Netflix entra a piccoli passi nel mondo del gaming: la piattaforma ha già rilasciato agli abbonati gratuitamente alcuni giochi.
Nati quasi per caso, i videogiochi hanno avuto uno sviluppo cadenzato tra gli anni ’60-’70. I primi giochi nacquero negli Stati Uniti ed infatti la prima console casalinga venne sviluppata da Ralf Baer nel 1972 e permise il successo del videogioco ‘Pong‘, sviluppato da Atari. Proprio Atari raccolse l’eredità di Baer presentando qualche anno dopo la Atari 2600. Tuttavia il primo grosso balzo in avanti del mercato è stato segnato dall’arrivo della prima Nintendo.
La console sviluppata da un’azienda giapponese prima specializzata solamente in giochi di carte permise la diffusione globale del gaming casalingo. Dopo la crisi di Atari del 1983, proprio Nintendo divenne leader del mercato, battendo colpo su colpo la concorrente Sega, la quale però svolgeva un parimenti importante ruolo di diffusione della cultura del gaming attraverso i cabinati per le sale giochi.
Il secondo salto in avanti è avvenuto nel 1994, quando Sony – dopo aver abolito il progetto con Nintendo – decise di entrare nel mondo dei videogiochi con Playstation. Il successo di questa prima console a marchio Sony è stato senza precedenti: venne sfondato il tetto delle 100 milioni di console vendute, mentre il precedente record apparteneva al Nes con circa 40 milioni di console vendute.
Il successo della Playstation ha convinto Microsoft ad investire nel mercato proponendo la prima Xbox, console passata praticamente sotto silenzio a causa dello straripante successo di PS2 (155 milioni di console vendute). A rendere veramente mainstream il mercato, però, è stata da un lato la possibilità di giocare online contro giocatori di tutto il mondo, dall’altro l’evoluzione tecnologica dei cellulari (il mobile game rappresenta un terzo del mercato ed è in continua evoluzione).
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I due servizi si sono dovuti scontrare con i principali attori del mercato: ovvero Sony, Nintendo e Microsoft ed il primo impatto non è stato positivo. C’è da dire, però, che solo Microsoft offre un servizio simile al loro con Xbox Game Pass e che Sony, nonostante il Now è attivo dal 2013, per il momento lascia la parte abbonamento come secondaria nel suo piano di sviluppo sul mercato.
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In un mercato così saturo vuole fare il proprio ingresso anche Netflix, ma le finanze della compagnia non permettono lo sviluppo di videogiochi ad alto budget, dunque la strada non è quella di competere con i giganti del mercato, ma di scavarsi una nicchia nel settore mobile. Come detto il settore mobile è sempre più forte e probabilmente quello con più margini di crescita. Lo sviluppo di videogame per cellulari è molto meno costoso, dunque permette di inserire titoli gratuitamente che si ripagano in pubblicità e acquisti in game.
Che il target di mercato sia quello, almeno inizialmente, lo dimostra la tipologia di giochi immessi sulla app mobile di Netflix in questo primo periodo. Abbiamo infatti tre giochi con meccaniche basilari e due titoli dedicati a Stranger Things che presentano una struttura simile ai videogame degli anni’80, per i quali non c’è bisogno di periferiche come tastiera o pad per giocare.
Il possibile successo di questa mossa da cosa potrebbe derivare? Semplice, proprio per differenziarsi dalla concorrenza Netflix propone i propri giochi senza pubblicità interne, senza acquisti in app. Inoltre il successo dei brand proposti: traendo i giochi dalle serie di maggiore successo apparse sulla piattaforma, i giochi potrebbero riscuotere di riflesso di quel successo.
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