E’ stata scoperta una falla nel sistema di verifica del Green Pass che potrebbe creare problemi: scopriamo di cosa si tratta.
Per questo periodo natalizio il Governo Draghi ha puntato tutto sul Super Green Pass, ovvero su restrizioni ancora più ferree per chi ancora non si è sottoposto alla seconda dose di vaccino. In questo modo si spera di poter contenere la crescita dei contagi che, sebbene meno accentuata che nel resto d’Europa, si sta registrando in questi giorni. A questa misura si aggiungeranno, qualora ce ne fosse bisogno, le zone gialle, arancioni e rosse che abbiamo ormai imparato a conoscere.
Secondo le ultime indiscrezioni a riguardo, nel periodo di Natale metà Paese si troverà in zona gialla e sarà dunque in un regime di restrizioni leggermente più marcato anche per chi possiede il Super Green Pass. Quest’ultimo, come detto, dovrebbe essere un ulteriore rassicurazione e permettere di controllare meglio l’andamento della curva epidemiologica, ma paradossalmente in questo periodo potrebbe essere anche controproducente.
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Già il mese scorso, in un question time alla Camera, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva sottolineato che in caso di contagio di un cittadino che ha già ottenuto le due dosi di vaccino, per il sistema di verifica del green pass il suo certificato verde rimane valido. La questione è tornata di attualità in questi giorni in cui tra i contagiati ci sono anche i vaccinati di lungo corso, ovvero coloro che hanno ricevuto la seconda dose già da tempo e la cui risposta immunitaria al virus si è abbassata.
Ipoteticamente, dunque, un positivo senza sintomi gravi, potrebbe benissimo accedere a locali chiusi, ristoranti, stadi e quant’altro, mettendo a rischio tutti i presenti. Ovviamente per chi è risultato positivo al tampone rimane l’obbligo dell’isolamento fiduciario e dunque uscire di casa con il contagio in corso rimane un reato. Tuttavia se qualcuno violasse l’isolamento potrebbe far diffondere maggiormente il contagio.
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Per questo il ministro della Salute ha proposto un meccanismo di revoca della validità del certificato durante il periodo della malattia. Attualmente, però, tale meccanismo è rimasto sulla carta, prima di poterlo rendere attivo ci vuole il permesso del garante della privacy ed in ogni caso bisogna migliorare la comunicazione tra le regioni e il Ministero. Pare che proprio un deficit nella comunicazione dei dati impedisca di aggiornare rapidamente la “black list”.
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