La situazioni in Afghanistan non è mai stata delle migliori fin da tempi non sospetti, prima ancora che i Talebani riprendessero il controllo del governo del Paese dopo vent’anni. Eppure sembra proprio che questo abbia fatto in modo da accentuare le condizioni di disagio sempre più frequenti in Afghanistan.
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La storia di Parwana Malik, di nove anni, è una di quelle storie che raccontano il disagio e le condizioni di miseria a cui molte famiglie sono costrette. Parwana è una bambina con occhi scintillanti e guance rosee, che come ogni bambina della sua età gioca con le sue amiche, ma ben presto è costretta a tornare a casa e al triste destino che l’attende.
Il destino di Parwana è quello di moltissime bambine della sua età, venduta dalla famiglia a uomini, molto spesso uomini maturi, anziani, che le comprano direttamente dalle loro famiglie di origine. A venderla è stato suo padre Abdul Malik, padre di otto figli, che sta cercando ogni modo per sfamare la sua famiglia.
Nei mesi scorsi Abdul aveva venduto un’altra delle sue figlie, di 12 anni, a un altro uomo. E stavolta è toccato a Parwana. Davanti alle telecamere della CNN Abdul Malik ha spiegato di essere “distrutto dal senso di colpa e di vergogna e dalla preoccupazione”.
Abdul Malik e la sua famiglia da anni vivono in un campo di sfollati afgani, purtroppo Abdul deve vendere le figlie per far fronte alle esigenza della famiglia. Così il 24 ottobre è arrivato Qorban, un uomo di 55 anni, con la lunga barba bianca, l’acquirente della piccola Parwana.
I casi sono in aumento giorno dopo giorno causa mancanza di cibo e lavoro
Qorban ha pagato 200.000 afgani (circa 1900 euro) divisi in contanti, terra e pecore in cambio della piccola di nove anni.
Il 55enne ha detto che la bambina “era a buon mercato, e suo padre era molto povero e aveva bisogno di soldi”. Qorban ha assicurato che non picchierà la bambina e che sua moglie si sarebbe presa cura di Parwana.
Subito dopo l’accordo la piccola Parwana è stata trascinata verso una macchina in attesa, mentre cercava di opporre resistenza.
Mohamed Nazem, attivista per i diritti umani, ha spiegato che casi di questo genere aumentano giorno dopo giorno. La mancanza di cibo e di lavoro portano le famiglie a fare questo.