Si tratta della figlia più grande della vittima, Elisa Mulas. E’ lei che, tornando da scuola, trova tutta la famiglia senza vita e allerta il 113
Una tragedia totale, quella di Sassuolo, che non trova margine di conforto neanche per la presenza della sopravvissuta.
Sì, perché Speranza, suonando il campanello, non ha ricevuto risposta. In un tranquillo mercoledì come gli altri, al solito orario, le 14.30, avrebbe trovato tutta la sua famiglia.
Ma questa volta il silenzio. Non una risposta da mamma Elisa o da nonna Simonetta. Nè il rumore dei fratellini Sami e Ismael che giocano in casa e fanno baccano.
A fermare per sempre quell’accogliente frastuono famigliare l’ex compagno di Elisa, Nabil Dhahri, tunisino 38enne.
L’uomo non aveva accettato la fine della relazione con la donna, arrivando a minacciarla più volte, fino a sfociare nel raptus omicida.
“Se mi lasci ti ammazzo”, aveva dichiarato Dhahri all’ex compagna, come riferito dalla migliore amica di Elisa, Patrizia.
Non poteva immaginare quello che sarebbe successo, Speranza, i quei mille metri circa che separavano la scuola da casa.
Dopo aver bussato invano, la ragazza, nata dalla precedente relazione della madre, ha avuto la lucidità di chiamare sia il 112 che lo zio materno, Enrico, in possesso delle chiavi dell’appartamento.
Stando a quanto ricostruito dalla Squadra mobile di Modena diretta da Mario Paternoster, la strage sarebbe stata commessa poco prima che l’undicenne rientrasse a casa, dunque fra le 13 e le 14.
Gli agenti sono poi entrati assieme allo zio, avendo premura di allontanare la ragazzina.
La scena che si sono ritrovati davanti è stata terribile: tutti i corpi erano all’ingresso dell’abitazione e vicino la cucina.
L’unico sopravvissuto in casa, oltre alla ragazzina che rientrava, il nonno 97enne, il quale è rimasto ignaro nella camera in quanto allettato e affetto da demenza senile.
La preoccupazione maggiore, in questo momento, è il futuro della ragazzina che, a parte lo zio, non ha al mondo più nessuno.
Attualmente la figlia della vittima si trova presso una struttura protetta, costantemente assistita dagli psicologi, in attesa che il Tribunale dei minori di Bologna stabilisca cosa fare.
Il sindaco, dopo aver attivato immediatamente il fondo solidarietà, si è detto commosso dalle centinaia di chiamate ricevute per fornire aiuto alla sopravvissuta.
Anche il primo convivente di Elisa, purtroppo, si era macchiato di violenze nei suoi confronti, percuotendola da incinta per poi perseguitarla dopo che lei lo denunciò.
Il procedimento, tuttavia, finì in prescrizione. La figlia, in un colloquio con gli psicologi, ha dichiarato: “Di quella persona non voglio sapere nulla”.
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