In sociologia esiste un’interessantissima teoria sviluppata negli Stati Uniti alla fine degli anni ’40. Nel funzionalismo la società è concepita come un insieme interconnesso, niente può esistere in maniera isolata e a sé stante. In altre parole, le relazioni che intercorrono tra le parti della società sono di tipo funzionale: ogni elemento svolge un particolare compito che, unito a tutti gli altri, concorre a creare e mantenere l’equilibrio e l’ordine sociale presente.
Quando qualcosa, però, distrugge l’equilibrio, divenendo disfunzionale al sistema, viene col tempo assorbito, tramutandosi in parte integrante della società che si cercava di cambiare. Tutto questo si potrebbe racchiudere con la citazione più famosa ed abusata da “Il Gattopardo“: Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi. E questo è proprio quello che è accaduto col Movimento 5 Stelle.
Ne è passato di tempo dal V-Day quando il movimento, ancora non strutturato come partito, che che se ne dica, scendeva in piazza col suo leader assoluto, Beppe Grillo, per attaccare la casta ed i partiti che ammorbavano il parlamento; levando di fatto, dopo quasi quindici anni, lo scettro del potere nelle mani di Silvio Berlusconi, politico sempre presente, anche in assenza di cariche ufficiali.
Di quei giorni lontani, non si ricorda anche il finanziamento pubblico ai partiti, da sempre criticato dalla compagnia di Beppe; eppure, qualche giorno fa è avvenuta una svolta storica, un vero e proprio spartiacque col passato, nonché col futuro, dei pentastellati.
Il Movimento 5 Stelle, infatti, riceverà il finanziamento del 2×1000. Gli iscritti, col 72% di preferenze, hanno autorizzato l’utilizzo dei fondi pubblici, con somma gioia di Giuseppe Conte, che ha visto passare la sua linea contro quella dei più contrari a qualsiasi tipo di finanziamento; tra loro spicca l’ex grillino Alessandro Di Battista, che da fuori ha fortemente criticato la decisione di mettere ai voti il finanziamento del 2×1000.
Ma Conte su Twitter ha prontamente risposto a chi si chiedeva a cosa sarebbe stato destinato l’utilizzo dei soldi pubblici: “utilizzeremo tali somme per rafforzare l’azione politica sui territori, elaborare nuovi progetti per essere vicini ai bisogni e alle richieste delle persone, a livello nazionale e locale.”
Malgrado l’ex Presidente del Consiglio e oggi capo politico del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, abbia riabilitato la figura del leader di Forza Italia, i cinque stelle, al momento, sembrano mantenere una linea moderata, ma non del tutto indulgente.
Ospite di Myrta Merlino a L’aria che tira, Conte ha dichiarato, infatti, che Berlusconi: “ha avuto un ruolo istituzionale importante, ha fatto anche molte cose buone, ha interpretato sicuramente la voglia di rinnovamento di una parte del Paese che si è identificata con lui”. Ma nella sua carriera, complice “un conflitto pervasivo d’interessi di cui è stato latore”, “ci sono stati dei passaggi che non sono nel dna del Movimento 5 stelle”, che quindi “non ha come candidato Silvio Berlusconi”.
Insomma, se Conte non appoggia la candidatura di Berlusconi a futuro Presidente della Repubblica, non rigetta nemmeno in toto la sua figura, se per diplomazia o convinzione personale, non è dato saperlo. Peccato però che così il rispetto per il patrono di Mediaset diventi un’approvazione latente: glissare sulla sua condanna definitiva a quattro anni per frode fiscale, sull’affiliazione alla loggia massonica P2, sul processo ancora in corso per corruzione in atti giudiziari e su i suoi rapporti poco cristallini col suo secondo Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, non fanno che fomentare l’idea che il Movimento cinque Stelle sia diventato proprio il mostro che cercava di abbattere.
Solo tre anni fa, infatti, la buon’anima di Di Battista, scriveva così su Facebook del leader di Forza Italia: “Io considero da 25 anni Berlusconi e ancor di più il berlusconismo con tutte le sue manifestazioni successive (il renzismo ne è una delle tante) il male assoluto del nostro Paese. Perché fino a che lui, da una villa in Sardegna o da un palazzo romano, potrà porre veti o ricattare altre forza politiche quelle leggi che creerebbero giustizia sociale, lavoro e legalità non vedranno mai luce.” Ma il tempo passa e Berlusconi non passa mai.
Non è un mistero che Silvio Berlusconi voglia prendere il posto al Quirinale di Sergio Mattarella ed ogni freccia nel suo arco verrà scagliata, se efficace. Proprio per questo, mentre si avvicina il giorno delle votazioni per il Presidente della Repubblica, Berlusconi spende parole d’ammirazione per i pentastellati.
In un’intervista rilasciata a ‘Milano Finanza’, in edicola da questo sabato, il numero uno di Forza Italia dichiara: “Il voto al Movimento 5 stelle, dal quale siamo lontanissimi, nasceva da motivazioni tutt’altro che ignobili o irragionevoli” – spiega Berlusconi – “Nasceva dallo stesso disagio e dallo stesso fastidio per un certo tipo di politica per la quale è nata Forza Italia”.
Insomma, malgrado le divergenti opinioni politiche, il disagio provato dal Movimento quanto da Forza Italia sarebbe comune. E’ la prima volta che Berlusconi ammette una sorta di stessa radice culturale coi grillini che non sarebbero più, come lui stesso li aveva definiti, quegli scappati di casa che: “Non hanno mai lavorato, nessun italiano consegnerebbe a queste persone neanche un bar. Ci hanno portato a essere la maglia nera per occupazione, investimenti e sviluppo”.
Le garanzie accessorie della RCA sono delle coperture assicurative facoltative ma estremamente importanti, in quanto…
La cover dello smartphone al giorno d'oggi non è più solo una semplice custodia protettiva.…
Il mercato delle auto si appresta a concludere l’anno in positivo. Come riportato da UNRAE,…
Quando scoprirete che cosa è successo non riuscirete a crederci: clamoroso gesto di un turista…
Barista di Agrigento accusato di aver messo del detersivo nel bicchiere dell'acqua di un cliente.…
Una serata di festa e divertimento si è trasformata ben presto in una tragedia per…