbe dovuto essere il tema caldo dell’incontro.
Ad un certo punto, però, Ehrman pose una domanda che gli era stata suggerita da uno dei membri del partito:
“Signor Schabowski, lei ha parlato di errori. Non crede di aver commesso un errore quando poche settimane fa avete annunciato una nuova legge sui viaggi che non cambiava nulla?” chiese il giornalista, riferendosi a una bozza di legge sulla libertà di movimento che presentò il governo pochi giorni prima, articolata su concessioni di spostamento giudicate irrilevanti e che non modificava, di fatto, lo status quo in cui versavano i cittadini dell’Est.
Fu lì che Schabowski, stizzito, rispose che quello non era affatto un errore, e tirò fuori un documento governativo dalla tasca cominciando a leggerlo in maniera dettagliata.
In quel documento venivano riportate disposizioni che consentivano ai cittadini della Germania dell’Est la possibilità di attraversare dei check point per entrare nella zona Est.
In quel momento Ehrman, assieme ad altri giornalisti, chiesero quando il regolamento sarebbe entrato in funzione e Schabowski rispose: “A quanto ne so io, subito, da ora”.
Quelle parole generarono subito un tumulto generale ed ebbero una enorme eco.
Tantissimi cittadini si diressero verso il muro e a quel punto le guardie poste al confine, che erano rimaste senza direttive, aprirono i fatidici check point e un’enorme numero di cittadini berlinesi dell’Est si dirisse verso la zona Ovest, dando vita a quell’evento storico che oggi conosciamo con il nome di Caduta del muro di Berlino e che pose fine al secolo breve.