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Gli italiani tra il fascino del Berlusconismo e l’antiberlusconismo su Twitter: #noQUIRISILVIO è tendenza

Il caso mediatico sulla possibile nomina a Presidente della Repubblica di Silvio Berlusconi  continua a scatenare (giuste?) polemiche. L’ora zero, infatti, si avvicina con l’approssimarsi della fine del 2021.

E mentre l’ex Cavaliere strizza l’occhio ai pentastellati che, a cominciare da Giuseppe Conte, non disdegnano del tutto certe attenzioni, due quotidiani si danno battaglia per avallare o meno l’ascesa al Quirinale di Berlusconi, che resta comunque un’ipotesi remota, malgrado politici e giornalisti facciano ogni giorno di tutto per far credere il contrario. Nessuno in realtà vorrebbe il patrono di Mediaset Presidente della Repubblica, nemmeno Giorgia Meloni che intravede in lui un patriota da mettere al colle.

Ma allora, perché così tanto clamore? Perché così tanto hype come quando, qualche settimana fa, il rapper Fedez ha “trollato” tutti facendo credere che sarebbe sceso in politica? Il punto, se vogliamo, è racchiuso tutto in questa domanda. Nel bene o nel male, attorno alla figura dell’ex Presidente del Consiglio si è sempre creato un alone di morbosità e popolarità.

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I politici, ma soprattutto i giornali, questo lo sanno molto bene e se non è un modo per distrarre da altro, è sicuramente un ottimo mezzo per rimanere sulla cresta dell’onda per far parlare di sé, sfruttando la potenza mediatica di Berlusconi; la posizione dell’ex Cavaliere, infatti, è troppo intricata, i suoi legami, come quello come quello con Marcello Dell’Utri, troppo torbidi, tant’è che lo stesso ‘Economist’, vent’anni fa, pubblicò la famosa copertina in cui si giudicava Silvio Berlusconi inadatto a governare l’Italia.

Dai giornali a Twitter: tutti contro Berlusconi

Proprio per questo, e per tanto altro, è davvero difficile immaginare l’ex patrono del Milan prendere il posto di Sergio Mattarella; eppure se ne continua a parlare. Che ‘Il Fatto Quotidiano’ non lo abbia molto a simpatia non è di certo una novità, non stupisce quindi la sua campagna di boicottaggio.

Il giornale di Travaglio, infatti, ha dedicato prime pagine e forze a costruire una campagna e una protesta contro l’eventualità che Berlusconi venga eletto presidente della Repubblica; per tutta risposta ‘Libero’ ha dedicato prontamente un simmetrico impegno per una campagna e una protesta contro il Fatto e il preteso “furto di Quirinale” di cui lo accusa.

Ma la battaglia non è solo sulla carta o sul web più convenzionale. Twitter, più di ogni altro social, sta raccogliendo in queste ore consensi attorno ad un hashtag che sta salendo in tendenza: #noQUIRISILVIO.

Un utente scrive: “URLATELO se provate ORRORE al solo pensiero. Il suo ‘puzzle’ si sta componendo: FERMEREMO chi ci sta lavorando! Ci siamo organizzati per dire NO da tutta ITALIA, come un tamburo mai stanco, giorno e notte sino alle elezioni del PRESIDENTE della Repubblica”.

E c’è chi rincara la dose, argomentando il suo rifiuto: “Non voterò mai chi ha votato Ruby nipote di Mubarak.
Non voterò mai chi ha votato la depenalizzazione del falso in bilancio.
Non voterò mai chi ha fatto scudi fiscali.
Soprattutto non voterò mai e non perdonerò mai chi voterà Berlusconi Presidente della Repubblica”.

Dietro a questo sconcerto di massa, ha spiegato bene cosa accade, in un’intervista per Vanity Fair, il giornalista Roberto D’agostino, patron anche di Dagospia: “A rinforzare le ambizioni del Sire di Hardcore (lasciando tutti noi attoniti), è arrivato il sondaggione di Izi sul gradimento degli italiani al toto-nomi per il Quirinale”, scrive il giornalista.

“Al primo posto c’è Mario Draghi con il 23,4% delle preferenze seguito proprio da Berlusconi (20,6%) che ha superato in classifica il povero Mattarella con il 19,3% delle simpatie” – continua su Vanity Fair – “Certo che è dura. Durissima dover ammettere che un Peron con i tacchetti, un fabbricante di miliardi che ha svuotato il cervello degli italiani con quiz e indovinelli, un bigné in doppiopetto sempre truccato, con cinque figli e due mogli, sgradevolmente donnaiolo, che ne ha combinate di cotte e di crude.”

Purtroppo, insomma, a furia di parlarne in tv, sui social, alla radio, era inevitabile che il suo gradimento salisse e che la sua figura venisse, come contrappasso, riqualificata; con buona pace del Fatto.

E presa consapevolezza del personaggio, più che della persona, non resta che chiedersi: “Ma la domanda, a questo punto di non ritorno, è un’altra ed è terribile: come mai una tale moltitudine di italiani, tra Destra e Sinistra, preferisce gettarsi sul “Centro-frivolo” del berlusconismo senza limitismo? Perché un paese che si sbatte dalla mattina alla sera per arrivare alla fine del mese, da oltre vent’anni ha perso la testa per un miliardario donnaiolo che all’etica delle istituzioni ha sempre preferita la cotica dei propri affari?”, chiede, nemmeno tanto candidamente D’agostino.

E la risposta non può che spiazzare, perché ci pone di fronte ad una difficile ammissione con noi stessi: “Perché dentro di noi c’è il folle e sovente inconfessabile desiderio di essere un Berlusconi. Come Silvio Bellico, ogni italiano sembra essere tutto e il contrario di tutto: furbo e fesso, mammone e maschilista, drammatico e melodrammatico, geniale e pasticcione, coraggioso e vigliacco, razzista e tollerante, credente e miscredente, colto e ignorante, vitale e cialtrone, di destra e di sinistra. Un tipo che, quando gli chiedono qual è il complimento più bello che abbia mai ricevuto, risponde radioso: La volta che, all’uscita da San Siro, un ultrà si gettò contro il parabrezza della mia auto gridando: sei una bella figa!”, conclude amaramente il giornalista.

K. S.

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