Secondo quanto riportato da un rapporto del ‘Financial Times’ in Kazakistan si starebbe attraverso una crisi legata all’energia elettrica, questo a seguito dell’aumento delle domande di energia elettrica da parte dei miners di criptovalute.
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Queste forti carenze avrebbero, sempre secondo il giornale economico, causato black-out e arresti di tre centrali elettriche.
Nell’arco dell’ultimo mese la domanda di elettricità è aumentata di oltre l’8%, mentre solitamente si attesta attorno all’1-2%. KEGOC, ovvero l’ente fornitore di elettricità nel Paese, ha detto di voler razionare l’energia elettrica a oltre 50 miners registrati in Kazakistan.
In questo modo la KEGOC riuscirebbe a gestire i miners illegali che estraggono criptovalute nelle loro case o nelle fabbriche. Ma per quale ragione c’è stato questo incredibile aumento di mining delle criptovalute in Kazakistan?
Molto probabilmente alle spalle di questo incremento ci potrebbe essere il fatto che la Cina abbia vietato la criptovaluta durante i primi mesi di quest’anno. A questo punto le società di mining criptovalutario hanno cominciato a subissare il Kazakistan per il fatto che il costo dell’energia elettrica è molto basso.
Il governo kazako addebiterà ai miners il costo di 1 tenge ogni kWh
Queste società avevano già messo piede nel Paese asiatico, ma una volta che la Cina ha confermato il suo divieto la domanda è aumentata a dismisura.
Secondo il ‘Financial Times’ in Kazakistan ci sono oltre 87849 piattaforme che sono state trasferite dalla Cina.
Il progetto del governo kazako, per frenare questo aumento di richiesta di energia elettrica, è quello di addebitare ai 50 miners registrati nel Paese il costo di 1 tenge (ovvero circa 0,0020 euro) per kWh a cominciare dal 2022.
Ma c’è anche da dire che il Kazakistan sta cercando di appoggiarsi all’energia nucleare al fine di colmare la richiesta di energia elettrica da parte di chi fa mining di criptovalute.
Non c’è solo il Kazakistan che deve affrontare questo problema, infatti anche in Iran si è presentata la stessa situazione, il punto nel caso iraniano è che l’85% dei mining effettuati sarebbero illegali.