Il mistero della scomparsa di Mauro De Mauro, narrato da De Gregori nella canzone ‘Disastro aereo sul canale di Sicilia’, potrebbe trovare per lo meno una parziale verità. Le indagini della Guardia di Finanza sul ritrovamento di un corpo che potrebbe essere compatibile con quello del giornalista
Potrebbero appartenere a Mauro De Mauro i resti di un uomo di 50 anni rinvenuti all’interno di una grotta dell’Etna dai militari del Soccorso alpino e della Guardia di Finanza.
De Mauro, giornalista di professione, scomparve in circostanze misteriose nel settembre del 1970. La sua morte, presunta in quanto il corpo non venne mai ritrovato, venne ricondotta a una esecuzione di natura mafiosa.
Da anni, infatti, De Mauro indagava su questioni legate alla criminalità organizzata e, soprattutto, ad alcune piste riguardanti la morte di Enrico Mattei, presidente dell’Eni.
Alcune caratteristiche dei resti sembrerebbero essere compatibili con caratteristiche fisiognomiche del giornalista, ma solo degli esami più approfonditi potranno conferma l’ipotesi avanzata dal Tenente Colonnello Massimiliano Pacetto ed esposta nel corso della trasmissione ‘Chi l’ha visto’ su Rai 3.
Resti umani vicino l’Etna: potrebbero appartenere a Mauro De Mauro
I resti rinvenuti all’interno della cavità naturale sono stati attribuiti sicuramente a un uomo di anni 50, alto all’incirca un metro e settanta e con malformazioni congenite che interessano sia naso che bocca.
Caratteristiche, queste, che sembrano risultare compatibili con quelle di Mauro De Mauro. L’ipotesi è stata avanzata nella trasmissione di Rai 3 ‘Chi l’ha visto’ da parte del Tenente Colonnello Massimiliano Pacetto.
Un’ipotesi, questa, “che sarà approfondita”, come ha dichiarato il militare.
La scoperta dei resti umani avviene nell’ambito di una esercitazione svoltasi presso la zona di Zafferanea, presso l’Etna, con l’ausilio di alcune unità cinofile.
Il corpo è stato individuato dal pastore tedesco Halma, specializzato proprio nel rinvenimento di cadaveri. Il cane, abbaiando, ha così attirato l’attenzione del gruppo che ha poi effettuato la scoperta.
La storia di Mauro De Mauro: la scomparsa del giornalista cantato da De Gregori che indagava su Enrico Mattei e il Golpe Borghese
Nato a Foggia nel 1921, fratello del linguista e ministro dell’Istruzione Tullio De Mauro, Mauro De Mauro fu a lungo sostenitore del Partito Nazionale Fascista.
Militante per il plotone di Junio Valerio Borghese, con cui restò a lungo legato al punto da chiamare in suo onore la figlia Junia, De Mauro inizia fin da subito la sua carriera come giornalista, e dopo il suo arruolarsi come volontario divenne corrispondente di guerra sul fronte triestino.
Le malformazioni sul volto furono causate da un’incidente stradale con la sua motocicletta, che gli comportò una menomazione a naso e bocca e lo resero claudicante.
De Mauro si trasferì con la sua famiglia da Foggia a Palermo a seguito del secondo conflitto mondiale.
Cronista per varie testate, ultima delle quali ‘L’Ora’, iniziò a seguire dal 1962 il caso della morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei.
Riprese ad occuparsi in prima persona del caso nel 1970 dopo aver ricevuto da parte del registra Francesco Rosi l’incarico di preparare una sceneggiatura dell’ultimo viaggio in Sicilia di Mattei, film uscito nelle sale nel 1972.
La vicenda ispirò anche la canzone del cantautore nostrano Francesco De Gregori ‘Disastro aereo sul canale di Sicilia’.
De Mauro sarebbe stato in possesso di alcune notizie esclusive in merito al giallo Mattei, e che, dopo una lunga ricerca, era in procinto di pubblicare sul quotidiano. Questa fu una delle piste seguite dagli inquirenti per ricostruire le dinamiche del sequestro e gli ventuali responsabili.
La sera della sua sparizione il giornalista aveva parcheggiato la sua auto, una BMW, accanto al portone della sua abitazione. Furono dei sicari appartenenti a clan mafiosi a tendergli una trappola.
L’uomo scomparve infatti nel nulla, e la sua auto venne ritrovata in un’altra zona di Palermo.
Alcuni collaboratori di giustizia dichiararono di essere a conoscenza del fatto che i resti del giornalista fossero rimasti per anni sepolti sotto il ponte del fiume Oreto, per poi essere disseppelliti e bruciati. Ma il corpo non venne mai ritrovato.
Non resta che attendere i risultati delle analisi approfondite che verranno eseguite sui resti rinvenuti per verificare l’eventuale compatibilità con l’identità del giornalista scomparso.