Vi siete mai chiesti quali siano i business più antichi del mondo o, per meglio dire, i brand che hanno attraversato secoli, guerre, pandemie (sì, anche la terribile e temibile del peste nera del 1346) ed ancora oggi, magari, sono nel pieno della loro attività? Insomma, quale è e dove è nata la prima azienda che ha dato il via ad una fortunatissima e lunga catena economica che è alla base ora della società e del commercio per come li conosciamo?
Ma andiamo con ordine. L’impresa zero, che ha mosso per prima i passi in un sentiero del tutto inesplorato, a sorpresa di tutti, non si trova in Europa, malgrado quest’ultima con l’Impero Romano abbia subito un forte accelerata economico-sociale. Ci dobbiamo spostare, invece, in Giappone per conoscere la Kongō Gumi Co., Ltd., un’azienda nipponica che ha operato ininterrottamente per più di millequattrocento anni.
Con sede ad Osaka, la prima ditta al mondo, ovviamente a vocazione edile, è stata posseduta da una famiglia la cui origine risale all’anno 578, quando il principe Shotoku portò membri della famiglia Kongō da Paekje, in Corea, in Giappone, per costruire il tempio buddista di Shitennō-ji, che possiamo ancora oggi ammirare.
Purtroppo, la Kongō Gumi Co., Ltd. è entrata in una profonda crisi che ha portato nel gennaio del 2006 alla sua liquidazione. Le sue attività sono state acquistate dalla Takamatsu Corporation. Prima della sua chiusura, la ditta aveva cento dipendenti con un giro di affari stimato attorno ai 7,5 miliardi di yen (70 milioni di dollari – dati del 2005); e dopo millequattrocento anni era ancora specializzata nella costruzione di templi buddisti.
Sempre prima dell’anno Mille, nel cuore dell’Europa questa volta, si trova una piccola locanda che ha fatto la sua fortuna servendo cavalieri, viandanti affamati ed ora turisti, da ogni parte del pianeta, pronti a lasciare la loro recensione positiva su Tripadvisor! La St. Peter Stiftskeller, la Cantina dell’Abbazia di San Pietro, infatti, è un ristorante situato all’interno delle mura dell’Abbazia di San Pietro a Salisburgo e si ritiene che sia una delle locande più antiche dell’Europa centrale, perché menzionata in un documento risalente all’803. E’, inoltre, uno dei più antichi ristoranti continuativamente attivi nel mondo e il più antico in Europa, premiato addirittura dalla guida Michelin.
Ma anche l’Italia può vantare una tradizione, quasi, millenaria, e, strano ma vero, non nella ristorazione. La Pontificia fonderia di campane Marinelli, infatti, è un’azienda metallurgica italiana a conduzione familiare fondata ad Agnone, in provincia di Isernia, nel 1040 e specializzata nella fusione di campane. Nelle mani ancora oggi della famiglia Marinelli, che la gestisce da numerose generazioni, si distingue per essere la più antica fonderia e azienda familiare italiana e fra le più antiche del mondo; insomma, una famiglia notevole e potente quasi quanto quella de I Medici.
La fonderia Marinelli, nella sua storia, ha fuso concerti di campane molto importanti, come quello del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei (Napoli), le campane di Montecassino, le campane della Cattedrale di Buenos Aires e la campana del Giubileo 2000 “Giovannea”, commissionata da Papa Giovanni Paolo II.
Si attestano cenni storici dell’azienda dei Marinelli già a partire dall’anno 1000 circa, periodo di grande sviluppo in Italia di chiese e cattedrali per la libera diffusione del culto cattolico e per la presenza dello Stato Pontificio, nato già nel 756 d.C. Eppure, le prime campane ufficiali fuse dalla fonderia Marinelli sono risalenti solo al 1339, per opera del direttore Nicodemo Marinelli, il Campanarus. Nei due secoli successivi, quando il Regno di Napoli passò nelle mani degli aragonesi, i Marinelli continuarono a fondere campane per le varie chiese e campanili che venivano edificati in tutta la penisola, con i suoi ducati e stati interni.
Ma è solo all’inizio del Novecento che i Marinelli ebbero il loro grande successo, venendo chiamati da tutta Italia, per riparare i vecchi impianti delle campane delle chiese, ormai obsoleti oppure gravemente danneggiati. Nel 1924, Papa Pio XI conferì alla famiglia Marinelli l’onore di avvalersi dello Stemma Pontificio per poterlo affiggere sulle campane che continuavano a fondere senza sosta, un riconoscimento importantissimo che dava ai Marinelli la possibilità di avvalersi di un “partner” di un certo calibro per continuare, indisturbati, la loro attività.
Tuttavia, quando nel 1944 i nazisti, da un anno in guerra civile con l’Italia dopo l’armistizio di Cassibile dell‘8 settembre 1943, giunsero anche in Abruzzo e in Molise, la fonderia fu inevitabilmente chiusa e usata come quartier generale per le missioni di battaglia e le campane che in quel periodo erano in fase di fusione furono distrutte dai gerarchi tedeschi e rifuse per creare dei cannoni.
Al termine della guerra, nel 1949, la fonderia Marinelli, rimasta famosa per la sua arte campanaria, sopravvissuta alle guerre, divenne punto di riferimento per la fondazione di nuove campane. Nel secondo dopoguerra italiano i Marinelli costruirono, infatti, il concerto di campane per la Cattedrale di Montecassino, distrutta dai bombardamenti degli americani, ed ancora oggi, ogni qualvolta venga costruita una nuova chiesa, continuano a contribuire, fondendo nuove campane.
Nella storia più recente, l’impresa dei Marinelli si è guadagnata un posto di tutto i rispetto tra i giganti che hanno fatto e reso grande l’Italia nel mondo. Proprio per questo, per le celebrazione dell’Unità d’Italia nel 2013 la fonderia produsse tre “campane del dovere” per le tre più antiche scuole militari italiane: la Nunziatella di Napoli, la Teulié di Milano e l’accademia militare di Modena.
L’aspetto più curioso della fonderia riguarda, però, proprio i suoi ambienti; fino agli inizi del Novecento l’azienda dei Marinelli, infatti, era solo una bottega rettangolare larga e col soffitto molto basso, posta in mezzo ad una vasta distesa di erba incolta. Sarà solo dopo la Seconda guerra mondiale che la famiglia Marinelli compirà alcuni lavori di ristrutturazione, allargando la bottega e creando delle enormi stanze dedicate alla collezione dei vecchi cimeli di famiglia.
E partire da quei vecchi cimeli e da quelle stanze che hanno visto la nascita di un prestigioso marchio millenario, è nato un museo, visitato da numerosi visitatori che giungevano da tutta l’Italia pur di vedere le opere della fonderia, divenuta oggi nomina di “patrimonio dell’umanità” da parte dell’UNESCO.
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